Anticipato per sopraggiunti impegni istituzionali, si è tenuto questa mattina presso il Comune di Cetraro il previsto incontro tra il Governatore della Calabria e i rappresentanti dei Comuni dell’Alto Tirreno cosentino e della Valle dell’Esaro. All’incontro, moderato ed introdotto dal sindaco di Cetraro, Angelo Aita, hanno preso parte anche i rappresentanti dei comitati spontanei sorti in difesa dell’ospedale “Iannelli” e della sanità dell’ Alto Tirreno cosentino, i consiglieri regionali Giuseppe Aieta, Fausto Orsomarso, Mauro D’Acri, il delegato del presidente Oliverio in materia sanitaria Franco Pacenza e il Direttore dell’Asp di Cosenza Raffaele Mauro.I lavori si sono articolati attraverso un ampio e proficuo dibattito, in cui è stata ribadita la forte volontà di cittadini e amministratori di battersi con ogni mezzo e con ogni strumento perché venga pienamente assicurata la cura e la tutela della salute dei cittadini dell’Alto-Tirreno cosentino.
“Siamo qui -ha detto il presidente della Regione a conclusione del dibattito- non per cavalcare campanilismi o per celebrare contrapposizioni, ma per dibattere una questione fondamentale, che è quella di assicurare servizi sanitari che possano garantire anche ai cittadini di questa vasta area il primo dei diritti che è quello della tutela della salute. Sei anni di commissariamento della sanità in Calabria, anziché migliorare le cose le hanno aggravate. I dati parlano chiaro. La migrazione dei calabresi verso altre regioni è aumentata e i costi sono lievitati. Mentre prima ci si spostava per cure particolari, di alta specialità, ora ci si sposta anche per patologie cosiddette “ordinarie”. Le liste di attesa, invece di accorciarsi, si sono allungate. Tutto ciò ha prodotto in questi anni nella nostra regione un clima di sfiducia, a volte anche ingiustificato, perché anche qui ci sono medici bravissimi e strutture di eccellenza, che spinge i calabresi ad emigrare per curarsi. Lo fa chi ne ha la possibilità e anche chi è costretto a stringere la cinghia e a fare sacrifici enormi per garantirsi le cure. Questo è il punto su cui ci battiamo da tempo e su cui pretendiamo risposte serie ed urgenti. Non c’è nessuna guerra di potere fra me e i Commissari al Piano di Rientro dal debito sanitario. Sin dal primo momento abbiamo auspicato ed invocato un rapporto di cooperazione e collaborazione nell’interesse dei calabresi. Purtroppo, però, abbiamo dovuto constatare una gestione dell’istituto del Commissario che non ama il terreno del confronto e del dialogo. Non lo ama con la Regione, con i sindaci e con i territori.
Il decreto n. 64 sulla riorganizzazione della rete ospedaliera in Calabria è stato emesso senza che il presidente della Regione, il suo delegato o chi per lui, fosse preventivamente coinvolto ed è stato trasmesso al Dipartimento “Salute” della Regione la sera prima che venisse pubblicato. Io non chiedo nulla. Chiedo solo che ci sia rispetto per i calabresi. L’ho chiesto al Governo, ne ho parlato a Palazzo Chigi, ho posto queste questioni, ancora una volta l’altro ieri, al Ministro Lorenzin. Ora dico basta: la ricreazione, se ricreazione c’è mai stata, è finita! Questo capitolo deve essere chiuso definitivamente, una volta per tutte. La Regione deve essere messa nelle condizioni di esercitare la sua funzione costituzionale. A me non interessa se si vogliono continuare a mantenere commissari esterni. Il misuratore del governo della sanità in Calabria sono le risposte da dare ai cittadini calabresi. E noi vogliamo dire la nostra. Una qualificazione dei servizi non si attua solo ed esclusivamente attraverso tagli lineari, così come è avvenuto in questi anni.
Il nostro obiettivo deve essere quello di deospedalizzare al massimo la sanità calabrese, potenziando i servizi sanitari sui territori e riorganizzando la rete ospedaliera in funzione dei bisogni e della necessità dei nostri concittadini. Tutto ciò finora non è stato fatto ed ha prodotto i guasti a cui assistiamo oggi: i pronto soccorso scoppiano e gli ospedali non reggono più la domanda pressante che viene dalle popolazioni”.
“Non è strumentalizzando e dividendo –ha aggiunto Oliverio- che si gestisce la sanità in Calabria, ma con l’equilibrio, il buon senso ed ascoltando la domanda di salute che viene dai territori. Occorre un approccio serio e responsabile di governo dei processi anche da parte dei territori che devono presentarsi uniti e con proposte serie e responsabili come hanno fatto il sindaco Praticò e i sindaci dell’Alto Tirreno cosentino rispetto alla struttura di Praia a Mare. Nessuno pensa che in Calabria si possa o si debba ritornare ai 42 ospedali di una volta sparsi su tutto il territorio regionale, ma le richieste che corrispondono ai bisogni del territorio devono essere tenute nella dovuta considerazione”.
“La discussione di oggi–ha sottolineato il presidente della Giunta regionale- è stata utile ed importante perché ha evidenziato, in questo senso, una grande maturità e consapevolezza dei sindaci, degli amministratori e degli stessi cittadini. Su questa impostazione unitaria e non campanilistica bisogna insistere e continuare a battere. Il Direttore Generale della più grande Asp della Calabria ha, su questa linea, il pieno sostegno del presidente della Regione. Occorre assolutamente evitare il gioco dello scaricabarile o delle “tre carte”. Mauro ha esposto la sua proposta. I Commissari ne prendano atto se vogliono realmente aiutare questo territorio. Il nostro obiettivo è quello di invertire la rotta. E per quanto mi riguarda su questa linea mi batterò senza risparmio di energie”.
“Se a settembre, cioè tra poco più di 20 giorni –ha concluso il presidente della Regione- non registreremo una concreta inversione di tendenza sulle questioni che abbiamo posto sul tavolo del Ministro e del Governo e che abbiamo discusso anche oggi, si aprirà un’altra fase. Non permetteremo che ci siano “masanielli” o populisti a cavalcare i bisogni veri e profondi della Calabria. Il sottoscritto e i consiglieri regionali, sia di governo che di opposizione, sono stati eletti per rappresentare la Calabria nei suoi bisogni più profondi e acuti. Il primo di questi bisogni è quello della tutela della salute. Il primo diritto di una persona, uomo o donna che sia, è quello di avere risposte in merito alla cura e alla tutela della salute. Non abdicherò a questa responsabilità, perché se lo facessi tradirei il consenso che mi è stato dato e le ragioni stesse per cui mi sono e ci siamo messi in campo. Quello di questi giorni, quindi, è un passaggio delicatissimo. La tendenza deve essere invertita, altrimenti ci vedremo ai primi di settembre non solo con i sindaci dell’Alto Tirreno cosentino, ma con tutti i sindaci della Calabria”.