Se uno dicesse Grupariata probabilmente chi ascolta chiederebbe cos’è. Per i più curiosi, si tratta di una focaccia, una ricetta tipica di Luzzi che è un paese nella presila cosentina.
Ciò che non sorprenderà è la bontà di questa preparazione, anche se rustica e non proprio dietetica. Ma è un bagaglio che ci portiamo dietro da secoli quando la quantità di cibo non era mai sufficiente e le casalinghe dovevano inventare qualcosa di nutriente da portare a tavola.
“Grupariata” significa “bucherellata”, riferito ai fori che si fanno quando viene preparata.
Il procedimento è molto semplice, ma è poco comune e soprattutto poco noto a tanti.
Prevede un impasto a base di farina e polpa di pomodoro e tanto peperoncino che la rende perfetta come cibo afrodisiaco.
La ricetta della Grupariata
Premettendo che ogni famiglia ha una preparazione personalizzata e differente, ho trovato questa ricetta che secondo me rende l’idea del procedimento essenziale e anche degli ingredienti tradizionali.
In alcune preparazioni si usa la sardella o rosamarina.
– Gli ingredienti
- 600 g di farina tipo 1
- 150 g di semola rimacinata di grano duro
- 15 g di lievito di birra
- 500 g di pomodori pelati
- 10 g di sale
- 40 g di olio extra vergine di oliva
- 200/300 ml di acqua
- 2 spicchi di aglio
- peperoncino in polvere (più o meno piccante, a scelta)
- 3/4 pomodori freschi sodi
- una decina di alici dissalate
- origano
– Il procedimento
Sciogliere il lievito di birra in 50 ml di acqua a temperatura ambiente.
Tagliuzzare grossolanamente i pomodori pelati.
Tritare finemente l’aglio.
Impastare il tutto con la farina, unendo anche l’olio e il sale.
Aggiungere acqua, se necessario, fino ad ottenere un impasto morbido, come quello della pizza.
Lasciare lievitare fino al raddoppio, poi stendere nella teglia ben unta e lasciare lievitare nuovamente per un’ora circa.
Spezzettare le alici e premerle qua e là sull’impasto per farle entrare bene, poi distribuire i pomodori affettati sottilmente e spolverare con l’origano.
Infornare a 180 °C per 40 minuti circa, prolungando la cottura, se necessario, coprendo la focaccia con un foglio d’alluminio.
La leggenda della Grupariata di Luzzi
“Franceschina era nata e cresciuta a Luzzi. Era sposata da anni con Peppino ed erano due brave persone, si volevano bene. Il loro unico cruccio era di non avere avuto figli. La donna trascinava le gambe verso il convento, in cerca di legna, come faceva ogni giorno. E come ogni giorno, pregava la Madonna affinché le facesse dono di quella maternità che fino a quel momento le era stata negata. Da lontano, udì voci concitate e vide le suore accalcate davanti al portone. Appena la videro la chiamarono e le dissero subito: “Franceschì, proprio tu ci volevi! Guarda cosa abbiamo trovato davanti al portone, te ne vuoi prendere cura?” e le porsero un cesto, dove si agitava qualcosa.
Franceschina pensò subito “come sono fortunata! Ci sarà magari una gallina, o addirittura un coniglio! E se fosse un capretto? Grazie, madre di Dio, che dono meraviglioso”. Ma la Madonna aveva pensato in grande. Dentro la cesta vi era la più bella bambina che si fosse mai vista. La pelle candida, gli occhi azzurri come il cielo, una boccuccia di corallo e i capelli a boccoli color del grano. Minuscola e docile, non piangeva, muoveva le manine e sorrideva.
Franceschina e suo marito Peppino allevarono la piccola, che chiamarono “Donata” perché era un dono del cielo, con amore, ma anche con tanta gelosia. Per la sua candida bellezza era soprannominata “Palummella”, colomba. Non poteva uscire se non per andare a Messa, con il volto coperto da un velo e restava sola in casa per pochi momenti, quando la madre si recava nell’orto a far provviste.
Ciononostante, da sotto il velo incontrò lo sguardo del figlio dei signori del paese. Un colpo di vento scostò per un attimo la cortina ed anche lui vide la bellezza incantevole della fanciulla e ne restò ammaliato.
Ma anche Franceschina e Peppino percepirono qualcosa ed ebbero paura. Si mormorava, infatti, che Donata provenisse proprio dal castello dei signori, figlia indesiderata ed illegittima di qualcuno che non voleva far conoscere i suoi amori illeciti; e se fossero stati parenti, o addirittura fratelli? Così furono ancora più attenti e repressivi di prima.
Ma l’amore non conosce cancelli, né catene. Il giovane pagò una magara affinché gli preparasse un filtro che lo trasformasse in un colombo, e sotto quelle spoglie andava a trovare la sua Palummella quando Franceschina era nell’orto.
Un giorno Franceschina tornò a casa prima del solito, le si era rotto lo zoccolo ed era carica di pomodori freschi. Entrò ed ebbe appena il tempo di vedere un colombo volare via dalla stanza e Donata rossa e affannata che le si parava davanti facendola inciampare. I pomodori maturi caddero nella grande ciotola piena di farina, pronta per diventare pane e Donata per scusarsi disse che il colombo entrato da balcone l’aveva spaventata. Per rimediare, impastò la farina con i pomodori e ne ricavò una focaccia che fece cuocere come un pane.
Il padre apprezzò la nuova preparazione, ma quando seppe dell’accaduto imbracciò lo schioppo ed uscì di casa. Appena vide il colombo avvicinarsi, gli sparò, per punirlo di avere spaventato la sua figliola adorata. Il colombo, morente, cadde sul balcone. Donata corse fuori gridando disperata, lo raccolse tra le mani e si gettò nel vuoto con lui. Da allora a Luzzi si prepara questa focaccia, rossa come l’amore, come la passione, come il sangue versato dai due colombi”. (https://www.newsandcom.it/la-storia-della-grupariata-luzzi/)
Una storia romantica che magari potremmo ricordare ogni volta che avremo la possibilità di gustare la Grupariata a casa o direttamente a Luzzi.