La disputa del fiume: come trasportare l’attrezzatura senza naufragare
Salve cari lettori, sono Luigi Mussari, il vostro affezionato presentatore, qui per condurvi in un viaggio indietro nel tempo, tra le memorie impolverate e malandate di una serata indimenticabile con i Ragazzi del Mondo.
Ah, la vita del presentatore! Una gioia continua, tra la gente e i posti, sempre in movimento con gli amici, e le avventure che ti capitano come noci in un frullato. E una di queste avventure mi è scivolata tra le mani come un vecchio vinile riscoperto in soffitta.
Correva l’anno 1998, il 18 agosto per l’esattezza, quando il nostro caro gruppo, i Ragazzi del Mondo, si trovò catapultato in una piccola gemma pittoresca chiamata San Lorenzo, in Calabria. Ebbene sì, quel giorno abbiamo infranto record di serata, riunendo quasi un centinaio di anime, e vi assicuro che la nostra energia era pari solo alla nostra stanchezza.
Arrivammo sul luogo già alle ore 16:00, all’epoca in cui il fai da te era l’unica regola e i service erano ancora una rarità. Montare l’attrezzatura era d’obbligo, e il nostro caro fonico, Franco Costa, era già in preda all’ansia da prestazione.
Ma la sorpresa non tardò ad arrivare: il palco, nostro caro e indispensabile compagno di avventure musicali, era distante chilometri da dove avevamo parcheggiato il nostro furgone. Il panico si diffuse tra di noi più velocemente di una canzone orecchiabile.
Fu allora che il comitato locale ci offrì la soluzione: dei moderni motocarri “Ape” per trasportare l’attrezzatura. Ma ahimè, i nostri animi creativi temevano per la sicurezza delle nostre casse e preziosi strumenti. Una controversia da far impallidire le dispute medievali, mentre il tempo continuava a scorrere come le note di una sinfonia incompiuta.
Il summit prosegue, senza una soluzione in vista. Nel frattempo, gli artisti si dedicano ad attività varie per ingannare il tempo, come l’immancabile finta telefonata di Angelo al comitato, con tanto di ironia sulla situazione. Ma il fiume da guadare sembrava diventare un vero e proprio Rubicone per noi.
Mentre il sole calava e la stanchezza cominciava a farsi sentire, il tastierista Francesco manifestava i primi segni di cedimento. Eppure, nonostante l’impasse, la serata era ancora lontana dal realizzarsi.
Le ore passavano, e alle ore 19:00 il gruppo ancora non aveva “guadato” quel famoso fiume che ci separava dal palco. Una giornata che rimarrà impressa nella memoria dei ragazzi del gruppo come una delle più incredibili avventure mai vissute.
E così, cari lettori, vi lascio con il rimpianto di una serata che non fu, di un palco mai calpestato, e di un ritorno alla base fatto a malincuore. Ma è proprio in queste avventure mancate che si nasconde il sapore più autentico della vita degli artisti: fatta di imprevisti, di risate, e di ricordi che, anche se opachi, brillano ancora come stelle nel buio della memoria.
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