U pani ‘e maju è una preparazione della quale non si conosce la provenienza. Si sa che i fiori di sambuco hanno un utilizzo in cucina che è millenario e non appartiene solo alla cultura calabrese, ma anche a quella di altre regioni e addirittura di altri paesi esteri.
Ultimamente, il trend modaiolo vuole l’utilizzo dei fiori edibili nei piatti per dargli quel tocco un po’ gourmet e insolito. Ma diciamoci la verità: nessuno ha inventato nulla di nuovo. Lo sanno le nostre nonne e prima di loro lo sapevano le loro nonne!
Probabilmente l’uso dei fiori di sambuco è retaggio di invasioni e di contaminazioni gastronomiche avvenute nei secoli. O forse le massaie calabresi hanno influito nelle cucine austriache e francesi? Chissà!
Fatto sta che questo pane con i fiori di sambuco, così particolare e gustoso, è ancora di uso frequente soprattutto nelle zone del vibonese e nelle serre calabresi. Perciò esso non è diffusissimo, ma ha una lunga storia e una tradizione antica laddove viene preparato e la ricetta tramandata.
Si tratta di una lavorazione complessa perché si basa sulla raccolta dei fiori di sambuco. Essa avviene in primavera e in estate (da qui il nome ‘e maju cioè “di maggio”) e richiede tempo e pazienza; successivamente c’è la loro conservazione perché i fiori devono essere edibili tutto l’anno.
La preparazione del fiore di sambuco: tanta sapienza e tanta “pacenza”
Il fiore di sambuco viene steso per farlo essiccare, poi pulito da eventuali scarti e dalle parti non commestibili; poi posizionato dentro i contenitori di vetro con olio, per la conservazione, i quali andranno tenuti al buio.
Si tratta di un rito nelle famiglie che osservano le tradizioni e che le tramandano per non far perdere questa usanza. Sì, perché dalla raccolta alla preparazione, tutta la famiglia è coinvolta e partecipe.
George Gissing, “Sulla riva dello Jonio”
Nel 1901, lo scrittore George Gissing dedicò pensieri e scritti alla Calabria. Possiamo dire che è stato uno dei primi intellettuali a scoprire le bellezze e la storia della Calabria, divulgandole.
C’è un passaggio in cui sembra di avere la sensazione di sentire il profumo del pane appena sfornato.
“Ascoltate un contadino calabrese cantare mentre segue i buoi lungo il solco o scuote i rami del suo ulivo. Quella voce dolente nell’antico silenzio, quel lungo lamento per confortare un lavoro mal ricompensato viene dal cuore stesso dell’Italia e risveglia la memoria del genere umano.”
E se da un lato autori cantano di posti e personaggi, non poteva mancare anche l’aspetto magico delle leggende legate a questo fiore.
infatti, se è vero che il sambuco ha caratteristiche organolettiche delle quali beneficia la nostra salute, dall’altro ci sono tante storie e fantasie lontane nei tempi che fanno capire quanto la sua presenza sia stata essenziale per i popoli antichi.
Anche questa è la nostra terra.
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