“Questa di Marinella una storia vera che scivolò nel fiume a primavera“.
Inizia così una delle più belle e famose liriche messe in musica dal cantautore Fabrizio de André. Un testo e una melodia che sono entrati nella storia della musica leggera italiana, anche grazie a una magistrale interpretazione di Mina. C’è da dire che la versione iniziale de “La storia di Marinella” fu parzialmente censurata. Infatti, non è certamente una canzone d’amore classica degli anni sessanta dove cuore fa rima con amore. Non è altrettanto vero che l’amore non trapeli. Anzi. È l’amore di un autore che andò oltre la rima e oltre il tempo per regalare luce a uno spaccato di vita invisibile.
Ma se questa canzone è ormai patrimonio universale, la storia vera che la ispirò ha invece una radice calabrese che è sicuramente meno nota al grande pubblico.
Come raccontò lo stesso De André al famoso giornalista Vincenzo Mollica (tra l’altro anche lui calabrese), la canzone nacque da un fatto di cronaca nera successo nel 1953. L’ispirazione fu l’omicidio di una ragazza, costretta a prostituirsi nell’area del Tanaro o nella Bormida, trovata cadavere nel fiume da un operaio che stava andando al lavoro in bicicletta.
Evidentemente, il giovane De André, grazie alla sua sensibilità, rimase colpito dalla storia di questa Marinella anche per i risvolti della cronaca. Per questo motivo volle darle un po’ di dignità attraverso la poesia, anche perché il suo assassino è ancora ignoto e chissà se ancora vivente.
Bisogna aspettare il 2007 per avere altri dettagli della storia di Marinella. Infatti, a gennaio di quell’anno Roberto Argenta, uno psicologo astigiano, fece una ricerca per risalire al fatto di cronaca. Lavorando sui documenti pubblicati dai giornali locali, l’estimatore di Fabrizio de André trovò un articolo in cui si parlava del ritrovamento del corpo senza vita di una giovane donna, una certa Maria Boccuzzi.
Chi era la vera Marinella?
Fu così che la storia di Maria Boccuzzi divenne un caso di cronaca e raccontata pubblicamente, con tanti dettagli.
La storia di Marinella quindi inizia proprio come nella canzone: dalla sua morte, dipinta come una prostituta che sognava l’amore. Aveva solo 33 anni quando il corpo fu ritrovato il 28 gennaio 1953 nell’Olona, una località alla periferia di Milano.
Il titolo del primo articolo pubblicato era “Carica di vistosi gioielli all’appuntamento con la morte“. Una descrizione intrisa di falso moralismo il cui contenuto non aggiungeva molto sulle vicende umane della donna. Il rendiconto riguardava la vita di una prostituta il cui nome d’arte era Mary Pirimpò che, volendo fare la ballerina, era finita invece in un giro losco dopo essersi innamorata di un personaggio torbido.
Successivamente, un altro giornale – la “Nuova Stampa” – riprende la notizia qualche giorno dopo il ritrovamento del corpo.
“La mondana trovata uccisa nell’Olona” è il titolo dell’articolo che però scava nella vita di Maria Boccuzzi un po’ più nel profondo, facendo conoscere la sua storia e il suo dramma.
“Quella di Maria Boccuzzi…è la storia di una vita torbida troppo presto conclusasi. Venuta a Milano con i genitori dal piccolo centro calabrese di Radicena, dov’era nata l’8 ottobre 1920, Maria Boccuzzi abbandonava la famiglia e il modesto lavoro di operaia alla nostra Manifattura tabacchi, per inseguire la chimera dell’arte scenica. Ma cadde sempre più in basso, fino ad essere fermata una notte dalla squadra buoncostume”. Altri dettagli sull’omicidio raccontano: “sei ferite d’arma da fuoco inducono a ritenere che l’assassino abbia anche infierito sulla disgraziata e, deciso a rendere quanto più perfetto il delitto, abbia provveduto a cancellare ogni possibile traccia del suo crimine…s’impadronì di tutti i suoi documenti, tra cui doveva esserci…una polizza di assicurazione sulla vita che garantiva un capitale di 300.000 lire a beneficio degli eredi eventuali”. (Fonte: Il Redattore)
Il cadavere della Marinella fu ritrovato sotto un ponticello in via Serra, all’altezza di piazza Stuparich. Una vita spezzata per mano di chissà chi.
Un sogno lecito infranto in un’Italia del boom economico
La storia della giovane Maria parte dalla Calabria e si interrompe in una Milano dal contesto particolare.
L’Italia usciva fuori da una guerra ed era in piena ricostruzione. Sognare era lecito, anzi la valigia era sempre colma di speranze e di progetti.
Anche le famiglie potevano rilassarsi davanti alle prime televisioni. Mentre al cinema regnavano i divi americani di Hollywood, proprio negli USA nasceva la prima televisione a colori.
Ma non era un contesto completamente sereno. L’attore Charlie Chaplin venne accusato di maccartismo; a Berlino est i carrarmati sovietici intervennero contri alcuni operai; a Cuba iniziò la rivoluzione; Trieste fu teatro di violente manifestazioni represse dagli americani.
Se da un lato, c’è l’aspetto romantico – come l’incoronazione della regina Elisabetta – dall’altro l’Italia vede tante vittime per colpa di violenti nubifragi, delle quali alcune sono proprio calabresi.
Per uno strano scherzo del destino, anche in quell’anno venne ritrovato sulla spiaggia di Torvajanica il corpo senza vita di un’altra ragazza. Anche la ventitreenne Wilma Montesi non avrà giustizia: per lei le indagini non porteranno a identificare l’assassino. E anche in quel caso, il contesto non era chiaro. Si seppe solo di alcune frequentazioni della “Roma bene”, provocando turbolenze negli ambienti della politica.
La storia di Marinella parte da Taurianova fino a Milano in cerca di un destino diverso
Maria Boccuzzi invece veniva dalla Calabria dove vi era nata l’8 ottobre 1920, in un piccolo centro calabrese chiamato Radicena (nell’attuale comune di Taurianova).
All’età di 9 anni si trasferisce a Milano con la famiglia. Milano significava soprattutto futuro e come fa una ragazzina non sognare un destino diverso? Magari fatto di paillettes e lustrini?
Ironia della sorte, fu proprio il suo omicidio a regalarle un po’ di notorietà. Per molto tempo, i giornali parlarono di lei soprattutto in cerca del colpevole. Anche la Questura di Milano si occupò di questo caso, impiegando le migliori forze. Il commissario Mario Nardone, papà dell’attuale Squadra Mobile, si interessò al caso. Furono interrogate migliaia di persone, coinvolgendo anche l’interpool di Genova.
Ma le indagini portarono a nulla.
Scavando nel suo vissuto, si scoprì che all’età di 15 anni conobbe uno studente senza arte né parte e se ne innamorò perdutamente. All’epoca lei lavorava presso la Regia Manifattura Tabacchi e per quell’amore sfidò la famiglia che era contraria alla relazione. Infatti, per difendere il suo amore scappò di casa, tagliando i ponti con la famiglia e macchiandosi di disonore.
Purtroppo, l’amore durò poco. Dopo solo un anno, il giovane studente la lasciò.
Da questo momento in poi iniziarono i guai per la giovane “Marinella”.
Decise di diventare ballerina con il nome d’arte Mary Pirimpo e per realizzare questo sogno incominciò a frequentare i locali notturni di Milano.
Fu proprio in uno di questi locali che conobbe Jimmy, un ex ballerino di Wanda Osiris, che di giorno vendeva assicurazioni e la notte si dedicava al lavoro di animatore nel night club Arethusa.
E fu proprio Jimmy a farle conoscere un certo “Carlone” che l’avviò alla prostituzione, dopo averle fatto capire che essere gentile con i clienti l’avrebbe aiutata a mantenersi.
Quando la sfortunata “Marinella” fu ritrovata, entrambi gli uomini furono ascoltati più volte, ma non essendoci prove sufficienti per accusarli di omicidio, furono rilasciati.
Ancora oggi, il motivo dell’omicidio resta un mistero.
“Questa è la tua canzone, Marinella
Che sei volata in cielo su una stella
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose“
Forse Maria, Mary e Marinella non sono mai morte. La poesia di De André le ha rese immortali, facendo arrivare la loro storia fino a oggi e negli anni a seguire.
La giovane Maria, carica di sogni in partenza dalla Calabria, l’artista Mary che sognava di diventare ballerina, e Marinella, che nasce già morta, alla fine la sfortuna non le ha annientate.
Tutte e tre sono ora delle Muse donate all’eternità.
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