Gli antichi detti hanno sempre un fondo di verità, lo sappiamo bene. Se i nostri avi dicevano che “del maiale non si butta mai niente” avevano ragione, considerato che tutte le sue parti, nobili e meno pregiate, sono utili.
Il mondo contadino con le sue tradizioni è spesso legato alla povertà e di conseguenza alla sopravvivenza della gente che popolava le campagne da nord a sud. Tante ricette dai sapori antichi sono gustose, ma anche nutrienti perché si doveva vivere con quel poco che la terra offriva e dall’allevamento del bestiame.
Il salame di patate o “salampatata”: tradizione e un sapore che sa di storia
Se pensiamo agli inverni freddi delle regioni italiane settentrionali ecco che la produzione del salame di patate fatta proprio durante gli ultimi mesi dell’anno, ci appare come indispensabile per quelle famiglie che necessitavano di prodotti nuovi tra il consumo di carne suina fresca e quella stagionata. La storia della povertà e del maiale del quale non si sprecava nulla, trova fondamento negli ingredienti principali che sono gli scarti del maiale e le patate mature. Un prodotto dell’antica tradizione contadina piemontese, un ingrediente dal sapore particolare e gustoso.
Il salame di patate è un insaccato che alla luce di oggi sembrerebbe bizzarro, magari inventato da qualche chef estroso in cerca di nuove ricette. In realtà è una salsiccia molto nutriente che ha una sua storia ben precisa, legata alla povertà del mondo contadino durante la seconda guerra mondiale, dove la lotta per la sopravvivenza ingegnava le menti, dove la fame riusciva a trasformare un ingrediente strano in qualcosa di strepitoso.
La salsiccia con le patate è anche conosciuta come “salampatata” ed è un prodotto tipico del Canavese, località della provincia di Torino.
Pochi ingredienti, ma nutrienti
La carne del salampatata è metà magra e metà grassa. Viene macinata e impastata metà carne e metà patate bollite (che non devono essere novelle) e poi passate nel tritacarne. In alcune zone del Piemonte viene aggiunto anche un po’ di sangue del maiale o la barbabietola per donare al salame un aspetto rosato.
Il budello in cui è insaccato è naturale, legato a mano e lasciato a riposo per un giorno in un luogo fresco dove l’aria può circolare.
Generalmente, la sua produzione è tra settembre ad aprile, in modo da assicurare il consumo di carne di maiale in tutte le stagioni dell’anno.
La stagionatura non è necessaria, anzi è proprio sconsigliata. Si tratta di un salume che va consumato subito, entro massimo 20 giorni dalla produzione.
Essendo un salume fresco, va conservato in frigorifero Si può gustare crudo oppure cotto arrostito o grigliato. Poiché non si può stagionare, il suo consumo è esclusivamente invernale.
Il salame di patate si può usare come un ingrediente per i risotti oppure è ottimo anche da solo sul pane caldo.
Le ricette che prevedono il salame di patate sono tantissime: si va dalle frittate ai risotti, cucinato in crosta oppure come un ingrediente sopra la pizza piemontese.
Magari accompagnate da un ottimo vino Erbaluce passito, vino prodotto in quella stessa area.
Da piatto povero a prodotto agroalimentare tutelato
Il salame di patata è un “Prodotto agroalimentare tradizionale del Piemonte“, ai sensi dell’art. 8 del D.lgs. 30 aprile 1998, n. 173, del Decreto Ministeriale n. 350 dell’8 settembre 1999 e dell’Allegato alla Deliberazione della Giunta Regionale del Piemonte del 16 aprile 2013, n. 51-5680.
Attualmente, il salame di patate è consumato durante la vendemmia e rappresenta il suo simbolo nelle campagne canavesi. Non è difficile trovare taglieri invitanti mentre i contadini lavorano la terra.
Come per quasi tutti i prodotti della tradizione, annualmente si celebrano le sagre in paesi dove avviene la maggiore produzione. Anche per il salame di patate vale questa regola. Infatti, ogni anno, tra gennaio e febbraio, si celebra la Sagra del Salampatata o Salam ‘de patata, a Settimo Rottaro, un antico borgo poco distante dal Lago di Viverone, in provincia di Torino.
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