Dalla farina di Insetti alla pasta al dente: il giallo sociale del Pastificio Rummo
L’EDITORIALE – Il 18 gennaio 2024, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha fatto visita al celebre pastificio Rummo di Benevento, provocando una reazione inaspettata sui social. Ma cosa è successo di così clamoroso durante questa istituzionale tappa in un’azienda italiana? Analizziamo il tutto con un tocco di ironia.
In un mondo in cui la politica sembra essere come un piatto di spaghetti avvolto in un tornado, Salvini si è presentato al pastificio Rummo per promuovere il Made in Italy, ma il risultato è stato un putiferio digitale che ha lasciato tutti a bocca aperta.
Il “boicottaggio” che sa di pasta Rummo
Il gesto del leader della Lega, con tanto di camice e cuffia, è stato interpretato da alcuni come un tentativo di sminuire la crescente proposta di utilizzare farina di insetti nella produzione alimentare. “Dietro a ogni ‘boicottiamo’, c’è sempre un’azienda fatta di gente che lavora”, commenta ironicamente Fiorello a Mattin Show di VIVA RAI2!, mostrando la sua abilità nel cogliere l’essenza della situazione.
Un mondo alla rovescia
Il pastificio Rummo, già al centro di una campagna positiva nel 2015 dopo essere stato colpito da un’alluvione, è ora teatro di un “boicottaggio” sociale, nonostante visite passate di esponenti istituzionali non abbiano suscitato alcuna polemica. Una realtà che lascia l’imprenditore Cosimo Rummo “meravigliato e dispiaciuto”, in un mondo dove sembra che tutto vada al contrario.
L’obiettivo dichiarato di Salvini, in realtà, era quello di promuovere il Made in Italy e scoraggiare l’uso della farina di insetti. In un’epoca in cui la comunicazione può essere interpretata in mille modi, la visita è stata strumentalizzata come se Salvini avesse un desiderio ardente di portarsi a casa qualche chilo di pasta in più (cosa che non è da escludere). “Ce lo abbiamo al dente”, scherza Fiorello, reinventando lo slogan della Lega.
Politica, pasta e paradosso: quando il messaggio si perde nei social
Il risultato di questa commedia digitale è un’azienda rispettata come il pastificio Rummo coinvolta in una controversia social, mentre l’obiettivo originale era promuovere la pasta italiana e sottolineare l’importanza di proteggere il Made in Italy. Mentre il dibattito tra farina di insetti e tradizione gastronomica continua, è certo che la pasta italiana rimane una delizia indiscussa e un fiore all’occhiello dell’Italia, come dimostrano gli 800mila confezioni quotidiane del pastificio Rummo.
In questo teatrino mediatico il pastificio Rummo può essere considerato il palcoscenico in cui la politica e l’ironia si mescolano, lasciando il pubblico a riflettere sull’importanza della difesa delle eccellenze italiane, in questo caso, un piatto di pasta al dente che unisce, al di là delle polemiche, un intero Paese.
Personalmente, vedo questa vicenda come un esempio lampante di come la politica, la comunicazione e l’ironia possano interagire in modi imprevedibili. Salvini ha cercato di difendere la pasta italiana, ma il risultato è stato una sorta di paradosso sociale, con un pastificio rispettato coinvolto in un boicottaggio digitale.
La riflessione va oltre la semplice difesa della pasta. Si tratta di capire come un messaggio possa essere interpretato e distorto nei meandri dei social media, portando a una reazione che sfugge al controllo dell’iniziatore. In un mondo in cui la comunicazione è sempre più veloce e soggetta a interpretazioni multiple, l’episodio del pastificio Rummo è un monito su come è importante la gestione della narrativa, soprattutto quando si cerca di difendere le eccellenze italiane.
Il mio auspicio che la pasta italiana continui a essere un simbolo di unità nazionale e di qualità, indipendentemente dalle tempeste sociali che possano soffiare sui media digitali. Evviva l’Italia e la nostra straordinaria pasta!
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