Il Castello di Pizzo: Un monumento di storia e sacrificio (VIDEO)

Pizzo, una splendida cittadina della Calabria, vanta una storia affascinante e un patrimonio culturale unico. Nel cuore di questa pittoresca località si erge maestoso il Castello di Pizzo, un simbolo di forza e resistenza che affascina i visitatori con il suo fascino antico e la sua triste leggenda.

Il castello è noto anche come Castello Murat, in onore di Gioacchino Murat, Re di Napoli, la cui vita si intreccia indissolubilmente con questo luogo. Risalente al XIV secolo, il castello è situato in posizione privilegiata, dominando la città e il mare circostante. Fu qui che Murat, in cerca di vittoria per riconquistare il suo regno, trovò invece la morte.

Sorvolando Pizzo a bordo dell’Augusta-Bell HH412, i Carabinieri dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia sorvegliano i confini del castello, testimoni della sua importanza storica e culturale. Sotto le sue imponenti mura, i Carabinieri della Stazione di Pizzo hanno difeso con spirito di sacrificio e abnegazione i baluardi della legalità e della sicurezza, proteggendo sia i cittadini che i numerosi turisti che visitano questa perla del turismo calabrese.

L’antico castello è ora aperto al pubblico e ospita un museo che racconta gli ultimi giorni di Gioacchino Murat. Le sue sale ospitano una mostra che illustra l’intero tragico episodio, dall’incarcerazione al processo e infine alla confessione che precedette la fucilazione. Qui si può anche ammirare un frammento di una scultura di Antonio Canova, un tempo parte di una statua completa, ma andata perduta durante il passaggio di Giuseppe Garibaldi. Rimane soltanto la parte che rappresenta un elmo, ma la sua presenza è un ricordo tangibile di un’epoca passata.

Il castello di Pizzo ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli. Originariamente, era una torre di avvistamento conosciuta come Torre maschia, eretta alla fine del 1300 per contrastare le incursioni dei pirati saraceni lungo le coste del Regno di Napoli. Durante il dominio aragonese, Ferdinando I di Napoli decise di fortificarlo ulteriormente, aggiungendo mura, un corpo centrale e una torretta di guardia. Il castello era raggiungibile attraverso un ponte levatoio situato tra due torrioni, oggi sostituito da un ponte in pietra calcarea.

Gioacchino Murat, dopo la disfatta napoleonica a Waterloo, cercò rifugio in Corsica per sfuggire alla caccia all’uomo organizzata dal marchese di Rivière. Nel settembre del 1815, decise di organizzare una spedizione per riprendersi il regno di Napoli.

Sbarcò a Pizzo a causa di una tempesta e finì nelle mani della Gendarmeria borbonica, comandata dal capitano Trentacapilli. Murat venne arrestato e imprigionato nel castello di Pizzo, dove fu raggiunto dal generale Vito Nunziante, Governatore militare delle Calabrie, incaricato di verificare l’identità del prigioniero.

Ferdinando I, che divenne re delle Due Sicilie dopo la Restaurazione, nominò una Commissione militare presieduta da Vito Nunziante per giudicare Murat. La Commissione doveva applicare la sentenza di morte in base al Codice Penale promulgato dallo stesso Gioacchino Murat e concedergli solo mezz’ora di tempo per ricevere i conforti religiosi.

Murat ascoltò la sentenza di condanna con fermezza e chiese di scrivere una lettera in francese alla moglie e ai figli a Trieste. Consegnò la lettera a Nunziante, insieme a alcune ciocche dei suoi capelli. Prima di affrontare il plotone di esecuzione che lo attendeva, volle confessarsi e comunicarsi.

Il 13 ottobre 1815, nel castello di Pizzo, di fronte al plotone d’esecuzione, Gioacchino Murat si comportò con grande coraggio, rifiutando di farsi bendare. Le sue ultime parole furono: “Risparmiate il mio volto, mirate al cuore, fuoco!” I soldati spararono, ma due colpi mancarono il bersaglio. “Nessuna grazia! Ricominciamo! Fuoco!” gridò Murat. Questa volta, dieci colpi esplosero contemporaneamente, colpendolo sei volte. Rimase in piedi per un istante e poi cadde a terra, colpito a morte.

Il corpo di Murat fu sepolto in una fossa comune nei sotterranei della Chiesa di San Giorgio, mentre una lapide nel centro della navata della stessa chiesa ne ricorda il luogo di sepoltura.

Il Castello di Pizzo, con la sua storia ricca di avvenimenti tragici, rappresenta un importante monumento di memoria e un simbolo di perseveranza. Visitando questo maestoso maniero, si può immergersi nell’epoca passata e riflettere sulla fragilità del potere e sulle conseguenze delle scelte fatte dai grandi personaggi storici.