Un silenzio surreale nel buio della platea, in attesa che qualcosa succeda. Una luce “spezza” quell’atmosfera di attesa illuminando Peppe Barra che, davanti al sipario chiuso, canta con voce appassionata Core a core mentre tiene in mano lo specchio del trucco.
L’attore si rivela infondendo una lieve malinconia dettata dai versi di una canzone struggente.
È stato questo l’inizio della commedia I cavalli di Monsignor Perrelli. Andata in scena ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro. Nell’ambito della rassegna catanzarese di AMA Calabria. Diretta da Francescantonio Pollice.
“‘Stu core se traveste ogne mumento/comme si stesse ‘ncopp’a ‘nu triato/addò, quanno l’attore s’è truccato/pò fa’ qualunqua parte ‘e sentimento”. Parole che descrivono l’arte del teatro e la sua magia.
Peppe Barra e la sua interpretazione
Un ideale prologo alla messa in scena di una commedia che lo vede interpretare il ruolo di una donna, Meneca, per la seconda volta nella sua carriera. Alla quale riesce a dare una propria personalità, senza farne una grottesca caricatura.
Ad affiancarlo sul palcoscenico Patrizio Trampetti. Compagno artistico di Barra con cui ha condiviso 50 anni di carriera. Nei panni dello stravagante Monsignor Perrelli.
Una interpretazione, la sua, di grande personalità con la quale riesce a entrare appieno nello spirito del personaggio.
La forza della commedia è il reciproco scambio di battute, in cui si “scontrano” le opposte radici culturali e sociali.
Nonostante tutto si completano a vicenda. Il Monsignore colto, seppur pervaso da una bizzarra follia, non può fare a meno della saggezza popolare della sua perpetua.
La trama
La trama si sviluppa nei primi anni dell’800. Periodo in cui regnava Re Ferdinando IV, detto Re Nasone. In cui il Monsignore è realmente vissuto. Al contrario di Meneca, partorita dalla fervida mente degli autori, lo stesso Barra e Lamberto Lambertini.
Noto in tutta Napoli per le sue idee bizzarre e fantasiose, Perrelli è stato in quell’epoca un personaggio deriso da tutta la popolazione.
Tra le sue numerose teorie proprio quella dei cavalli che avrebbero dovuto campare di sola acqua e che alla fine moriranno «proprio quando stavano per abituarsi».
Peppe Barra mostra con ancora una volta di essere in possesso di una genialità creativa senza pari.
Si annulla al cospetto di Meneca, dal cui personaggio entra ed esce quasi a volerlo guardare dal di fuori. Diventa irresistibile nella sua comicità sottolineata dai doppi sensi nel monologo in cui spiega la ricetta del bucchinotto, durante il quale interagisce con il pubblico.
I cavalli di Monsignor Perrelli
I cavalli di Monsignor Perrelli non tradisce i canoni del teatro napoletano. Mettendo insieme recitazione e musica. Perfetta la scelta di proporre brani dimenticati della tradizione partenopea come Funtana a l’ombra, Mmiez’ ‘o grano, Presentimento e Luna Nuova. Eseguite da Luigi Bignone ed Enrico Vicinanza.
Una velata tristezza segna il finale quando il Monsignore, credendosi incinto a causa della sua enorme pancia, morirà nell’intento di abortire.
Lanciandosi dalle scale. Meneca vestita a lutto canterà Tre cose. Una accorata canzone composta da Lamberto Lambertini e Patrizio Trampetti. Prima di rivedere in sogno il prelato che le anticiperà l’arrivo di suo nipote, Filippetto, che prenderà il suo posto.
Il finale
Il finale è un riconoscimento ai due grandi attori, che vengono salutati calorosamente dal pubblico. Insieme a Luigi Bignone ed Enrico Vicinanza. Che li richiama sul palco numerose volte tributandogli una lunga standing ovation.
La rassegna AMA Calabria
La rassegna catanzarese di AMA Calabria vivrà un nuovo appuntamento sabato 8 febbraio con “WOW, tra magia e varietà”. Che vedrà la partecipazione di due illusionisti.
Il popolare illusionista Luca Bono (assistito da Sabina Iannece), Campione Italiano di Magia laureato a Parigi con il Mandrake d’Oro.
E Marco Aimone primo prestigiatore laureato alla Silvan Magic Academy.