La strina: un affascinante percorso musicale tra radici sabine, saturnali romani e la sua risorgenza nell’anima del sud italiano
Un intreccio armonioso di musica popolare, tradizione e una ritualità conviviale caratterizza la strina, un’usanza radicata nel cuore del Mezzogiorno italiano. Questo rituale incarna l’essenza distintiva della cultura meridionale, elogiando l’ospitalità e la calorosa accoglienza che da sempre contraddistinguono la “gente del Sud”. Quando la musica e il folclore si fondono, nasce la strina, una tradizione amata e tramandata fino ai giorni nostri.
La strina è un canto propiziatorio che, durante le festività natalizie, si distingue dal tripudio di luci colorate e addobbi luminescenti. In un’epoca in cui l’annuncio della nascita di Cristo era celebrato con canti augurali, la strina emergeva come un’usanza carica di significato, un inno di buon auspicio.
Questo canto di questua, noto in tutta la regione meridionale, trova maggiore diffusione nei pittoreschi paesini dell’entroterra. Nonostante le diversità legate ai vari dialetti locali, il testo canoro della strina risona con assonanze, unificando le comunità. Anche in località come Lamezia Terme, la strina si fa sentire, intonata con fervore dal periodo della vigilia di Natale all’Epifania.
Sebbene sia associata alle festività cristiane, le sue origini si perdono nei meandri del tempo, risalendo a un periodo antecedente alla nascita di Cristo. Il termine “strina”, vernacolare per “strenna”, ha radici nel latino “strena” e si presume abbia un’origine sabina. Il re Tito Tazio, futuramente re di Roma, colse un ramoscello da un bosco sacro della dea Strenia come segno di buon auspicio, simbolo di prosperità e fortuna.
Il termine “strina” fu diffuso dai Romani durante i Saturnali, festività che si celebravano tra il 17 e il 23 dicembre in onore di Saturno, nume dell’abbondanza e del ciclo della vita. Durante questi festeggiamenti, noti per un simposio ricco di cibo e rituali orgiastici, si scambiavano auguri e doni simbolici chiamati “strenne”.
Oggi, è viva nelle comitive di amici e parenti che, muniti di fisarmoniche e tamburelli, percorrono le vie del paese dedicando rime musicali a conoscenti e familiari. Il canto e la musica continuano fino all’alba, creando un’atmosfera di spensieratezza e allegria. La strina diventa così un’autentica fuga dalla quotidianità, un modo di recuperare il senso di appartenenza e solidarietà tanto necessario. In un mondo in rapida trasformazione, la strina persiste come un legame tangibile con le radici culturali e la tradizione del Sud italiano.