Sandro De Bonis illustra la meraviglia nell’arte di Claudio Baglioni

La copertina del saggio di Sandro De Bonis

“La meraviglia, si presenta, dunque, come evento molteplice, perché produce nel vivente uomo uno sguardo interrogante e illuminante, condizione che lo espone a una costante apertura nei confronti del mondo. Come è possibile aprirsi al mondo se il mondo è l’abisso che ti comprende?”

Sandro De Bonis, cosentino di nascita e docente di filosofia a Pavia. Laureato in filosofia, ha pubblicato il suo secondo saggio sul pensiero e sulla poetica di Claudio Baglioni. Questa volta l’analisi o meglio il sonar con cui scandaglia la discografia complessa e vasta del cantautore romano non è il parallelo con il mondo filosofico, ma con un aspetto di questo: la meraviglia.

Già nel primo libro, l’autore raccontava lo stupore di un artista, ma soprattutto di un uomo. Un Baglioni che parla a una umanità varia, attraverso riflessioni sulla stessa vita. Tutto ciò avviene come in un viaggio dove l’uomo è sempre al centro dell’universo: al centro di un frammento della vita, di un nuovo giorno.

Il libro di Sandro De Bonis “Lo sguardo di meraviglia nell’arte di Claudio Baglioni” (Giacovelli Editore – marzo 2023 – ISBN:  9791281113411) è anche questo un viaggio, un cammino, in cui la meraviglia è il sentimento che nutre il pensiero. Pensiero che è motore della conoscenza del mondo nel suo interno e del mondo in relazione all’uomo.

L’esplorazione intellettuale diventa l’occasione per percorrere un viaggio attraverso l’universo artistico di Claudio Baglioni. Egli è poeta e narratore della stessa vita, in quanto viaggiatore virtuale e fonte di stupore per sé stesso e per gli altri. Ma è anche l’occasione inversa e cioè quella di cogliere gli aspetti della vita attraverso i versi.

Infatti, De Bonis afferma: «L’artista vive nella sua carne la vivente relazione con la vita, per questo egli non produce oggetti, ma lascia al puro essere le cose che incontra, il suo gesto le riconsegna “alla nuda cosa”, le smuove dalla fissità che il pensiero comune le colloca, liberandole alla loro libertà, al loro essere quelle che sono.»

Claudio Baglioni ovviamente non ha una chiave di lettura unica della vita e del suo senso profondo, non è sistematico. Ma attraverso la sua arte consegna la meraviglia all’ascoltatore e cioè il carburante necessario per azionare il motore della scoperta. L’ascoltatore ha l’opportunità di cogliere lo spunto di una riflessione poetica e di farla propria scandagliando il proprio mondo e quello in relazione con esso.

 De Bonis fa spesso riferimento a una canzone di Claudio Baglioni pubblicata nel 2013 nell’album “ConVoi”. La canzone citata è “In Cammino”. Già il titolo dell’album ci rimanda al viaggio. La contrazione dello spazio tra le due parole “Con” e “Voi” ci riportano alla parola inglese Convoy, Convoglio. Ed è già palpabile l’idea del viaggio come scoperta, come fecero gli esploratori nel continente americano.

In questa canzone Baglioni scrive: “Cerchiamo sulla via la latitudine di un nuovo sogno di bambino che non abbia mai margine dietro la frenesia. L’irrequietudine dell’urlo teso di un violino che ci dia vertigine.”

La meraviglia attraverso gli occhi dei bambini non è la prima volta che viene espressa nelle sue canzoni. È l’onestà e la curiosità, la voglia e la frenesia di scoprire il mondo. In sintesi, la stessa vita.

Il personaggio onirico di “Oltre” (1989) è lo stesso Baglioni che da bambino non sapendo pronunciare bene il suo nome si presentava agli adulti come Cucaio. Gli occhi di Cucaio sono gli stessi del Viaggiatore adulto, ma coperti dal telo della vita. Cucaio è un esploratore, osserva il mondo circostante, si pone degli interrogativi esistenziali che riguardano sé stesso e gli altri. Cucaio è la ricerca dell’io più profondo che necessita di attraversare il buio per arrivare alla luce.

Anche in decenni precedenti, i bambini hanno rappresentato la speranza e il viaggio all’incontrario dell’uomo. Basti pensare a “Uomini Persi” (1985) in cui delinquenti, assassini, spacciatori si raccontano attraverso la loro infanzia in cui si era protetti dal mondo che poi li inghiottirà drammaticamente.

La meraviglia e lo stupore sono ben espressi in quasi tutte le canzoni di Baglioni sin dagli esordi, ma si concretizza in poesia man mano che l’artista completa la sua maturazione sebbene ci sia già in seme, da giovanissimo.

Gli input dialettici e gli stimoli alla riflessione nella poetica di Claudio Baglioni sono molteplici, ma toccherà il suo apice quando è la stessa vita che si associa al sogno.

Il sogno rappresenta la speranza, il nuovo, l’attesa della felicità. Il sogno è lo stupore dei nuovi occhi.

Secondo De Bonis, Claudio Baglioni definisce lo stupore anche la stessa esperienza umana in quanto la vita è unica e preziosa. È il tema centrale, infatti, di “La Vita è Adesso” (1985) dove è rappresentata idealmente una giornata alle porte del nuovo secolo. La vita, nella sua complessità, appare ancora più semplice attraverso la quotidianità ed ecco che lo stupore può avvenire in qualunque parte del giorno: dal risveglio al riposo notturno, dal chiasso al silenzio, nella luce e nel buio.

Lo sguardo di meraviglia nell’arte di Claudio Baglioni” è un saggio consigliato a chi già conosce la poetica di Claudio Baglioni e vuole cogliere altri aspetti oppure per chi è appassionato di filosofia e ignora totalmente la discografia dell’artista romano.

È infatti sulla curiosità che il saggio di De Bonis fa leva in tutti i sensi. Secondo Aristotele è la stessa filosofia a nascere dalla meraviglia ed è umanamente accessibile a tutti. La curiosità, la meraviglia e lo stupore sono dei beni universali. Ecco perché l’arte di Claudio Baglioni ci appare come fonte di continue meraviglie, di stimoli a riflettere la condizione umana. Ed è attraverso l’InCanto, tanto caro a Baglioni, che è possibile scoprire che anche la gioia ci trafigge e che anche la sera della infelicità può splendere superando l’incertezza.  

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