La pitt’ajima di Serrastretta è una focaccia molto poco diffusa e gustosa che fa parte dei prodotti dell’Arca del Gusto di Slow Food.
La pitta non è lievitata e va fritta in olio d’oliva extravergine meglio se prodotto nel territorio di Serrastretta, nella provincia di Catanzaro.
Generalmente, la pitta è una preparazione che affonda le sue radici nelle storia della gastronomia. Nel tempo la pitta ha subito dei cambiamenti in base all’epoca in cui si è prodotta.
In linea di massima, c’è l’utilizzo della farina mischiata con un po’ di acqua. Questo al fine di ottenere delle ciambelle non lievitate per essere commestibili a lungo termine, senza perdere di gusto.
“Gli anziani di Serrastretta ricordano due momenti precisi dell’anno durante i quali si preparava la pitt’ajima: il 25 marzo (giorno dell’Annunciazione di Cristo) e San Martino. In questi giorni festivi l’impasto non lievitato a base di acqua, farina e sale veniva steso e poi ritagliato in forma rotonda seguendo i contorni delle ciotole di terracotta. Infine, anziché piastrato o infornato veniva fritto in abbondante olio d’oliva. Nel secondo dopoguerra la ricetta ha subito una qualche modifica: ad esempio, qualcuno cominciò ad aggiungere un uovo per ogni chilogrammo di farina o dell’olio all’impasto.” (Slow Food)
“Oggi la pitt’ajima si produce a Serrastretta soprattutto a livello famigliare per le grandi occasioni da passare assieme. La ristorazione non si è troppo interessata a questo prodotto perché ritenuto di facile deperibilità; raramente si prepara in occasione di qualche sagra estiva. Di solito si serve accompagnata da salumi locali o col miele di castagno.” (Arca del Gusto di Slow Food)
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