Come molti sapranno Brunori Sas ha debuttato per la prima volta al Festival di Sanremo. Diciamo la verità: “L’albero delle noci“, la canzone che ha presentato, è molto lontana dal classico stile sanremese e tanti di noi hanno nutrito dei dubbi circa la sua partecipazione alla kermesse televisiva più frivola dell’anno. Dario Brunori è un cantautore puro, molto lontano dai lustrini e dall’aria decisamente barocca di Sanremo. Il suo stile sia musicale che di vita appare scollato dalla frivolezza e abbastanza lontano dall’effimero, però – evidentemente – era una sua esigenza che rispettiamo. D’altronde, il suo sottile umorismo e l’intelligenza lo rendono comunque vincitore, ovunque. E così è stato, conquistando il terzo posto del podio e un premio per la lirica. Quindi, in un certo senso, aveva ragione lui.
Brunori Sas: una canzone dell’amore universale
Nel 2021, l’artista annuncia al mondo intero la nascita di Fiammetta Brunori, primogenita del cantautore e di Simona Marrazzo, pubblicando un post divertente in cui era la stessa bimba a descrivere la felicità del papà e sottolineando l’assenza di una tipica canzone melensa a lei dedicata.
Abbiamo dovuto aspettare il 2025 per questa canzone che di melenso non ha nulla, ovviamente, e che invece è stata ritenuta la più bella composizione letteraria di Sanremo dall’Accademia della Crusca, ricevendo anche il Premio Sergio Bardotti Miglior Testo, incantando la platea.
La canzone non tratta esattamente della vita da padre, ma è sulla complessità della paternità e di come questa cambi inevitabilmente la vita di un uomo. Se si dovesse paragonare ad altre canzoni dedicate ai figli, capiamo che “L’albero delle noci” non è solo una dedica, ma è un omaggio alla vita.
All’interno troviamo un prisma di verità, un universo di emozioni che partono dall’uomo concentrato su sé stesso e che si riconosce parte di una realtà votata alla proiezione nel mondo. Come in un cono in cui dal punto più piccolo si arriva a una dimensione più ampia e luminosa. Come in una spirale in cui l’uomo da un punto di partenza più basso si ritrova allo stesso punto, ma in una posizione più alta. L’esperienza lo ha cambiato. In altre parole, la vita stessa.
Perché i giovani dovrebbero capire “L’albero delle noci”?
La musica attuale sembra una ricerca continua di una forma nuova. Molti stili si confondono con quelli del passato, i testi sebbene interessanti (pochi) sono spesso successi momentanei. Tutto si consuma rapidamente. La riflessione è spesso superficiale. La lentezza è un difetto. Al contrario, la lentezza ci offre l’opportunità di ascoltare i pensieri, di allontanarci da noi stessi per conoscere gli altri.
In una classifica recente sugli ascolti su Spotify Brunori non compare. Segno che i giovani non lo seguono. Invece, dovrebbe essere riletto attentamente.
Brunori Sas raccoglie l’eredità dei cantautori restituendola al pubblico di oggi sotto la forma di canzone-poesia. L’old style di cui spesso si parla non è altro che la cura per la forma e per il contenuto dove il messaggio aiuta al confronto e al ragionamento.
“L’albero delle noci” è un atto di maturità umana e artistica che coincide con una rinascita e una nascita. In un mondo in cui il presente è prepotentemente “al presente” e l’uomo è al centro di un mondo chiuso in un microcosmo, ecco che Brunori invece racconta come da uno stato di sonno dell’anima si possa ritornare nuovamente alla vita, cogliendone l’essenzialità e il suo pulsare da dentro.
In un’intervista, l’artista ha detto che questa canzone non era nata per la figlia, ma era dedicata all’albero di noci che sta di fronte casa sua. Un albero fonte di ispirazione per l’artista e che per un momento gli sembrò morto. In quel periodo il musicista non riusciva a scrivere qualcosa di nuovo e la morte dell’albero lo aveva profondamente colpito. Finché, un giorno, ecco che dai rami incominciano ad apparire nuovamente le foglie. Foglie nuove che significavano vita.
L’umanizzazione di una pianta non è una follia. Un albero nasce, si nutre, cresce e muore esattamente come l’uomo. La sua forza contro le avversità lo rende molto più simile a noi di quanto si possa pensare.
In Calabria, l’albero delle noci ha un significato profondo. Si pianta alla nascita di un figlio ed è simbolo di prosperità e di radici. Un legame tra passato e presente, un testimonio da padre in figlio. Brunori Sas dedica alla Calabria qualche passo nella sua poesia, descrivendo la bellezza e il dolore di chi ci abita. Narra di tradizioni antiche e perdute, come quella della scirubetta; della gente che è capace di cose feroci pur di sopravvivere, ma spesso costretta a indossare una croce di spine – da poveri cristi – se perbene.
Non è quindi un caso che l’albero, che veramente esiste di fronte la casa del musicista, a San Fili, sia stato preso come simbolo e ispirazione. La rinascita dell’artista, della pianta e la nuova vita celebrata con Fiammetta si mescolano tra loro in perfetto equilibrio. La vita si vive come un “canguro” saltando tra il passato e il presente, come è normale che sia. I dubbi, le speranze, le fragilità fanno parte di un unico disegno perfettamente dettagliato.
Ecco perché chi è oggi giovane e immerso in un mondo in cui la solitudine è altamente in agguato dovrebbe conoscere il messaggio dentro la poesia di Brunori.
Nessuno vive realmente da solo. Le esperienze giovanili sono solo un piccolo mattone per la costruzione dell’adulto del futuro. La vita cambia inesorabilmente, il tempo non ci aspetta, siamo noi che cresciamo con esso e dentro di esso. I nostro mondo emotivo cambia in base a ciò che sentiamo nostro. Un figlio, il divenire padre, porta con sé i timori ma anche un sentimento nuovo che ci apre al mondo, spesso impreparati. Un figlio è il futuro, è uno scopo, ma è soprattutto l’amore più puro perché dovrebbe essere incondizionato.
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