Max Gazzè: scoprendo l’uomo dietro la musica
L’EDITORIALE – L’atmosfera vibrante che precede un grande concerto è un mix unico di emozioni: c’è l’entusiasmo per la musica, l’ansia per l’inizio dello spettacolo e l’aspettativa di un’esperienza indimenticabile. Questo è stato particolarmente vero per me durante il Kaulonia Tarantella Festival, dove Max Gazzè è stato il protagonista di uno straordinario evento chiamato ‘Tarantella Pride’ nell’edizione del 2023. Il 23 agosto alle ore 22.00, in Piazza Mese, in collaborazione con la Calabria Orchestra, Max Gazzè ha inaugurato l’evento. In mezzo a tutto il trambusto e l’entusiasmo, ho avuto l’opportunità unica di incontrare informalmente Max Gazzè, il cantante che sarebbe stato il cuore della serata. Pur non avendo avuto l’ok per un’intervista formale, ho avuto la possibilità di avvicinarmi a Max e scambiare qualche parola con lui prima del concerto.
Era una serata calda d’estate, il giorno in cui Max Gazzè avrebbe incantato il pubblico con le sue melodie. Mentre la piazza si riempiva di fan ansiosi, ho avuto l’opportunità di accedere all’area del palco. Sfruttando la scusa di un selfie, ho potuto intrattenermi con lui in un breve scambio di battute. Mentre mi avvicinavo al backstage, cercavo di controllare l’emozione che cresceva dentro di me. Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo incontro, ma sapevo che non ci sarebbero state difficoltà ad avvicinarmi all’artista.
Ho incontrato Max in un angolo che era tutto fuorché tranquillo: il backstage era un miscuglio di caos e frenesia, tipico delle fasi precedenti a un grande concerto. Avevo ricoperto il ruolo di “cacciatore di vip” in passato, e in quella veste mi sono posizionato in agguato sulla scala, che costituiva l’unico varco verso il palco. Da quella posizione privilegiata, ho avuto la fortuna di essere spettatore delle prove. Era proprio lì, con il suo sorriso caloroso e la sua aura rilassata, che Max si presentava in carne e ossa. Non ho perso tempo e l’ho salutato. Anche se non era particolarmente loquace (mi chiedo ancora perché l’ufficio stampa non mi abbia dato l’autorizzazione per un’intervista), ho saputo aggirare l’ostacolo. Ho iniziato con una domanda informale: «Ciao Max, complimenti per le prove, sembrava quasi un miniconcerto! Posso chiederti un selfie?». L’ho guardato con un sorriso speranzoso, mentre nella sua espressione si leggeva un mix di sorpresa e curiosità. La sua risposta: «Un attimo, devo solo andare in bagno e ti raggiungo». Ho pensato che fosse un addio alle speranze, ma per mia grandissima sorpresa, è tornato davvero.
Abbiamo iniziato a parlare, e mi sono reso conto di aver completamente dimenticato la mia lista di domande preparate. Fortunatamente, l’atmosfera informale ci ha permesso di parlare come due amici che si ritrovano dopo tanto tempo. Ho chiesto a Max del suo viaggio e del suo rapporto con la Calabria e la musica popolare. Le sue parole erano affascinanti, e ho capito che stavo scoprendo qualcosa che andava ben oltre la musica stessa.
Il tempo è volato mentre abbiamo chiacchierato per un breve periodo, il tempo necessario per raccogliere abbastanza materiale per un articolo, a sua insaputa. Prima di congedarci, ho espresso il mio apprezzamento per la sua musica e per come abbia segnato tanti momenti della mia vita. Gli occhi di Max si sono illuminati, e ho potuto percepire la sua sincera gratitudine. Mentre ci separavamo per prepararci all’emozione del concerto imminente, mi sentivo arricchito da quella conversazione. Ho quasi dimenticato il selfie che volevo fare…
Quella sera, mentre Max Gazzè si esibiva sul palco con la sua voce inconfondibile e le sue canzoni intramontabili, l’esperienza dell’incontro informale rendeva tutto ancora più intimo e speciale. Nonostante non mi fossi presentato come giornalista, la connessione autentica che avevo vissuto con l’uomo dietro la musica avrebbe aggiunto un significato duraturo all’esperienza del concerto. Anche se il mio iPhone con microfono annesso è rimasto inutilizzato, avevo condiviso un momento unico con un artista straordinario.