‘Mi chiamo Maya’, un film che celebra la forza dei legami familiari
Il 2015 ha visto l’uscita di ‘Mi chiamo Maya’, un film diretto da Tommaso Agnese e prodotto dalla Magda Film, in collaborazione con Rai Cinema. Quest’opera cinematografica ha segnato l’inizio del Magna Graecia Film Festival, attualmente in corso sul lungomare di Catanzaro.
In una giornata ventosa sul lungomare, Calabria Magnifica ha avuto l’opportunità di intervistare il regista esordiente, Tommaso Agnese, e l’attore Giovanni Anzaldo, noto per il ruolo di Marc Bresson nel film. ‘Mi chiamo Maya’ è uno dei otto film in gara durante il MGFF.
La trama
Niki e Alice, due giovani sorelle legate dalla stretta connessione con la madre Lena, trovano la loro vita sconvolta dopo un tragico incidente stradale che ha portato alla morte di Lena. Tornando a Roma dopo una vacanza in Toscana, dove avevano trascorso momenti felici, le tre donne si ritrovano coinvolte in un evento devastante.
Mentre Niki esce dall’incidente illesa e Alice riporta solo un braccio rotto, Lena perde la vita sul colpo. Questo improvviso evento lascia le due sorelle senza genitori e le costringe a una nuova realtà. Ora si trovano temporaneamente ospitate in una casa-famiglia, sotto la guida dell’assistente sociale Cecilia Fornari, con la minaccia di essere separate.
Per evitare la separazione e cercare una nuova vita insieme, Niki decide di fuggire insieme a sua sorella. Inizia così un viaggio pieno di avventure e scoperte, un vero e proprio percorso di crescita. Lungo il cammino, incontrano una varietà di personaggi, ognuno con la propria storia e sfide da affrontare.
Tra questi c’è Sara, una donna dal passato turbolento e senza scrupoli, Elisabetta, una giovane viziata che vive in una realtà fatta di privilegi, Marc Bresson, un artista di strada dal cuore d’oro, e Bea, una ragazza dallo stile punk dall’animo oscuro. Questi incontri segnano una serie di tappe cruciali nel viaggio delle due sorelle verso la maturità e l’indipendenza, portandole a esplorare mondi completamente diversi e a confrontarsi con sé stesse in modi inaspettati.