Un omaggio cinematografico: “Che strano chiamarsi Federico”
Nel vasto panorama del cinema italiano, un titolo risplende per la sua peculiare sensibilità e profondità: “Che strano chiamarsi Federico”. Quest’opera, diretta da Ettore Scola, rappresenta non solo un commovente tributo al grande maestro del cinema Federico Fellini, ma anche un’incursione nei ricordi personali di Scola stesso.
Questo film segna l’apice della carriera di Ettore Scola, essendo il suo ultimo lavoro dietro la macchina da presa. Sceneggiato insieme alle figlie Paola e Silvia, il film emerge come un intimo ritratto di uno dei più grandi registi della storia del cinema: Federico Fellini.
Presentato in anteprima durante la settantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film ha ricevuto il prestigioso Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker, confermando il suo valore artistico e il suo impatto emotivo.
Attraverso le parole dello stesso Scola, “Che strano chiamarsi Federico” si configura come un’opera che va al di là della mera biografia cinematografica. È piuttosto un viaggio intimo e personale attraverso i ricordi di un amico devoto, che rivive le emozioni e i momenti condivisi con Fellini.
Scola non solo celebra il genio creativo di Fellini, ma riflette anche sulle esperienze e sulle relazioni che hanno segnato la loro amicizia. Dai primi incontri negli anni ’50 fino alle visite “di piacere” sui set dei rispettivi film, il legame tra i due registi si rivela saldo e profondo.
I paralleli tra le loro vite e carriere cinematografiche emergono con forza, evidenziando non solo le affinità artistiche, ma anche la complicità umana che li legava. Dai teatri di posa di Cinecittà al bagliore delle luci di Hollywood, Scola e Fellini hanno condiviso un percorso unico nel mondo del cinema.
Federico Fellini, descritto dall’amico Ettore come un “grande Pinocchio”, resta un’icona indiscussa del cinema mondiale. La sua capacità di trasformare la realtà in un sogno, di catturare l’essenza dell’umanità con un tocco magico, continua a ispirare e affascinare gli spettatori di tutto il mondo.
In “Che strano chiamarsi Federico”, Ettore Scola offre un omaggio commovente e autentico a un amico e mentore, lasciando che la magia del cinema e l’eternità delle immagini trasportino gli spettatori in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, verso il cuore pulsante della creatività umana.
Dietro le quinte: l’intervista ai nipoti di Scola
Nell’ambito della mia ricerca per approfondire il legame straordinario tra Ettore Scola e Federico Fellini, ho avuto il privilegio di condurre un’intervista esclusiva ai due nipoti di Scola, Tommaso e Giacomo Lazotti. L’incontro si è svolto nel suggestivo contesto del Magna Graecia Film Festival, dove ho avuto l’onore di rappresentare Calabria Magnifica, Catanzarowebtv e Radio Catanzaro CENTRO.
Durante la conversazione, i giovani attori hanno condiviso con me le loro esperienze sul set di “Che strano chiamarsi Federico”, il film che racconta l’amicizia tra Scola e Fellini. Con grande passione e dedizione, Tommaso e Giacomo hanno incarnato rispettivamente i ruoli dei giovani Fellini e di Scola, portando in vita gli episodi vissuti dai due grandi registi.
Attraverso le loro testimonianze, ho potuto cogliere l’importanza e l’intensità di questa pellicola nel narrare non solo la storia del cinema italiano, ma anche l’intreccio di destini e passioni che hanno legato due menti creative così straordinarie.
L’intervista video, che allego con orgoglio a questo articolo, offre uno sguardo privilegiato dietro le quinte del film e delle emozioni che hanno permeato il set. È un’opportunità unica per gli appassionati di cinema di immergersi nell’universo affascinante di Scola e Fellini, attraverso gli occhi e le voci dei loro discendenti.
In questo modo, la storia dell’amicizia tra Scola e Fellini si arricchisce di nuovi dettagli e sfumature, grazie alla partecipazione e alla testimonianza diretta dei loro cari. La magia del cinema continua così a vibrare attraverso le generazioni, trascinando con sé il fascino eterno di due giganti della settima arte.
Concludo con un sentito ringraziamento a Tommaso e Giacomo Lazotti per aver condiviso con noi le loro preziose testimonianze e per aver portato in vita con tanto impegno e talento i ruoli dei giovani Fellini e di Scola. Il loro contributo ha arricchito in modo significativo la nostra comprensione dell’amicizia straordinaria tra due leggendari maestri del cinema italiano. Grazie di cuore per aver reso possibile questa esperienza indimenticabile
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