Non è l’appartenenza ad un gruppo che dà valore alla persona. È la persona che dà valore al gruppo di appartenenza. E con gruppo di appartenenza in questo articolo si intende la cittadinanza italiana. E con persona che dà valore alla cittadinanza italiana si vuole fare riferimento alla senatrice Liliana Segre.
Una persona avanti nell’età capace di stravolgere il mondo ed il pensiero di massa con la forza e la genuinità delle parole di una fanciulla.
Una fanciulla che ha sofferto, che è stata discriminata solo perché appartenente ad un gruppo di appartenenza ritenuto “inferiore”.
Ed invece a distanza di anni a quella fanciulla è stato riconosciuto il suo valore. In quanto persona, nonostante ancora qualcuno le va contro.
A quella fanciulla è stata data la possibilità di prendere posto (a vita) al Senato della Repubblica italiana, su suggerimento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”.
L’emozione provata per l’ingresso in Senato
E nel descrivere l’emozione provata per l’opportunità datale di entrare in Senato, Segre racconta: “Ricordo quando lo scorso anno fui ricevuta dal presidente della Repubblica che mi chiese cosa avessi provato a entrare in Senato, risposi: ‘dentro di me anche se sono molto vecchia, sono sempre quella ragazzina espulsa dalla scuola per la colpa di essere nata ebrea e che oggi mi vede seduta in Senato in quella mia Italia dove sono nata e cresciuta con la mia famiglia”.
Dottorato Honoris Causa alla senatrice Segre
Ma la notizia di oggi è l’ottenimento da parte della senatrice Segre di un altro ed alto riconoscimento. Quello del Dottorato Honoris Causa in Storia dell’Europa da parte dell’Istituto della Sapienza di Roma, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.
“Permettetemi di ringraziare tutti ma in particolare gli studenti da nonna nei loro confronti e da loro ho ricevuto molto più di quanto abbia cercato di dare in questi 30 anni”. Queste le parole della senatrice Segre a commento dell’attestato assegnatole.
Liliana Segre, la Sapienza, la conoscenza e Primo Levi
A proposito della sua personale evoluzione nella veduta dei fatti che l’hanno portata ad essere, oltre che senatrice a vita, dottoressa Honoris Causa in Storia dell’Europa, ha dichiarato: “È cambiato l’aspetto e la coscienza che mi hanno vista colpevole d’essere nata e punita con i perché che non avranno mai risposta. Con la consapevolezza che qui nel tempio della Sapienza mi fa ricordare il mio maestro Primo Levi che scrisse: capire, comprendere è impossibile, ma conoscere è necessario”.
La libertà è nella consapevolezza d’essere e nella conoscenza
“Qui siamo nel tempio della conoscenza – prosegue – affrontando una giornata come questa così umanamente e privatamente importante non posso che ricordare tra tanti professori incontrati nella vita, un povero professore francese prigioniero come me che faceva l’operaio schiavo e io facevo per un certo periodo la sua inserviente, portandogli i bossoli di mitragliatrice”.
“Lui – dichiara ancora Liliana Segre – vedendomi mi chiese che classi avessi fatto perché lui era un docente di storia. Io facevo la seconda media, gli spiegai. Mi disse proviamo a essere io e te come eravamo, liberi”.
“Era un momento assoluto di libertà – ha evidenziato la senatrice a vita – mentre eravamo vestiti a righe, denutriti, eppure in quegli attimi rubati parlavamo di storia, liberi. Erano momenti di libertà assoluta”.
“Oggi – ha concluso nel suo discorso Liliana Segre – non potevo non ricordarmi di lui, di cui non so assolutamente nulla, eravamo liberi come si è liberi con la conoscenza”.
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