Una nuova serie di escursioni a lunga distanza in Calabria per immergersi in uno scenario accattivante. L’eredità e le leggende di un eco-consapevole San Francesco di Paola: il primo vegano che la storia ricordi.
Una nuova scultura è apparsa in una piazza nella città di Paola nel mese di aprile dello scorso anno. Non si tratta del solito uomo a cavallo o un qualcosa che abbia gambe e piedi, si tratta di una trota ricavata da una pietra grigia che ha pinne, grandi occhi ed è persino imbronciata.
L’insolito monumento è stato eretto per commemorare un miracolo compiuto dal santo patrono della città di Paola. San Francesco divenne santo nel 1519, ma a causa del Covid le celebrazioni per il 500esimo anniversario della sua canonizzazione sono state rinviate.
San Francesco di Paola seguì le orme spirituali – per un certo tempo molto simili – del suo più noto predecessore: San Francesco d’Assisi. Eppure, San Francesco di Paola ha guadagnato stima per la sua cura per l’ambiente naturalistico e poiché è uno dei primi vegani della storia.
Il miracolo della trota Antonella
La trota per la quale si è fatto un monumento si chiamava Antonella. San Francesco si fermava ogni giorno vicino al piccolo specchio d’acqua del monastero per nutrirla con le briciole del suo pane. L’animale divenne così docile che incominciò a fidarsi degli uomini tanto che fu facile per un monaco molto affamato prenderla e buttarla in una padella calda. Il santo intervenne per fermare la cena illecita, condannando la gola famelica del frate, e riportò la sua amica-pesce di nuovo in vita.
In un’altra occasione, un povero agnello domestico, Martinello, era stato similmente ingannato ed era stato ridotto in ossa abbrustolite da operai famelici.
All’inizio di maggio a Paola si sono svolti grandi festeggiamenti per l’anniversario del santo. Tantissima gente si è riversata nelle vie della città e verso il mare.
Le immagini del santo erano e sono ovunque. Questo potrebbe sembrare strano dato che appena un quarto degli italiani è cattolico praticante, ma l’affetto per San Francesco di Paola riguarda più una sorta di tradizione locale che che un sentimento religioso vero e proprio.
Con questo spirito, due appassionati di trekking hanno colto l’opportunità di far conoscere il santo attraverso stupende colline calabresi settentrionali ricche di boschi, offrendo a un pubblico sempre più ampio escursioni e sentieri da percorrere a piedi.
“Non avevo mai visto nulla come la distesa di questi alberi maestosi che si estendono attraverso ripide colline”
Ad aprile, Alessandro Mantuano, ingegnere e guida escursionistica, e l’architetto Vincenzo Astorino avevano ideato due sentieri – entrambi terminanti a Paola – con segnavia e pietre miliari che mostrano le scene della vita di San Francesco.
Entrambi avevano coinvolto la professoressa Angelina Marcelli, esperta in storia, per collocare le leggende sul santo e verificarne l’attendibilità.
Il loro sito che si chiama Il Cammino di San Francesco di Paola ha persino un’applicazione con GPS da scaricare e poi anche una lista di alloggi e di ristoranti, con dettagli sui trasporti pubblici.
Il mese scorso è stato inaugurato un terzo percorso, di 135 chilometri e composto da sei tappe: da Paola a Corigliano-Rossano, sulla costa ionica calabrese, che collega i tre monasteri fondati da San Francesco.
I percorsi del cammino di San Francesco: La via del Giovane
Il primo percorso è di circa 50 chilometri ed è composto da tre tappe. Parte dalla città romana di San Marco Argentano per arrivare a sud di Paola.
I genitori anziani di Francesco avevano pregato il santo di Assisi affinché potessero avere un bambino. Se il loro desiderio fosse stato esaudito il bambino sarebbe stato chiamato Francesco che avrebbe trascorso un anno della sua vita in un monastero francescano.
Il giovane Francesco andò infatti nel monastero di San Marco Argentano all’età di 12 anni. I suoi genitori lo accolsero a casa dopo un anno. In questo percorso si segue la strada che il santo fece per rientrare a Paola.
Per i pellegrini con scarponi, bastoni da passeggio il percorso è impegnativo ma gratificante. Inizia con una vista sulla Valle del Crati attraversando le vette del Parco Nazionale della Sila, poi un crinale per arrivare verso il Mar Tirreno.
Si incontra anche qualcosa di estero: il primo soggiorno è in un luogo che si chiama Cerzeto, ma di solito è chiamato anche Qana. È uno dei numerosi villaggi fondati dai rifugiati albanesi nel XV secolo e il loro dialetto arbëreshë è ancora usato. Ai matrimoni e alle feste di rito, le donne locali indossano abiti tradizionali e cantano canzoni albanesi.
San Francesco e i suoi seguaci adottarono una vita di basata sulla povertà, credendo che la mortificazione eroica fosse necessaria per la crescita spirituale. Ovviamente, questo non è previsto per i pellegrini moderni; ma questo trekking può essere fatto a basso costo: ci sono alcuni B&B, spesso l’unico alloggio è una camera accogliente in una casa di paese o un letto in ostello. La gente che vive in questi borghi isolati è contenta di guadagnare qualcosina ed è contentissima di incontrare la nuova gente.
Anche nel XV secolo Francesco di Paola sottolineò ai seguaci la necessità di non sfruttare la natura, ma di viverla in armonia con essa
E non c’è sicuramente mortificazione nel menu dei pellegrini, sebbene di pochi euro, ed è disponibile nei ristoranti del percorso. Si può pranzare con una quantità sicuramente poco francescana fatta di salsiccia locale, prosciutto, formaggi, frittata e verdure; giusto per prepararsi per il corso previsto in cui si insegna come fare la pasta fatta in casa.
Il secondo giorno si trascorre per lo più in un bosco di faggi, molto differente da un bosco misto anglosassone. Non si era mai visto nulla di simile. Si gode di questa distesa enorme fatta di alberi maestosi che si diffondono lungo colline ripide.
Una leggenda racconta che Francesco si riposò sotto uno di questi alberi, molto datato. Gli scienziati verificando l’età, hanno appurato che l’esemplare in questione ha ben 600 anni – quindi la leggenda potrebbe anche avere un fondamento di verità.
La professoressa Marcelli sta promuovendo il Cammino non solo ai turisti. Per tantissimo tempo, la gente ha avuto la paura dei briganti e, più tardi, dei mafiosi. Ciò ha significato: evitare le la parte più interna della Calabria. Ora non è più pericoloso, ma l’esplorazione non sempre viene naturale.
A quanto pare Francesco trovò la rigida regola dei monasteri francescani fin troppo accomodante, quindi preferì vivere per un periodo di tempo in una grotta vicino a Paola; un luogo dove pregava tutto il giorno, dormendo sulla nuda pietra – un ascetismo che è difficile da comprendere oggi.
Più facile da capire è l’attitudine nei confronti dell’ambiente che lega San Francesco d’Assisi a San Francesco di Paola e all’odierno Papa Francesco.
Anche a metà del Quattrocento San Francesco da Paola sottolineò ai seguaci la necessità di non sfruttare la natura, ma di viverla in armonia.
Un altro problema che purtroppo è attuale riguardava la giustizia sociale.
Le persone potenti della Calabria del XV secolo non avevano scrupoli nel trattare male la gente comune: chi l’avrebbe mai detto? Ma portavano però rispetto agli uomini di fede.
San Francesco di Paola aveva fondato un monastero a Paola; nel 1472 gli abitanti di Paterno Calabro, che sta a sud-est di Paola, lo pregarono di aprirne un altro anche da loro, per proteggerli dalla “nobiltà” locale – oltre che a salvare e preservare le loro anime.
Un altro percorso: La via dell’eremita
Da Paterno, con il secondo sentiero si percorrono circa 60 chilometri. È sempre fatto di tre tappe, fino a Paola. Questo percorso è gradevole e vario. Si parte da una pianura a sud di San Fili, dove prati incorniciati di margherite sono goduti da grandi mucche marroni dai pacifici musi color crema. L’ultimo giorno, si percorre una salita per arrivare in cima e poi si fa una discesa con una splendida vista sul mare dove è possibile vedere l’isola di Stromboli.
Di ritorno a Paola, si può degustare una cena vegana gustosa e ricca: diversi tipi di olive, zucchine e carote che richiamano il caldo sole del sud, cicoria selvatica, melanzane di melanzana e poi pasta con fagioli, pomodori ciliegini.
Altri miracoli attribuiti a San Francesco riguardano la navigazione verso la Sicilia sul suo mantello e quello di proteggere Paola da un terremoto 1905.
I nostri mali moderni come il riscaldamento globale e l’aumento della disuguaglianza sono evidentemente al di là dei suoi poteri.
Ma questi percorsi ecologici attraverso le colline della Calabria potrebbero fare piccoli miracoli sia per gli escursionisti che per la gente che si incontra lungo la strada.
Paola è raggiungibile in treno diretto da Roma: il percorso più veloce dura 3 ore e 18 minuti, Trenitalia.com
Sito del Cammino di San Francesco di Paola
The Guardian di Liz Boulder
- Traduzione a cura di Annamaria Gnisci