La storia di Eva Cassidy è una delle più insolite e commuoventi nel mondo della musica degli ultimi anni.
Se non avete mai sentito parlare di Eva Cassidy, vi invito ad ascoltare la canzone “True Colors”. Poi, se volete, potete interessarvi a lei, alla sua straordinaria voce e alle sue talentuose interpretazioni. Esattamente come ho fatto io, molti anni fa.
Ho imparato a conoscere la voce di Eva Cassidy durante la mia permanenza a Boston. Una mia amica mi regalò due cd e da lì ho sempre espresso ammirazione mista a dispiacere. “True Colors” è stata la prima canzone che ho ascoltato, ma non si può rimanere indifferenti al suo repertorio che scava fino alle radici della musica folk americana più interessante.
Se c’è una cosa che non amo sono le cover di canzoni famose perché difficilmente aggiungono qualcosa all’originale. Anzi, tante volte si massacrano classici. Si osa cadendo nell’irrispettoso. Detto questo, se c’è un’altra cosa che generalmente non apprezzo, sono gli album postumi alla morte di un artista, un po’ per una questione morale e un po’ perché spesso arrancano in qualità, cercando un profitto economico immediato. Spesso la linea di confine fra l’omaggio e la speculazione è molto labile, giocando sull’onda emotiva del pubblico.
Bene.
Quando però si parla di Eva Cassidy tutte le mie convinzioni crollano inesorabilmente.
Le sue cover sono delle interpretazioni che possono vivere di luce propria, che illuminano l’originale e che rendono incantevoli anche canzoni non bellissime. Non a caso, Sting rimase entusiasta quando ascoltò “Fields Of Gold” che è proprio un’altra cosa rispetto alla intensa interpretazione dell’autore. Non vi sono paragoni perché entrambe sono peculiari e uniche.
Inoltre, gli album stampati, anche se in ritardo, sono un segno di giustizia verso chi, in vita, avrebbe meritato molto di più. E ciò si deve a Chris Biondo, un produttore discografico, amico della Cassidy, che decide di farla collaborare ad alcuni spettacoli poco prima della sua morte e che la rendono nota a Washington.
Il caso di Eva Cassidy è tra i più illogici e inspiegabili nel mondo della musica pop. Molto si deve ad alcune circostanze sfortunate, non in ultimo la sua morte prematura dovuta a un tumore a soli 33 anni, ma altre dovute proprio al caso.
Questa è una intervista fatta a Mick Fleetwood in cui si elogia il talento. È in lingua inglese (ndr).
La sua collocazione è nel pop folk statunitense indipendente, legata territorialmente all’area di Washington e ai pub locali. Stranamente, non ha mai avuto un contratto discografico.
La Apollo fu l’unica casa discografica interessata a lei, ma la sfortuna volle la registrazione al Blues Alley rovinata da un problema tecnico e la Cassidy era sofferente per un terribile raffreddore che rovinò la performance.
Per nostra fortuna, invece, esiste una registrazione fatta a spese di Eva che documentano il suo talento ineguagliabile.
Infatti, in “Live at the Blues Alley”, ci regala dei classici che la Cassidy esegue magistralmente.
Con interpretazioni di classe, Eva risulta essere un’ottima interprete in grado di cantare bene brani tra il jazz e il blues e tra il rock e il folk d’autore.
Il tumore che la colpisce è fulminante, diagnosticato solo cinque mesi prima.
Durante il periodo del ricovero, amici e fan si radunano sotto il Johns Hopkins Hospital di Baltimora, regalandole frutta e fiori. Ma Eva chiede loro poesie o disegni che intende appendere sul muro di fronte al suo letto. In settembre si organizza un piccolo concerto-tributo che viene chiuso con “What A Wonderful World”, pezzo che Eva canta insieme a Chuck Brown. È l’ultima volta che la Cassidy canta in pubblico: il 2 novembre muore a soli 33 anni.
Il resto è noto.
Dopo la sua morte un paio di etichette discografiche decidono di pubblicare i suoi lavori. La label inglese Hot Records compra i diritti per l’Europa.
La Bbc2 passa la versione di “Over The Rainbow” e gli ascoltatori tempestano di telefonate la radio. Così si decide di stampare una raccolta antologica “Songbird”. È un successo eclatante: in poche settimane il cd vende un milione di copie e raggiunge il primo posto delle classifiche inglesi.
Da artista conosciuta solo dai fan di Washington, Eva Cassidy diventa una stella internazionale.
Il carattere schivo e semplice ne face una ragazza introversa. Amava la natura, la musica e la pittura anche se non intendeva l’arte come attività professionale.
Il suo sogno era quello di vivere in una casa sulla spiaggia.
Ma mi piace pensare che ovunque si trovi oggi, apprezzi le dimostrazioni di stima e ammirazione. Forse tardivi, ma sicuramente meritati.
Dello stesso autore: Il musicante Antonio Pascuzzo