L’elisir d’amore a Locri | intervista a Massimiliano Silvestri

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Il tenore diamantese sarà Nemorino nel melodramma giocoso di Donizetti che apre, presso la Corte del Palazzo Comunale, il Locri Opera Musica con la direzione musicale di Alessandro Tirotta e la regia di Franco Marzocchi

Il 25 e il 27 luglio, alle ore 21.00, presso la Corte del Comune di Locri, andrà in scena “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti che apre il Locri Opera Festival, frutto della sinergia fra il Città di Locri, l’Associazione Traiectoriae, l’Orchestra e il Coro del Teatro Cilea di Reggio Calabria. Sul podio dell’Orchestra vi sarà il M. Alessandro Tirotta mentre la messinscena dell’opera è affidata a Franco Marzocchi, coadiuvato da Annunziato Gentiluomo.

Tra i solisti, sostenuti dal Coro del Teatro Cilea, istruito dal M. Bruno Tirotta, ci sarà Massimiliano Silvestri, tenore di Diamante, che vestirà i panni di Nemorino. Lo abbiamo intervistato e questo è quello che ci ha raccontato.

  • Come pensa di interpretare e rendere il noto personaggio di Nemorino?

Nemorino è innamorato e desidera, più della sua stessa vita, ottenere l’attenzione di Adina e riuscire a conquistarla. Nella sua semplicità d’animo quando ascolta la storia di Tristano e Isotta raccontata dalla donna che ama alle villane, subito vi si immedesima prendendo coraggio e ispirazione per avvicinarsi a lei e manifestarle il suo amore. Respinto, si rifugia nei rimedi del dottor Dulcamara, nella fattispecie del semplice bordeaux che rafforza la sua verve da conquistatore. Vedo Nemorino come un personaggio che cresce e matura nell’evolversi degli eventi. Sempliciotto e impacciato all’inizio, anche se impegnato alla ricerca di soluzioni per conquistare la sua bella. Si conferma quasi un eroe, che lotta per far valere i suoi sentimenti all’inizio del secondo atto nel duetto con Belcore, fino ad essere consapevole anche del suo valore e finalmente dei sentimenti altrui quando si esprime nella meravigliosa romanza “Una furtiva lagrima”. Qui è percepibile la sua maturità il suo pensiero si fa più consapevole, forse un ripensamento ex post di Donizetti che aggiunge questa pagina musicale in un secondo momento. Per me, quindi, Nemorino è il giovane che cresce e matura nei sentimenti, un personaggio che si raffina attraverso l’esperienza. Cercherò di dimostrare questa complessità in palcoscenico mettendo in evidenza tale evoluzione.

  • Quando e in che modo ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel mondo della lirica?

L’amore per la musica e per la lirica li ho sentiti sin da piccolo, essendo la mia famiglia composta da musicisti da tre generazioni. È pur vero però che sono l’unico cantante lirico. A seguito dei miei studi il mio primo debutto emozionante fu nel 2007 al Festival della Valle d’Itria, nella “Salome” di Strauss e citando questa importante esperienza, è doveroso ricordare una grande figura del mondo della Lirica: Sergio Segalini scomparso da poco. Ha dato tanto al nostro mondo sia con la sua presenza al Teatro La Fenice di Venezia, sia alla sua partecipazione al Festival della Valle d’Itria, ma soprattutto per il suo impegno a riconoscere nuovi talenti. Ho avuto la fortuna di essere uno tra questi. L’emozione fu grandissima: la prima volta su un palcoscenico e di dimensioni immense è indimenticabile. A quella seguirono tante altre produzioni liriche. Ciascuna ha lasciato in me una traccia facendomi crescere.

  • Fino ad oggi dove ha potuto portare la sua arte?

Fino ad oggi ho avuto il piacere di cantare in molti Festival. Dopo la Valle d’Itria, sono stato al Festival Rossini in Wildbad in Germania, in Teatri del Nord e Centro Italia, in Israele dove ho avuto il piacere di cantare un altro personaggio di Donizetti, Ernesto del “Don Pasquale”, in Spagna, a Malta, nel sud Italia in Sicilia, ma mai, finora, ho avuto l’occasione di cantare in Calabria.

Ci sono in giro, anche delle mie incisioni di Opera con la Dynamic e la Naxos avvenute nei festival di cui ho parlato, e un DVD registrato dal Teatro Verdi di Pisa nel 2005 con la musica del “Convitato di pietra” di Pacini, edito dalla Bongiovanni.

  • La Calabria e l’Opera… pare un binomio non sempre funzionante, qual è il suo punto di vista a riguardo?

Partiamo dal presupposto che la Calabria è una terra bellissima e che se ben organizzata può offrire molto e anche di più di altre regioni d’Italia, secondo me. Calabria e Opera è un binomio che può funzionare, ma tutto dipende da noi, dagli addetti ai lavori, da come sappiamo essere determinati a portare avanti dei progetti prefissi. Non abbiamo nulla di meno in termini artistici. È vero però che in città di altre regioni ci sono Teatri con una storia molto più antica, ma se prestiamo attenzione in Calabria ci sono location all’aperto straordinarie come l’area archeologica di Locri, quella di Cirella, oltre a bellissimi teatri di tradizione che comunque hanno una loro storia e che si presterebbero perfettamente a produzioni operistiche. L’idea di poca funzionalità è un po’ colpa del passato forse, il presente che vedo appare molto più bello e differente.

  • Cosa ci può dire della sua partecipazione al Locri Opera Festival, all’interno del Calabriae Opera Musica Festival e come valuta il progetto nel suo insieme?

Sono molto onorato di partecipare al Locri Opera Festival. Finalmente per la prima volta, dopo tanti anni, ho il piacere di cantare uno dei ruoli principali del mio repertorio nella mia Calabria. Ritengo che questo progetto sia una grande opportunità per la nostra Regione affinché diventi una meta per coloro che amano ascoltare il Belcanto. Il Festival è ben strutturato e propone diverse specialità del repertorio lirico, dal barocco, al belcanto fino all’opera del XIX secolo. Ce n’è per tutti gli amatori di opera lirica. È un’eccellente realtà! Domenico Gatto ha l’entusiasmo e le capacità per fare grandi cose.

  • Il suo debutto nel ruolo di Nemorino come la fa sentire?

È sempre una bella emozione cantare Nemorino, soprattutto per la celeberrima romanza “Una furtiva lagrima”. È, dopo tante peripezie, il momento riassuntivo, culminante, che esprime la felicità di Nemorino nell’apprendere che, sì, Adina lo ama. Spesso qualcuno assimila l’aria a un momento triste, facendosi confondere dalla tonalità minore in cui è scritta, ma in realtà è qui che si esprime la genialità di Donizetti. Il compositore bergamasco riesce, infatti, a scendere nell’intimità del personaggio e a restituirla a tutti coloro che sono lì ad ammirare quanto sta esprimendo, come frutto della sua maturazione ed evoluzione. Ecco, così mi sento quando canto questo ruolo: un cantante che può man mano mettere a nudo tutta la propria sensibilità e il proprio carattere grazie a queste meravigliose note.