Le donne rafforzano la fiducia nelle forze dell’ordine
L’EDITORIALE – La settimana appena trascorsa ha lasciato dietro di sé l’eco di un altro triste caso di stalking, in cui un uomo di cinquantasette anni ha preso di mira la sua ex fidanzata, con la quale aveva avuto una relazione anni prima. Ciò che avrebbe dovuto essere un nuovo inizio si è trasformato in un incubo fatto di messaggi vessatori, minacce e danneggiamenti. E per finire, ha persino tentato di incendiare la porta di casa della donna. Questa storia mette in primo piano la questione della violenza di genere e degli atti persecutori nei confronti delle ex partner, mogli, fidanzate e conviventi.
Spesso viene utilizzato il termine “amore tossico” per descrivere tali situazioni, quasi a minimizzarne l’orrore e giustificarne, in qualche modo, l’ingiustificabile disagio e la paura che le vittime provano. Ma in realtà, l’amore – anche se definito tossico – ha ben poco a che fare con questi comportamenti violenti e criminali che ricadono nel cosiddetto “Codice rosso”. L’amore è qualcosa di completamente diverso. L’amore genera poesia, musica, regala mazzi di fiori e rende la vita più bella.
In realtà, l'”amore tossico” non esiste: è solo una contraddizione in termini, un pericoloso ossimoro. Chi persegue, minaccia e danneggia non è capace di provare amore. L’amore non può nemmeno essere pensato da chi commette tali azioni. È giunto il momento di cambiare il significato comune delle parole, perché certe espressioni sembrano troppo semplificative di una realtà e di un contesto normativo, reso ancora più severo dal “Codice rosso”, che racconta qualcosa di completamente diverso e, quindi, dovrebbe escludere, fin dall’inizio, l’uso della parola amore. Una rivoluzione che sembra già essere in corso, se si guardano certi dati.
Le donne, oggi, hanno meno propensione a sopportare, tacere o giustificare in nome di un presunto “amore tossico”. Le donne sanno che gli schiaffi non sono solo uno sfogo momentaneo o una circostanza isolata. Chi è violento, alzerà sempre la voce e troverà sempre una scusa futile per giustificare il proprio comportamento. Le donne sanno che con gli uomini violenti, la ragione non basta e le parole sono inutili. Questa consapevolezza emerge, ad esempio, dal numero di denunce per maltrattamenti che è aumentato rispetto al passato. Solo nella provincia di Cosenza, dal primo novembre fino ad oggi, sono state raccolte 141 denunce presso la Questura e il Comando provinciale dell’Arma.
È un segnale importante che dimostra che le donne non tollerano più la violenza e non si nascondono dietro giustificazioni. È un passo avanti nella lotta contro la violenza di genere, ma c’è ancora molto lavoro da fare. È fondamentale continuare a sensibilizzare la società e promuovere l’empowerment delle donne, affinché si sentano supportate e in grado di rompere il silenzio e denunciare gli abusi.
La violenza di genere e gli atti persecutori nelle relazioni non possono essere giustificati in alcun modo. È importante educare le persone a riconoscere i segni di una relazione tossica e a promuovere relazioni basate sul rispetto reciproco, sulla comunicazione e sulla consapevolezza dei confini personali.
Il “Codice rosso” rappresenta un passo avanti nella tutela delle vittime di violenza di genere, ma è necessario continuare a lavorare per prevenire questi abusi e garantire una risposta adeguata e tempestiva quando si verificano.
Le donne non devono sentirsi sole o impotenti di fronte a una situazione di violenza. Esistono risorse, come i centri antiviolenza e le linee di supporto, che offrono sostegno emotivo, legale e pratico. È importante che le vittime si sentano incoraggiate a cercare aiuto e che la società nel suo complesso sostenga un cambiamento culturale che metta fine alla violenza di genere.
È ora di porre fine all'”amore tossico” e promuovere relazioni basate sul rispetto, sull’uguaglianza e sulla gentilezza. Solo così potremo costruire una società in cui tutte le persone possano vivere libere dalla paura e dalla violenza.