Conversazione intima con Rupert Everett al MGFF: dal debutto a Another Country a The Happy Prince
CATANZARO, 31 LUG 2018 – Iniziato il fitto programma di incontri e proiezioni della XV edizione del Magna Graecia Film Festival, dedicata alla memoria dell’indimenticato Maestro Vittorio De Sica, ideata e diretta da Gianvito Casadonte, con Silvia Bizio presidente del Comitato artistico e dedicata alle opere prime e seconde, che si svolgento in questi giorni nell’are porto di Catanzaro fino al prossimo 5 agosto.
Sotto i flash dei fotografi sono sfilati nomi del firmamento cinematografico internazionale, dal regista e sceneggiatore Premio Oscar Oliver Stone all’attore inglese Rupert Everett, che ha ricevuto la Colonna D’Oro realizzato dal Maestro orafo Michele Affidato (che da anni ha legato il suo nome al Festival).
Alla serata inaugurale hanno preso parte anche l’attore e regista Edoardo Leo, uno dei giurati di questa edizione del festival, l’attrice e presentatrice radio e tv Carolina Di Domenico, quest’anno scelta come conduttrice delle serate della kermesse, l’attore catanese David Coco, che sarà in concorso con il suo film “Malarazza”, di cui è uno dei protagonisti, e il regista Gianfrancesco Lazotti. La serata è stata caratterizzata dalla proiezione “Il padre d’Italia”, diretto dal calabrese Fabio Mollo e interpretato da Luca Marinelli e Isabella Ragonese, che racconta del viaggio nell’Italia di oggi di un commesso gay e di una giovane donna incinta alla ricerca di uno spazio nel mondo.
Ma l’evento più importante è stata la presenza della star internazionale Rupert Everett. Durante la sua permanenza nella mia città è stata una piacevole esperienza incontrare ed intervistare Rupert Everett.
Intervista a Rupert Everett: la magia del cinema e il fascino dell’Italia
Salve, Rupert, è un piacere incontrarti. Uno dei tuoi film che mi ha colpito di più è stato Another Country di Marek Kanievska e che il festival ha riproposto in sala. Sono entusiasta di poterti fare alcune domande a riguardo. Mi piacerebbe saperne di più su come questa esperienza abbia influenzato il tuo percorso nel cinema e come hai affrontato la transizione dal teatro al cinema.
Ricordo bene quel set, era il mio primo lavoro nel cinema e sono stato molto fortunato a poterlo fare. Avevo fatto un provino per essere nello spettacolo teatrale scritto da quel grande autore che è Julian Mitchell, che ha avuto uno straordinario successo. Il mio era davvero un grande ruolo, mi ha dato tante opportunità quando ero molto giovane (e le ha date a molti altri attori della mia generazione. Marek era magnifico come regista, sfortunatamente ha fatto solo quattro film e poi ha cambiato vita., Non so perché scelse di raccontare questo tema, è il suo unico a tematica omosessuale, ma ha fatto un lavoro fantastico, ha parlato a tantissime persone. Sono contento di poterlo rivedere, non lo faccio dagli anni Ottanta: quando commuovi il pubblico con un film come riuscì a fare questo è importante, è davvero magico avere queste possibilità nella vita.
Che rapporto hai con se stesso oggi e cosa stai facendo?
Da giovane ero ossessionato dalla mia immagine ma a un certo punto ho detto basta: ne sono consapevole, devo molto della mia carriera al mio aspetto fisico. Ora vivo con mia madre in un paesino del Wiltshire, in Inghilterra, lei ha 92 anni. Ci sto bene, anche se gli inverni da noi sono piovosi e un po’ tristi, da novembre in poi qui si allaga sempre tutto. Lavoro quando posso, al cinema o a teatro, poi scrivo, esco con i miei cani, leggo, posso dire che sono felice. Non sono più timido, a questa età si è troppo vecchi per esserlo.
Rupert, hai un fortissimo legame con il nostro Paese, come dimostra anche la tua padronanza della lingua italiana. Puoi parlarci di questo legame?
L’Italia ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore. Amo la cultura, il cibo, la gente. Ho passato molto tempo qui, specialmente durante i miei anni formativi come attore. La lingua italiana è qualcosa che ho voluto imparare per immergermi completamente nella vostra cultura, e questo mi ha permesso di lavorare in Italia e di capire meglio i miei colleghi italiani. La vostra passione per l’arte e il cinema è contagiosa e ha influenzato molto la mia carriera.
Nel 2018 è uscito il tuo film The Happy Prince – L’Ultimo Ritratto di Oscar Wilde, incentrato sulla figura di Oscar Wilde, con te nel ruolo da protagonista. Hai attraversato un lungo viaggio per arrivare a realizzare questo film riguardante Oscar Wilde. Ci puoi raccontare qualcosa in merito?
Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura dieci anni fa ed ho impiegato questo tempo anche per trovare i fondi per la realizzazione e devo ammettere che in questo periodo non è facile produrre un film di questo genere. Il film era ambientato a Parigi ma avendo dovuto realizzare le riprese in Germania e in Belgio sono dovuto ricorrere all’aiuto della fotografia. Toulouse Lautrec assieme ad altri pittori dell’epoca, che ritrassero Parigi, mi hanno ispirato nello scegliere il tipo di fotografia. Nel mio film ci sono molti sipari che si aprono anche perché Wilde era un personaggio fortemente teatrale quindi questo non poteva mancare.
In poco meno di mezz’ora di conversazione, Rupert Everett ci ha guidato attraverso i sentieri della sua carriera e della sua vita, con la sincerità e la passione che lo contraddistinguono. Grazie, Rupert, per aver condiviso con noi la tua storia e le tue riflessioni.
Concludiamo questo magnifico incontro con la promessa di seguire con interesse i prossimi capitoli della sua straordinaria carriera.
LEGGI ANCHE: Magnifico incontro con Matthew Modine | MGFF 2016
Magnifico incontro con Bianca Nappi | MGFF 2017
Magnifico incontro con Philippe Leroy | MGFF 2015
PLAYLIST CALABRIA MAGNIFICA: MAGNA GRAECIA FILM FESTIVAL