La Grotta del Romito, insieme alla Grotta della Madonna di Praia a Mare, è uno dei più importanti siti italiani ed europei databili come paleolitico superiore (30.000 anni fa).
L’uomo che vi abitava non sapeva allevare animali né conosceva l’agricoltura. L’Homo Sapiens che abitò successivamente l’area invece lasciò molte testimonianze della sua presenza: un graffito bellissimo, strumenti litici e resti umani.
La grotta si trova ai piedi del monte Ciovola, nel comune di Papasidero, in provincia di Cosenza, e per molto tempo i monaci di Sant’Elia la usarono come rifugio. È per fortuna visitabile comprese le relative scoperte archeologiche trovate all’interno.
Il sito archeologico della grotta di Romito
Il sito è formato da due parti: la grotta, che è lunga circa 20 metri, e il riparo che è di 34 metri. All’interno c’è anche una galleria non ancora esplorata. Stalagmiti e stalattiti costituiscono uno scenario attraente.
La scoperta della Grotta è del 1961. Fu affidata fino al 1968 a un archeologo di fama internazionale, Paolo Graziosi dell’Università di Firenze. Successivamente la gestione fu data a Fabio Martini, discepolo di Graziosi stesso.
Lo studio delle scoperte archeologiche riporta lo stile di vita della comunità che abitò il sito. Erano cacciatori e raccoglitori fortemente condizionati dalle dinamiche ambientali avvenute tra il paleolitico e il neolitico. Un torrente, databile 24.000 anni fa, ha facilitato l’insediamento umano del sito.
Il ritrovamento di ossidiana, proveniente dalle Isole Eolie, lascia intendere che era un centro di scambio tra il Tirreno e lo Ionio e conferma quanto le popolazioni della Calabria fossero importanti per il commercio.
La ricerca di reperti ha portato a trovare i resti di un uomo e una donna sdraiati in una piccola fossa, successivamente di altre due coppie sepolte in simili posizioni.
Inoltre, gli studiosi hanno ritrovato anche alcune sepolture singole. Un anziano di 35 anni (corrispondenti agli odierni 100) che è risultato essere stato colpito da molte malattie, ferite da caccia e ossa rotte per cadute. Dalla dentatura si è concluso che si rendeva utile alla comunità lavorando le pelli con l’uso dei denti, in cambio della sussistenza.
Le incisioni
Ciò che caratterizza sono le incisioni rupestri che interessano due grandi pietre alle estremità opposte del riparo.
Quella dei “Segni Lineari” con semplici tratti rettilinei, più o meno profondamente incisi, e quella del “Masso dei Tori” che si trova presso l’imboccatura della grotta e reca inciso un bovino selvatico antenato dei bovini domestici ritenuta “la più maestosa e felice espressione del verismo paleolitico mediterraneo dovuto ad un Michelangelo dell’epoca” vista la perfezione del disegno in prospettiva.
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