Sciopero Generale: chi difende i lavoratori autonomi?

Sciopero generale, lavoratore autonomo, protesta
Sciopero generale, lavoratore autonomo, protesta

Lo sciopero generale del 29 novembre: un abuso che penalizza gli autonomi e il Paese

Oggi, venerdì 29 novembre 2024, l’Italia sta vivendo l’ennesimo sciopero generale, indetto dai sindacati CGIL e UIL. Una giornata che si conferma come un “venerdì nero”, con trasporti bloccati, servizi ridotti e una paralisi che colpisce milioni di cittadini. Un diritto costituzionale, quello dello sciopero, ma che da tempo sta perdendo il suo valore originario, trasformandosi, in molti casi, in un’arma abusata, che non tiene conto delle conseguenze sulle altre categorie lavorative e sull’economia complessiva del Paese.

Come editore di Calabria Magnifica, ma soprattutto come lavoratore autonomo, voglio dare voce a una categoria spesso dimenticata: quella di chi non sciopera, non perché non abbia problemi, ma perché non può permetterselo. Noi artigiani, liberi professionisti e piccoli imprenditori viviamo di ciò che produciamo ogni giorno. Ogni ora persa è un mancato guadagno, un’opportunità sfumata. Non abbiamo ferie retribuite, malattie pagate o la possibilità di fermare la nostra attività per lanciare un messaggio. Eppure, anche noi abbiamo molto da dire.

Gli autonomi: una forza silenziosa, ma essenziale

Nel dibattito pubblico, la voce degli autonomi spesso rimane soffocata. Eppure, siamo il motore invisibile di questo Paese. Costruiamo, innoviamo e teniamo in piedi la microeconomia, in regioni come la Calabria e in tutta Italia. Non abbiamo la forza di grandi sigle sindacali alle spalle, ma siamo una realtà numericamente significativa e strategica. Siamo i professionisti che prestano servizi, gli artigiani che creano valore, i piccoli imprenditori che rischiano ogni giorno.

Ecco perché uno sciopero generale, come quello di oggi, non è solo uno strumento di pressione contro il governo o le politiche aziendali, ma diventa una gabbia per chi, come noi, non ha alcuna colpa ma subisce comunque le conseguenze. I blocchi nei trasporti e nei servizi si traducono in appuntamenti mancati, consegne ritardate, commesse perse. Una penalizzazione diretta e ingiusta per chi non può scioperare e non ha alcun ruolo nella disputa sindacale.

La necessità di un equilibrio

Non si tratta di negare il diritto allo sciopero, bensì di riflettere sull’opportunità e sulla misura con cui viene esercitato. Uno strumento nato per tutelare i lavoratori sta diventando, sempre più spesso, un’arma di pressione indiscriminata. Chi sciopera, con il diritto sacrosanto di farlo, deve anche considerare l’impatto che la sua scelta ha su chi, come gli autonomi, non ha voce nei tavoli sindacali e non può contare su alcun sostegno economico o istituzionale.

Gli autonomi non chiedono privilegi né vogliono sottrarre diritti ai dipendenti. Chiedono, però, rispetto e attenzione. È necessario trovare soluzioni che non creino una divisione tra lavoratori tutelati e non tutelati, tra chi può permettersi di scioperare e chi no. Servono dialogo e nuove forme di protesta che non paralizzino intere categorie, ma che siano realmente efficaci nel far sentire la propria voce senza danneggiare il resto del Paese.

Un appello al buon senso

L’Italia ha bisogno di unità e solidarietà, non di divisioni. In un momento in cui l’economia arranca e le difficoltà colpiscono trasversalmente ogni settore, è fondamentale che tutte le categorie lavorative vengano ascoltate e rispettate. Gli autonomi non chiedono molto: chiedono di poter lavorare, senza ostacoli, senza blocchi, senza essere le vittime silenziose di battaglie che non appartengono loro.

Oggi molti scioperano e il Paese si paralizza. Io, invece, questa mattina sono uscito di casa all’alba e se tutto va bene rientrerò oltre l’orario di cena. Sono un lavoratore autonomo, un artigiano, e ogni giorno mi guadagno da vivere senza pause, senza ferie, senza tutele. Scioperare è un diritto, ma abusarne è un danno per chi, come me, non può fermarsi.

Siamo un Paese alla deriva, dove lo sciopero è diventato ormai una routine, una soluzione che sembra essere sempre l’unica. Mi domando: è possibile che non ci siano altri modi per risolvere i problemi? Dove sono il dialogo, la mediazione, l’innovazione nelle soluzioni? In un Paese che ha bisogno di tutti, anche la voce degli autonomi deve essere ascoltata. Scioperare sì, ma abusare no.

Firmato:
Un lavoratore autonomo
Editore di Calabria Magnifica

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