Prosegue la raccolta dei funghi in Sila: cosa c’è da sapere

Funghi
Funghi

Spesso si pensa erroneamente che con l’arrivo del primo freddo, termini la consueta raccolta dei funghi. Invece, con la venuta della stagione fredda, tendono a variare le diverse tipologie di funghi da portare sulle nostre tavole.

A novembre, per esempio, è classico andare in montagna alla ricerca del rosito. Un fungo meno conosciuto del porcino, ma molto apprezzato anche in Calabria.

Come si nota nell’ immagine, ha un colore tenue, tendente al rosaceo. Spesso ad ogni fungo edule, ne corrisponde un altro della stessa specie, ma nocivo per l’uomo. Di rositi ce ne sono diverse qualità, buone da mangiare, ma anche velenose. Si differenziano in relazione al colore, odore, ma è altresì importante notare sotto quale albero si riproducono. Quello che spunta sotto il pino, ad esempio è diverso da quello che cresce sotto l’ abete. Gli appassionati infatti, preferisco il primo perché più gustoso.

Rosito

Il rosito è fungo ottimo da servire insieme alle patate o con la mollica gratinato al forno. Ricordiamo che il gambo non è commestibile, perché fibroso.

In questo periodo, sembrerà strano, ma continua a spuntare dal terreno anche il porcino,anche se trovarlo diventa più difficile. Quello tipico di novembre è il pinicola. Possiede una cappella brunastra ed è un ottimo commestibile.

Gli appassionati aspettano con ansia questo mese per ricercarlo, grazie al suo odore e sapore riconoscibile.

I ricercatori, camminano ininterrottamente per montagne intere in cerca di pochi esemplari, raramente li troviamo in commercio, perché gli estimatori preferisco gustare il prezioso porcino insieme la propria famiglia.

L’esemplare non va confuso col boletus satanas, simile, ma diverso è il colore per un occhio esperto.

Raccogliere i fughi è una bella passione, che può diventare pericolosa. Ogni anno anche nella nostra regione, ricercatori improvvisati perdono la vita perché non li conoscono abbastanza. Se non si è certi che i funghi che abbiamo di fronte siano commestibili, è buon senso evitare di raccoglierli e lasciarli in natura. Così facendo, qualche altro ricercatore più preparato di noi, se dovesse notarli nel cuore della montagna, potrà decidere se è il caso di raccoglierli e gustarli.

Davide Oliverio