Dopo “The Dark Side of the Moon”, i Pink Floyd a distanza di 6 anni pubblicano “The Wall”, il 30 novembre 1979.
The Wall rappresenta un concept album di rottura e di autocritica (o per meglio dire autoanalisi).
Rappresenta infatti “un’opera rock che va contro il rock”. Dura un’ora e venti ed è un capolavoro della storia del rock.
In particolare, è l’undicesimo album in studio del gruppo musicale britannico, pubblicato nel ’79 dalla Harvest/EMI in Europa e in Giappone e dalla Columbia/Sony nel resto del mondo.
La storia di fondo dietro alle canzoni
Si tratta di un’opera incentrata sulla storia di un personaggio fittizio, alter ego di Roger Waters ed in parte ispirato a Syd Barrett.
Una rockstar di nome Pink che, a causa di una serie di traumi psicologici, arriva a costruirsi un “muro mentale”. Un muro attorno ai propri sentimenti dietro al quale si isola. Un muro che lo soffoca inesorabilmente, trascinandolo ai limiti della follia.
I disagi, soprattutto infantili, che portano Pink a questa scelta drammatica, sono: la morte del padre verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. La madre iperprotettiva. Gli insegnanti scolastici eccessivamente autoritari ed avvezzi alle punizioni corporali e i tradimenti della moglie.
Dopo un’introduzione sull’infanzia e la prima giovinezza del protagonista (disco 1 – lato A) Pink, ormai divenuto una celebre rockstar, comincia ad analizzare il suo difficile rapporto con la madre ed i fan (disco 1 – lato B).
Intanto, il legame tra Pink e la moglie si è ormai incrinato.
Si chiude così il muro col quale Pink cerca di proteggersi dalla vita, restando solo più che mai.
Il tentativo di rompere il muro
Ad un certo punto Pink tenta di vincere il proprio distacco, ma inutilmente. Chiuso in un paranoico isolamento, la rock star è in balia dei propri produttori, che lo salvano da un’overdose solo al fine di “sbatterlo” su un palco per il suo ennesimo concerto (Comfortably Numb).
Pink è immaginato da Waters come causa e prodotto di una forte massificazione giovanile.
La perdita di identità delle masse degli adolescenti è determinata e sfruttata anche dal sistema delle rock star.
Resta l’isolamento del protagonista.
Pink capisce che potrà vincere la propria solitudine in un solo modo: deve analizzare la propria vita.
Il Processo e la ballata Outside the Wall
Così si apre un processo mentale (The Trial), con tanto di accusa, giudice e testimoni a carico (il maestro, la moglie e la madre), il cui esito è immaginato da Pink come una sentenza che lo “condanna”, forse dolorosamente, forse in modo liberatorio, ad abbattere il muro. Eliminando le proprie difese ed esponendosi ai propri simili.
Il doppio album si chiude con la ballata Outside the Wall, poesia delicata, dal tono introspettivo, in cui Waters spiega come sia difficile rimanere sempre sani di mente.
Il successo dell’album
Il successo dell’album fu enorme: fu l’album più venduto negli Stati Uniti d’America nel 1980, divenendo uno degli album doppi più venduti nella storia.
Si è inoltre posizionato all’87º posto nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone. E tra i 20 migliori album usciti nel ’79.
Il “The Wall Tour”
Per promuovere l’album, il gruppo intraprese il “The Wall Tour” durante il 1980 e il 1981. Nei concerti di “The Wall” si è ricreata minuziosamente la forte trama del disco senza “sfilacciarla”, ma anzi, amplificandola, ribadendo il ruolo di “The Wall” come “opera rock contro il rock”.
All’inizio di ogni concerto, saliva sul palco la cosiddetta Surrogate Band, quattro persone che indossavano maschere che riproducevano il volto dei veri membri della band.
Dopo essere giunta sul palco la vera band, il concerto andava avanti accompagnato dai mostruosi cartoni animati, creati da Gerald Scarfe e proiettati su di uno schermo circolare.
A metà dello spettacolo, tra Another Brick in the Wall Part III e Goodbye Cruel World, in pochi minuti, veniva edificato un muro di polistirolo che divideva il pubblico dal gruppo.
Concretizzando così una delle principali metafore del concept album.
Durante Comfortably Numb, però Roger Waters usciva dal muro indossando un camice bianco, mentre David Gilmour veniva innalzato al di sopra di esso.
Alla fine del concerto, il muro veniva violentemente fatto crollare.
Durante il tour ricomparve il celeberrimo maiale Algie, il pallone gonfiato ad elio divenuto famoso dopo essere stato utilizzato per la copertina di Animals (album precedente a “The Wall” pubblicato nel 1977). Roger Waters teneva spesso anche dei dialoghi col maiale volante tra le esecuzioni di In the Flesh e di Run Like Hell.
Nessun tour dopo “The Wall”
Tuttora sono rinomati gli effetti scenici usati nel tour che seguì la pubblicazione dell’album, considerati da molti fan e critici innovativi e rivoluzionari per quel periodo. Gli stessi Pink Floyd non si esibirono più dal vivo fino all’abbandono di Roger Waters nel 1985.
Essi non presero nemmeno in considerazione l’idea di un nuovo tour per promuovere l’album successivo, ritenendo infatti troppo difficoltoso competere con gli show precedenti del “The Wall Tour”.
La formazione di “The Wall”
La formazione di “The Wall” vede la presenza di Roger Waters alla voce e cori, basso elettrico, sintetizzatore, chitarra acustica e chitarra ritmica. David Gilmour alla chitarra principale e acustica, voce, cori e armonie vocali, basso elettrico, sintetizzatore e percussioni. E Nick Mason alla batteria, percussioni e tamburello.
Perché l’album è ancora così attuale
L’album è ancora oggi così attuale, perché parla di relazioni disfunzionali e di muri. Muri fisici. Muri mentali, muri interiori ed interiorizzati, quelli più difficili da scalfire e da distruggere.
Ne è esempio la società in cui stiamo vivendo adesso, “abnegata” al muro del razzismo, dell’interesse personale e dell’individualismo, che spesso ci porta ad un “isolamento” (lo stesso che ha vissuto Pink).
“The Wall” (“il muro”) risuona dentro ciascuno di noi e ciascuno di noi prima o poi deve affrontare il proprio “processo” (“The Trial”), per abbatterlo.
Roger Waters recentemente ha dichiarato a proposito di “The Wall” che lo considera come il “suo disco”: “Credo che tocchi alcune corde che sono in molti di noi, sotto la superficie. Parla dei ‘muri’ che esistono tra gli esseri umani, a livello familiare e a livello globale. E credo che colpisca le persone, che risuoni in loro”.