Il risultato delle elezioni in Abruzzo non smette di far discutere soprattutto perché potrebbe aprire nuovi sviluppi politici. Quasi duecentomila voti pentastellati in meno, rispetto alle regionali del 2014. La Lega e il vicepremier Matteo Salvini sono in posizione di comando in vista delle europee. Ma il leader tranquillizza l’alleato assicurando che non ci sarà alcun rimpasto.
Alle regionali del 2014 la Lega non si era presentata. Oggi, il successo della Lega in Abruzzo porta a casa 164.154 voti. Capofila la provincia di Teramo (46.079), seguita da Chieti (44.550), Pescara (41.040) e L’Aquila (32.485). (FONTE ANSA).
Cinquestelle a confronto
Intanto i vertici dei cinquestelle, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, si chiudono in un mutismo che lascia presagire a una riflessione sul futuro.
In Abruzzo, il candidato di centrodestra Marco Marsilio vince con il 48%, trainato da una Lega al 27,5%, con FI al 9% e Fdi al 6,5%. La candidata M5s, Sara Marcozzi, viene superata anche dal centrosinistra di Giovanni Legnini (con il 31,3%, di cui solo l’11,1% al Pd). “Non è la sconfitta del M5s ma della democrazia”, azzarda Marcozzi, che prende il 20,2% dei voti, con il 19,7% alla lista M5s. Ma si perdono 27mila voti rispetto alle ultime regionali ed è impietoso il confronto con le politiche: il M5s si dimezza, dal 41% a un 20% scarso, la Lega balza dal 12% al 27,5%.
Il senatore Gregorio De Falco, espulso dal movimento cinque stelle, commenta la sconfitta: “Il risultato delle elezioni in Abruzzo è l’effetto, da un lato, di aver abbandonato la propria funzione moralizzatrice e, dall’altro, di aver preso una deriva verso finalità più consone alla destra. Sarebbe il caso a questo punto di fermarsi a riflettere e discutere in maniera democratica all’interno del movimento”.
Mentre il premier Giuseppe Conte afferma: “Sono elezioni regionali: il dato mi sembra chiaro ma questo non cambia nulla per il governo” tentando di mediare tra il sostegno al M5s e lo strapotere leghista. “Abbiamo quattro anni davanti”. Ma Di Maio tace chiudendosi in un vertice a tre nella notte a Palazzo Chigi, in cui si dovrebbe provare a chiudere su diversi programmi.
L’opposizione si gode il risultato
Intanto in casa PD il risultato elettorale mette di buonumore.
Carlo Calenda: “Il risultato in Abruzzo mi sembra che confermi che una strategia larga, che vada oltre il Pd, sia premiante. Certamente il centrosinistra non ha vinto, ma se riportiamo questo risultato sulle elezioni europee, sarebbe un successo straordinario. È importante che il Pd, il candidato che diverrà segretario, sciolga ogni ambiguità in modo che si possa aprire un tavolo ad altre forze per capire se è realizzabile una lista di un fronte progressista che miri ad un’Europa diversa, come diciamo noi di ‘Siamo Europei. Alle Europee ci vuole un candidato punto di riferimento, ed è per questo che si dovrebbe candidare Paolo Gentiloni“.
Astensione
C’è un dato di cui nessuno parla ed è la percentuale degli astenuti. Gente che non si identifica in nessuna forza politica e che potrebbe costituire un partito nuovo che colmerebbe la lacuna di ideali tendenti a sinistra così come a una destra passate. Viene da chiedersi: il 53% di chi non ha votato, chi riuscirà a convincerlo? Perché la vera sfida sarà quella di essere credibili agli occhi un popolo di sfiduciati edi orfani di partiti in cui si identificavano.
Annamaria Gnisci