Gli anni più belli di Gabriele Muccino è il tentativo di fotografare gli ultimi 40 anni di una generazione di cinquantenni in cui ognuno può riconoscersi oppure concedersi di immedesimarsi in un aspetto caratteriale tracciato nei personaggi.
Le varie citazioni cinematografiche e soprattutto l’omaggio a Ettore Scola di “C’eravamo tanto amati” risultano molto ambiziosi. L’amore verso la città di Roma ripresa nei suoi angoli più belli regala però al pubblico una storia d’amore verso la vita raccontata con, sullo sfondo, un’Italia in fase di cambiamento.
Lo scorrere del tempo è il vero protagonista del film in cui si intrecciano amori, amicizie, speranze e delusioni di quattro amici interpretati da Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria e Micaela Ramazzotti. Ragazzi adolescenti che restano uniti, con fisiologici alti e bassi, anche da adulti.
Una generazione di cinquantenni che ancora rincorre sogni
Muccino riesce a frullare emozioni ma riversa nel mixer anche un po’ di stereotipi. È un film per certi versi “urlato”, non concede molti spazi alla riflessione e alla rivisitazione di un periodo storico importante. Di scontri di piazza tra polizia e manifestanti nel 1982, anno dei mondiali di Tardelli e Paolo Rossi, non ce ne furono, ad esempio. Eventi come la caduta del muro di Berlino o lo scandalo di Mani Pulite e la politica di Silvio Berlusconi sono solo un background sfocato; nel film c’è quindi il raccontare lo sviluppo della vita dei singoli personaggi con il loro carico generazionale fatto di passioni e delusioni. La pellicola si concentra sull’individuo con qualche inciampo in stereotipi legati agli anni Ottanta.
Il film della durata di 129 minuti, si divide idealmente in tre parti, corrispondenti alla fasi della vita: adolescenza/gioventù/maturità. Non convince molto quella affidata ai ragazzi adolescenti e a un Kim Rossi Stuart studente ventenne. Molto più incisiva e finalmente d’impatto è l’ultima parte in cui i protagonisti, ormai cinquantenni, si ritrovano a tirare le somme e a fare un bilancio delle proprie vite.
Una menzione particolare va fatta a Emma Marrone che interpreta Anna, la moglie volitiva di Claudio Santamaria, e che ne esce più o meno bene in una parte da coprotagonista.
“Gli Anni Più Belli” di un Claudio Baglioni incoronato “re” da Muccino
La colonna sonora è affidata a Nicola Piovani, ma è Claudio Baglioni che troneggia sia con i suoi brani (uno fine settanta, per la verità) sia con l’inedito che non a caso porta il nome del film. Infatti, inizialmente il film aveva come titolo “I Migliori Anni”, chiaro riferimento alla canzone Renato Zero, “I migliori anni della nostra vita”, ma successivamente si è preferito rendere omaggio alla canzone di Baglioni “Gli anni più belli”, appunto.
Claudio Baglioni e il cinema
Claudio Baglioni e il cinema hanno avuto, sin dall’inizio, un rapporto non costante ma proficuo. Basti pensare alla colonna sonora di Fratello Sole Sorella Luna di Franco Zeffirelli oppure al cammeo in Ipotesi sulla scomparsa di fisico atomico di Leandro Castellani. Oppure, ancora, al film di Riccardo Donna che riprende (purtroppo malamente) in toto la storia di Questo Piccolo Grande Amore che lo stesso Baglioni aveva concepito come un album dal taglio cinematografico, nel 1972. E non sono mancate le collaborazioni anche recenti con registi del calibro di Giuseppe Tornatore, ad esempio.
Ma l’incontro tra il Muccino e l’autore di Questo Piccolo Grande Amore ha decretato un cambiamento sostanziale anche dell’anima del film stesso. In realtà Baglioni, nell’immaginario collettivo, raccoglie in sé sia alcuni contenuti dei film di Muccino sia l’idea di cantante d’amore legata proprio agli anni Settanta/Ottanta. Che poi possa essere un falso ideologico è da stabilire.
Inizialmente, il motivo dell’incontro tra Muccino e Baglioni riguardava l’inserimento di alcuni brani storici del cantautore, in fase di post produzione. Infatti, all’interno del film vengono citate “E Tu Come Stai?”, che è stata pubblicata nel 1978 nell’album omonimo, e anche “Mille Giorni di te e di Me”, pubblicata nel 1990 e contenuta nella pietra miliare baglioniana per eccellenza, “Oltre”. Quest’ultima viene “urlata” in auto da Santamaria e la Ramazzotti dopo una serata passata insieme agli amici.
Ed è durante i meeting di lavoro che Baglioni ha fatto ascoltare a Muccino alcuni suoi inediti. Alla fine, il regista ha scelto proprio Gli Anni Più Belli come brano trainante e titolo del suo film.
Il testo della canzone è ispirato alla sceneggiatura, infatti Baglioni lo ha completato dopo la visione del film cercando di raccontare, attraverso le sue note, il cerchio della vita, le emozioni e i ricordi del passato che hanno ancora un impatto sul presente.
Muccino racconta: “Ho incontrato Claudio perché volevo chiedergli alcune delle sue canzoni e proprio mentre parlavamo mi disse che aveva alcuni singoli nuovi. Quando uno come Baglioni ti offre la sua musica, non puoi certo rifiutare. A quel punto è cambiato anche il titolo del film. La canzone di Claudio richiama gli anni Ottanta, ma, insieme, racconta anche tutti gli anni dei suoi protagonisti.”.
Il film è uscito nelle sale italiane ieri, 13 Febbraio. Vedremo l’impatto con il pubblico, il gradimento e se riuscirà a scalzare Checco Zalone e il suo Tolo Tolo.