Impossibile venire a Catanzaro e non gustare una Brasilena. Anche se non informati sui prodotti tipici della città, andando in giro tra bar e supermercati si noterà qualche bottiglia in vendita avente questo nome che di calabrese ha effettivamente molto poco.
Dove nasce la Brasilena?
La Brasilena è un prodotto di Acqua Calabria, una nota azienda catanzarese che opera nel settore delle acque minerali.
L’azienda fondata da Cesare Cristofaro è ancora oggi diretta dalla stessa famiglia che mantiene lo stabilimento fin dalla sua fondazione.
Nel 1982 inizia la produzione nell’attuale insediamento di Monte Covello, a Girifalco, un borgo poco distante il capoluogo catanzarese.
Qui si avvia quindi la prima linea di imbottigliamento. Nello stesso momento si ha la realizzazione di un ampliamento dello stabilimento con l’introduzione di tecniche innovative.
La storia di questo soft drink a gusto di caffè è molto interessante. In realtà non è che l’ultimo di una serie di altre bevande al caffè nate tutte nella regione della Magna Grecia.
La Brasilena è frizzante come l’acqua tonica, ma al gusto di caffè, ed è un prodotto unico nel suo genere anche per il packaging: bottiglie di vetro da 18, 25 e 92 cl e lattine d’alluminio da 25 cl slim.
La storia delle bibite al caffè in Calabria
A questo punto, dobbiamo andare a ritroso per capire come nasce questa bibita che è ormai diventata un simbolo di Catanzaro e anche della Calabria.
La prima gassosa al caffè risale al 1941e si chiamava Bibicaffè: una bevanda che nel 1974 ha ricevuto l’European Award Gold Mercury, un prestigiosissimo premio commerciale internazionale.
Ma se pensate che sia un prodotto del dopoguerra vi sbagliate. Infatti, secondo alcune fonti storiografiche questa bibita veniva già prodotta ai primi decenni del 1900 e sarebbe stata inventata da Vincenzo Ferrise di Lamezia Terme. La famiglia Ferrise produceva questa bevanda in un casolare della campagna intorno al paese, quindi di industriale aveva ben poco, in quanto era fatta dalla stessa famiglia in maniera del tutto artigianale.
La bevanda ebbe un enorme successo e ne seguì un imbottigliamento in vetro con all’interno una pallina che per effetto del gas veniva spinta al collo della bottiglia, per evitare che il liquido fuoriuscisse.
Sulla scia del successo della bibita al caffè, nacquero altre piccole aziende calabresi che si misero a produrre bevande al caffè molto simili.
Solo le famiglie De Sarro e Torchia, eredi di Bibicaffè, avevano la ricetta originale della prima gassosa al caffè. Successivamente si produsse anche la Moka Drink che nel 1948 vide per la prima volta una produzione in provincia di Cosenza. In seguito ci fu la produzione della Caffè Siesta e di Acqua di Calabria.
L’azienda De Sarro e Torchia ormai non esiste più nonostante possiamo considerarla la prima vera azienda che portò la bevanda a livello industriale.
Caffè Siesta è molto forte nel mercato di Reggio Calabria mentre Moka Drink è parte del territorio cosentino.
L’unica azienda che però ha portato la bibita al caffè oltre i confini regionali è quella catanzarese. Infatti, la Brasilena è oggi esportata non solo in tutta Italia, ma anche all’estero.
Bibita al caffè: il nome Brasilena non è casuale
La storia delle bibite al caffè lega l’Italia al Sud America. I chicchi di caffè arrivavano nei porti calabresi e grazie all’ingegno di alcuni commercianti si pensò di offrire ai clienti dei bar un qualcosa di alternativo alla solita tazzina di caffè.
Non dimentichiamo che fu proprio un calabrese a portare in America il cappuccino e a fondare uno dei caffè ancora oggi più importanti di New York.
L’intuito evidentemente non mancava ai nostri avi e così il caffè leggermente tostato veniva messo in infusione nell’acqua frizzante. Il prodotto veniva chiamato generalmente gazzosa al caffè.
Una bibita, un marchio, una storia
La Brasilena fu perfezionata durante gli anni ’60. Successivamente, come abbiamo già detto, ci fu l’apertura di una fabbrica specializzata.
I chicchi della Brasilena incontrano l’acqua che è solo ed esclusivamente oligominerale calabrese, di Girifalco.
La Brasilena si può bere sia al naturale, come una bevanda rinfrescante, sia nei drink come il Black Jelly Bean e il Nero Italiano. La ricetta prevede solo aromi naturali estratti dal caffè, messo in infusione nell’acqua oligominerale di Calabria.
La sua etichetta resta ancora oggi molto vintage e richiama gli anni sessanta. Impossibile confonderla con altri prodotti simili e i catanzaresi sono molto orgogliosi di questo prodotto che è in tutte le case pronto a essere offerto ai primi ospiti.
Cesare Cristofaro, nipote del fondatore dell’attuale azienda che produce la Brasilena ha rilasciato un’intervista a Gambero Rosso in cui racconta come il nonno ideò la famosa bevanda.
Cristofaro racconta così la nascita della Brasilena: « Anni prima che nascesse la nostra azienda mio nonno aveva un piccolo emporio, dove preparava alcune bibite con le materie prime vendute singolarmente. Ad esempio, comprava il caffè crudo e lo tostava in sede. Un giorno ha pensato di infonderlo in acqua frizzante, ottenendo una bevanda per dissetare i clienti che chiamava semplicemente “gazzosa al caffè”. A differenza di altri prodotti che aveva già ideato, come l’ARANsud e la LIMONsud, questo era decisamente innovativo.»
In quegli anni quasi nessuno pensava all’imbottigliamento. Tante piccole realtà commerciali dovettero chiudere quando le leggi divennero più severe. La famiglia Cristofaro tenne duro e riuscì a depositare il marchio.
Qual è il sogno di Cesare Cristofaro oggi? L’erede della Brasilena racconta: «Entrare nell’elenco dei marchi storici. Perché Brasilena è nata in un piccolo emporio calabrese, dall’inventiva di un artigiano. E mio nonno sarebbe stato orgoglioso».
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