Filippo Arlia ha 31 anni ed è il più giovane direttore di conservatorio d’Italia. Gira il mondo grazie ai suoi concerti e dirige l’istituto di studi musicali a Catanzaro.
Il Corriere della Sera gli ha dedicato un articolo a firma di Paolo Baldini.
Descrive come esperienza unica quella americana: “Alla Carnegie Hall di New York per un Omaggio a Rossini. Ho compiuto il tragitto dal podio al camerino al rallentatore. Assaporavo ogni istante. Non volevo più uscire.“
Filippo Arlia crede nella musica globale
Non ha pregiudizi nei confronti della musica. Crede nella musica senza limiti: dalla classica alla popolare. “Uno straordinario strumento di educazione e di riscatto sociale. Oltre le barriere accademiche. Chi sa ascoltare l’Inno alla gioia di Beethoven o i Concerti brandeburghesi di Bach difficilmente finirà sulla cattiva strada.”
“Non tutti nascono Lucio Battisti, un talento naturale. Ma i nostri allievi di pop studiano teoria e solfeggio, storia della musica, armonia: hanno una preparazione completa.”
Arlia è un pianista, ma è anche direttore d’orchestra. Dal 2014 direttore dell’Istituto superiore di studi musicali Tchaikovsky di Catanzaro e Nocera Terinese, e fondatore dell’Orchestra Filarmonica della Calabria. Il conservatorio dove è direttore ha 900 studenti su 5 mila aspiranti musicisti della regione Calabria. “Abbiamo il diploma di organetto e, unici in Italia, di lira calabrese.”, asserisce orgoglioso.
La musica presente sin dalla nascita
Proviene da una famiglia in cui la musica è sempre stata in primo piano. Il papà, Saverio, è diplomato in clarinetto. La mamma, Emilia, è cantante. La moglie, Valentina, è pianista. Ha casa a Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza, sul Mar Tirreno.
Racconta la pandemia: “Isolamento, il distanziamento, i sacrifici fatti per superare l’emergenza hanno rafforzato l’idea di un mondo che alla musica, all’arte, alla cultura deve la sua solidità ideale. In grado di migliorare i giovani e curare lo spirito”.
E proprio durante il lock down è nato il piccolo Adonis. “In piena emergenza, con molta trepidazione, una luce che mi ha consentito di superare ogni ostacolo”.
La Calabria è un punto focale nella sua vita. “Vivo e lavoro in una terra problematica ma magnifica. Ogni giorno vedo il sole che tramonta su Stromboli, la temperatura non scende mai sotto i 10 gradi e sopra i 32“.
A giugno prossimo uscirà un suo disco: lo Stabat Mater di Rossini con l’Orchestra della Calabria, dedicato alle vittime del coronavirus.
Ama Bach, Beethoven, e tutti i classici, ma anche Gershwin (Un americano a Parigi e Rhapsody in blue) e Astor Piazzolla. Ma il suo sogno è creare un’orchestra e un teatro stabile in Calabria.
“Siamo l’unica regione senza Ico (Istituzione concertistica orchestrale). I nostri musicisti sono a contratto. Per vivere devono avere un altro lavoro. Quelli che possono scappano via. In giro per il mondo ce ne sono tanti, e bravissimi, frutto dell’antica tradizione bandistica. Uno per tutti: Domenico Toteda, trombone basso alla London Simphony Orchestra“.
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