Una nuova sparatoria negli Stati Uniti ha scosso l’opinione pubblica, con nove persone uccise e almeno sette ferite in un outlet ad Allen, Texas. L’autore della strage, un uomo in abbigliamento militare, ha aperto il fuoco sulla folla prima di essere ucciso da un agente di polizia. Si teme che tra le vittime ci siano dei bambini.
L’episodio è solo l’ennesima tragedia che colpisce gli Stati Uniti, dove le armi da fuoco sono facilmente accessibili e la violenza armata è sempre in agguato. Dall’inizio del 2023, ci sono state oltre 150 sparatorie di massa, una media di più di una al giorno, secondo i dati dell’organizzazione noprofit ‘Gun Violence Archive’. L’anno scorso, il paese ha registrato 647 sparatorie di massa.
La domanda sorge spontanea: perché gli Stati Uniti non adottano misure più severe per contrastare la violenza armata? La risposta è complessa e controversa, ma in parte risiede nella cultura americana, che ha una lunga tradizione di individualismo e libertà personale. La Seconda Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce il diritto di possedere armi, e molte persone considerano questo diritto sacrosanto e non sono disposte a rinunciarvi.
C’è una crescente consapevolezza che qualcosa debba cambiare. Dopo la strage di Sandy Hook del 2012, in cui 20 bambini e sei adulti furono uccisi a scuola elementare, il presidente Barack Obama tentò di introdurre una legge sul controllo delle armi, ma incontrò la forte resistenza delle lobby delle armi e della politica conservatrice. Da allora, non è stata fatta alcuna riforma significativa sulla questione.
Intanto, la violenza armata continua a mietere vittime. Oltre alle nove persone uccise in Texas, una ragazza di 17 anni è stata uccisa e altre cinque persone sono rimaste ferite in una sparatoria avvenuta durante una festa in California. Mentre il paese continua a piangere le vittime di queste tragedie, è importante riflettere sulle conseguenze della cultura delle armi e su come si possa trovare un equilibrio tra libertà personale e sicurezza pubblica.
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