Un itinerario tra i tesori nascosti di Cetraro: dalle antiche mulattiere di Sant’Angelo, con i suoi vicoli ricchi di storia, fino al Monte Serra, tra panorami incantevoli e luoghi di culto
I colori e la luce sono ancora quelli dell’estate quando giungiamo nell’entroterra cetrarese alla scoperta delle caratteristiche e delle tipicità del suo paesaggio rurale. Ci accolgono calorosamente il nostro referente, il dottor Luigi Orsino, presidente della Società Cooperativa Caster, insieme alle collaboratrici Jessica Giordano e Marilena Onorato, e all’autista dell’azienda Preite Francesco Iacovo. Impazienti di scoprire scorci indimenticabili e sorprendenti, saliamo sulla navetta carichi di entusiasmo e giungiamo a Sant’Angelo di Cetraro, dove ci attendono Assunta Cianni, Luciano Grosso e altri membri del comitato San Michele Arcangelo di Cetraro.
Per noi è apparecchiato un angolo pieno di delizie: grispelle calde, formaggi, frese e del gradevole vino rosso, che ci rifocilleranno dopo la visita al borgo. Luigi inquadra geograficamente e storicamente l’area in cui ci troviamo, intorno al Valico della Contessa, dove sono stati rinvenuti resti di insediamenti ellenistici e probabilmente testimonianze di monaci basiliani.
Dopo l’attacco dei Turchi del 1534, in cui vennero distrutte tutte le attività agricole e buona parte dell’originario villaggio, Sant’Angelo si trasforma in un vero e proprio borgo rurale, munendosi quindi di un piccolo sistema difensivo formato sostanzialmente da guardiania e una probabile torretta. Il paese si estende, con le sue chiesette e i vicoli, sul fianco di una collina (ci troviamo a circa 550m) ed è circondato da tappeti erbosi e verdi faggete. Percorriamo la vecchia mulattiera per giungere all’antico “mulino delle bocche” (risalente al XVI secolo) vicino al fiume Triolo e visitare, subito dopo, la Chiesa di S. Michele Arcangelo; la facciata è molto sobria e presenta due monofore quadrangolari, un’edicola centrale con l’effigie del santo titolare, e un portale in pietra.
L’interno è ad una navata e ospita una serie di statue. Assunta e Luciano, camminando, ci indicano vari scorci panoramici, assai suggestivi, da cui si scorge il mare in tutte le sue sfumature d’azzurro e ci conducono nelle zone caratteristiche del paese: alla “petra di don Angelo”, che ricorda il punto in cui sedeva l’amato prelato, spostando lo sguardo verso le secche di S. Angelo, incorniciate dai declivi. Nei pressi della “timpa” ci mostrano la casa più antica del paese, che, si dice, costruita dai briganti: pare che da una stanzetta interna si dipartano una serie di cunicoli che attraversano la parte sotterranea di Sant’Angelo.
Il paese si sviluppa in larghezza per poi risalire leggermente verso l’alto; visitiamo, quindi, la chiesetta di San Giuseppe, eretta nel 1700 e recentemente restaurata; essa presenta una facciata a capanna sormontata da un piccolo campanile a vela e, all’interno, un altare decorato che contiene al centro la statua del Santo titolare, mentre il resto è semplice ed essenziale. Proseguiamo la nostra passeggiata: una targa in pietra ricorda la casa del maestro Arcangelo Verta, fondatore, nel 1924, con il notevole contributo di Giuseppina Le Maire, della prima scuola rurale della Calabria. Salutiamo Assunta e Luciano e raggiungiamo con una navetta (Franco alla guida) il Monte Serra su cui si erge una suggestiva chiesa dedicata alla “Madonna della neve”.
Prima sostiamo alla “Croce di vetta” che si erge sul colmo di uno sperone roccioso e domina il blu del Tirreno, mentre il nostro Mimmo immortala attimi e giochi di luce intorno a noi. Luigi ci mostra dall’alto il sentiero dell’Avis, un percorso naturalistico che riprende antiche vie di passaggio e che si articola fra i suggestivi paesaggi delle Contrade Palazzuola e Salineto fino a raggiungere il santuario della Madonna della Neve, (già di Monte Serra). Lungo il sentiero è anche possibile visitare l’Avis, che, “nell’immaginario collettivo è identificato come un vulcano, ma che più realisticamente rappresenta una grotta carsica”.
Il Santuario, venne edificato nel XIX secolo, per grazia ricevuta da un credente della zona, miracolosamente guarito per intercessione della Madonna. Ringraziamo calorosamente il parroco Don Francesco Lauria e Nino Parise, membro del Comitato Monte Serra di Cetraro, che ci hanno consentito di visitare questo splendido posto e di gioire del meraviglioso affaccio che abbiamo soprannominato “Ravello calabrese”. Si avvicina il momento del pranzo e raggiungiamo la Fattoria Bonella, accolti da Valeria del Giudice, Carlo Costarella e tutto lo staff che ci entusiasmano con preparati e prodotti squisiti e doviziosamente preparati: antipasti che spaziano dai salumi ai formaggi e alle conserve tipiche, polpette della nostra tradizione, verdure d’ogni tipo; una sorprendente lasagna alle melanzane e, per concludere, un gelato alla ricotta che ha conquistato tutti.
Dopo pranzo, una piacevolissima visita alle diverse aree della fattoria, guidati dall’entusiasmo di Valeria che ci mostra i giacimenti di frutta meravigliosa che diventeranno gelati da Oscar: prova ne sarà la scorpacciata ulteriore che faremo a Cetraro presso l’Agrigelateria Fattoria Bonella. Non ci siamo fatti mancare proprio nulla e concludiamo la giornata con una passeggiata sul lungomare di Cetraro, ammirando i colorati mosaici marini del liceo Artistico Silvio Lopiano e guardando lo splendido mare che ci regala l’eccezionale spettacolo di un gruppo di festosi delfini che saltellano e si rincorrono con lo sfondo del sole che muore.
Entusiasti come bambini ci perdiamo con lo sguardo verso l’orizzonte, ma le sorprese non sono finite…l’amico dei gabbiani, il signor Tonino Basile, richiama uno stormo che plana, comparendo dal nulla, sul tratto di spiaggia dove ci troviamo e ci sembra di vivere una magia in un pullulare di ali e strida festose che ci circondano. Col sottofondo delle note di “September morn” di Neil Diamond torniamo a casa, dopo una giornata di emozioni e sorprese senza fine…
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