“Ma cos’è la destra? Cos’è la sinistra?”

Giorgio Gaber
Giorgio Gaber

“Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra. È evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra…”. Intonava queste parole Giorgio Gaber nella sua “Destra Sinistra” del 1994, proveniente dall’album “Io come persona”.

Combinazione oggi Giorgio Gaber avrebbe compiuto 81 anni e dirompe nel giorno del silenzio elettorale, nella vigilia al voto per le regionali in Calabria ed in Emilia-Romagna con la sua originalità cantautorale ancora adesso contemporanea.

Giorgio Gaber è stata una voce fuori dal coro (e forse lo è tutt’ora). Irriverente, ironico, contestatore, analitico, osservatore.

Nella sua vita è stato cantautore, commediografo, attore, cabarettista, chitarrista e regista teatrale italiano. Uno tra i più influenti dello spettacolo e della musica italiana.

Il “Signor G”

Il “Signor G”, così come veniva chiamato dai suoi ammiratori, è stato uno dei primi interpreti del rock ‘n roll italiano e uno tra gli artisti con maggior numero di riconoscimenti dal Club Tenco.

Ha fatto alla fine degli anni ‘Sessanta il teatro come suo spazio di espressione. Per entrare in maniera diretta in contatto con il pubblico e forse anche un po’ con se stesso. La televisione e il successo che ne derivava, il guadagno dato dalla vendita dei dischi lo stavano condizionando, nelle sue scelte e nel suo stile di vita.

Così forse per ritornare ad una sua autenticità diede vita al “teatro canzone” ed interpretò il “Signor G”, se stesso, per l’appunto.

Il “Signor G” è “una persona piena di contraddizioni e di dolori”, un signore come tutti. “Il signor G è un signor Gaber, che sono io, è Luporini, noi, insomma, che tentiamo una specie di spersonalizzazione per identificarci in tanta gente” (diceva Gaber a tal proposito).

Così Gaber porta avanti questo spettacolo a tema, con canzoni che lo sviluppano, inframmezzate da monologhi e racconti. Tutto questo per allontanarsi da un mondo nel quale si sentiva in gabbia.

“Il Signor G” fu un pensatore libero, si dedicò ai temi come quelli della pazzia, del suicidio, degli attentati, dell’amore, della politica.

Gaber e la politica (“Io se fossi Dio”)

Giorgio Gaber non tirò mai le corde per un partito o per l’altro. Tutt’altro. Usava la sua arte per sfogare la sua frustrazione, che incarnava la frustrazione di tanti italiani, disillusi ma arrabbiati.

E allora sembrava essere in continua lotta contro qualsiasi parte politica.

«[Io se fossi Dio] è uno sfogo personale di uno che non ne può più della politica, che si sta inserendo in tutti i settori della nostra esistenza, del grande presenzialismo dei politici […]. [Una] politica che entrava dappertutto e che usciva rafforzata dal delitto Moro, invece di venirne colpita. Le bandiere bianche e rosse in Piazza San Giovanni furono il momento dell’affermazione dei partiti, che da quel punto hanno dilagato in ogni settore del nostro vivere.»

(G. Harari, «Giorgio Gaber», Rockstar, gennaio 1993)

La dirompente “Io se fossi Dio”, canzone della durata di 14 minuti, pubblicata dalla F1 Team, su disco da 12 pollici inciso solo da un lato, era stata scritta nel 1978, dopo l’uccisione di Aldo Moro. Ma fu pubblicata due anni dopo perché le case discografiche avevano paura ad esporsi.

Gaber e le mie due sue canzoni preferite

Ce ne sono tante canzoni di Gaber. Parlare di canzoni preferite forse è sbagliato. Perché presuppone il fatto che si conosca tutto il repertorio dell’artista. Ma per onestà intellettuale dico che non le ho scoperte tutte. Molte ancora devono arrivare alla mia conoscenza, devono passare dal mio ascolto. Ma due in particolare mi sono sempre piaciute. In due in particolare mi sono un po’ sempre ritrovata. Nel desiderio di contesta, nel desiderio di analisi, di una società difficile da analizzare. Lo studio dell’uomo, la sociologia, è uno studio bellissimo. E a volte si realizza grazie a canzoni come queste. Grazie ad artisti come Gaber.

“Il conformista”

È del 1999 “Il conformista”, proveniente dall’album “Un’Idiozia Conquistata a Fatica” e la trovo una canzone estremamente ed ironicamente acuta ed attuale.

“Il conformista
È uno che di solito sta sempre dalla parte giusta
Il conformista
Ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa
È un concentrato di opinioni
Che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani

E quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire
Forse da buon opportunista
Si adegua senza farci caso
E vive nel suo paradiso

Il conformista
È un uomo a tutto tondo che si muove
Senza consistenza il conformista
S’allena a scivolare dentro il mare della maggioranza
È un animale assai comune
Che vive di parole da conversazione”

“La Libertà”

È del 1973 “La libertà” e proviene dall’album “Far finta di essere sani”. Ed è una canzone che nella sua semplicità tocca la complessità di un concetto, quello della libertà, tanta ambita dall’uomo, ma che ancora oggi non ha ben compreso come raggiungerla.

“Vorrei essere libero come un uomo Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia

E che trova questo spazio Solamente nella sua democrazia

Che ha il diritto di votare E che passa la sua vita a delegare

E nel farsi comandare Ha trovato la sua nuova libertà

La libertà non è star sopra un albero Non è neanche avere un’opinione

La libertà non è uno spazio libero Libertà è partecipazione”.