Nel 1891 Pellegrino Artusi scriveva: «Conti corti e tagliatelle lunghe, dicono i Bolognesi, e dicono bene, perché i conti lunghi spaventano i poveri mariti e le tagliatelle corte attestano l’imperizia di chi le fece e, servite in tal modo, sembrano un avanzo di cucina»
C’è una leggenda secondo la quale le tagliatelle furono inventate nel 1487 dal Mastro Zafirano. Pare che lo chef le creò in occasione del matrimonio di Lucrezia Borgia con il Duca di Ferrara, Annibale II Bentivoglio. In quella occasione, le tagliatelle furono un omaggio alla sposa e ai suoi bellissimi capelli biondi.
Una storia che appare un po’ bizzarra visto la nomea della donna, un personaggio molto discusso del Rinascimento italiano. Lucrezia Borgia era figlia illegittima del Papa, fu accusata d’incesto ed è nota alla storia per essere avvelenatrice.
Ma poiché le leggende devono far sognare, ecco come la pasta all’uovo, che già esisteva ai tempi rinascimentali, venne tagliata come una cascata di capelli per il sontuoso banchetto nuziale.
Infatti, il nome delle tagliatelle deriva proprio dal verbo “tagliare”, come è facile da intuire.
Un’altra storia che ci porta al 1931. Ci racconta che la leggenda delle tagliatelle di Lucrezia fosse invece un’idea dell’illustratore e umorista bolognese Augusto Majani che evidentemente volle dare un tono aristocratico al formato di pasta.
Una pasta che nasce al femminile
La realtà facile da appurare è che ai tempi di Majani in Emilia esistevano già le “sfogline”. Queste erano delle signore esperte nella preparazione dell’impasto e della sfoglia all’uovo. Dalla sfoglia ricavavano lasagne, i tortellini e pappardelle per deliziare i palati degli avventori. Probabilmente, questa grande manualità ed esperienza tutta al femminile ispirò l’artista bolognese facendo convogliare il fascino delle donne popolane nella figura più eterea di Lucrezia Borgia.
Una nota curiosa riguarda invece lo scrittore Filippo Tommaso Marinetti. Durante il ventennio fascista egli propose l’abolizione delle tagliatelle perché considerate cibo poco virile. Non si sa cosa le tagliatelle avessero fatto all’illustre Marinetti, ma per nostra fortuna le tagliatelle, condite con il ragù, sono ancora presenti sulle nostre tavole. Immancabili per deliziare pranzi, magari domenicali, con attorno la famiglia riunita.
Per ottenere le vere tagliatelle occorre rispettare le misure depositate alla Camera di Commercio
Più recentemente, il 16 aprile del 1972 Francesco Majani e Alcino Cesari, hanno depositato la ricetta e la misura della vera tagliatella bolognese. Secondo quanto scritto presso la Camera di Commercio di Bologna, la tagliatella cotta deve essere 8 millimetri di larghezza, con uno spessore di circa 8 decimi di millimetri, ma questo ultimo dato non è preciso. Le misure non sono dettate dal caso. Infatti, i millimetri sono ispirati alla Torre degli Asinelli. La tagliatella deve essere pari alla 12 270ª parte della famosa torre bolognese.
Queste misure servono a distinguere le tagliatelle da altri formati di pasta che sono simili. Parliamo delle fettuccine romane, ma anche del più esotico Mee Pok cinese.
Per un formato di pasta ormai noto in tutto il mondo e che simboleggia l’Italia all’estero appare quasi normale che intorno a esso ci siano storie e leggende quasi a garantire la bontà e la paternità.
Il racconto orale ingigantisce la realtà o la distorce, si sa. Conoscere la verità appare difficile, ma alla fine le leggende e le storie bizzarre nascono per farci sognare. Esattamente come un bel piatto di fettuccine fumante.