Il secondo album di Giovanni Baglioni “Vorrei Bastasse” arriva a noi dopo 14 anni dal primo lavoro “Anima meccanica”. Tanto tempo atteso, tra ripensamenti ed esperienze artistiche formative
Lo spazio e il tempo sono fatti così: pensiamo che siano unici esattamente come pensiamo di essere noi unici nell’universo. Invece, ogni volta che una stella finisce il suo ciclo di vita si forma un buco nero dove andranno a confluire tutte le cose. Formano una nuova vita, una nuova vita che nasce però dall’ignoto, in una parte dove ancora la luce non c’è.
È l’alba del 19 maggio di un anno qualunque in qualche parte di questa vita frammentata. È un giovedì come tanti che inizia con una tazza di caffè e un sottofondo musicale per salutare un nuovo giorno che fa capolino su una terrazza fronte mare.
Non solo il giorno, ma tutte le cose hanno all’inizio il loro mattino, a pensarci bene. C’è sempre una nascita da qualche parte del mondo che ha in sé il sapore del futuro, dell’incerto, dell’attesa… o della rinascita. Cosa c’è più bello di una rinascita?
Può essere un bambino che viene al mondo, ma può essere anche un oggetto inanimato che prende vita grazia al soffio dell’arte. Così un giorno di un calendario qualsiasi nasce anche una musica, un suono. Un’eco.
Amo passeggiare lungo la spiaggia appena il sole sorge. Sulla battigia, una bottiglia viene risucchiata dalle onde e poi approda proprio vicino la riva. La cosa mi incuriosisce. Riesco a prenderla e noto che ha al suo interno un pezzo di carta e l’immagine di un giovane uomo.
Riesco a scorgere la scritta: “Vorrei bastasse. Giovanni Baglioni”
Penso a uno scherzo della vita. Qual è il metro che misura “l’abbastanza”? Forse è la speranza che chi riceve il messaggio sappia leggere tra le righe? Oppure è talmente difficile comunicare che alla fine occorre un punto per finire l’indefinito? Giovanni Baglioni: un nome importante… Perché mai avrà inserito un messaggio dentro la bottiglia affidandolo alle acque? Però è vero. Il mare conserva la memoria. Se avesse una voce sarebbe capace di raccontare di amori, di guerre, di pescatori e di sogni. Ogni sponda incontra un’altra sponda grazie al mare.
C’è scritto che il 19 maggio sarà un giorno determinante per lui. Nascerà in questo giorno di piena primavera, provenendo da una parte ignota dell’universo. Sarà un musicista, così diranno gli altri, molto bravo e talentuoso; sarà un chitarrista puro.
Chissà a quale parte del mondo è stato destinato con la data di nascita – 19 maggio 1982 – appuntata sopra.
Non so perché, ma ho subito pensato a “toro seduto ascendete leone”, mi sembrava familiare e astrologicamente azzeccato.
Però la presentazione promette bene. Sono curiosa di leggere ciò che ha da dire. Scegliere di essere un “musicista puro” mi sembra quasi una sfida. In un mondo in cui regna l’effimero, in cui le parole possono essere fraintese, scegliere il suono – la musica – come mezzo di comunicazione è osare la diversità e l’unicità. Non è poco.
Giovanni ha una scrittura piacevole, parla con cognizione e ha un lessico ben forbito. Si vede che è una persona colta che però pesa le parole e ne è parsimonioso.
Mi chiedo: quanti anni ha Giovanni che vorrebbe comunicare con un messaggio dentro una bottiglia? In effetti, pensandoci bene, l’età è solo un’invenzione poco geniale, una convenzione che distrae. Il tempo scorre, ma forse è solo una nostra impressione. Come in una linea retta va avanti e indietro e noi siamo solo recettori. Platone lo ha definito come “l’immagine mobile dell’eternità”; il tempo non è qualcosa di naturale, ma è stato inventato dall’uomo per comodità. Che importa l’età di una persona? Conta l’essenza, lo spessore, l’intensità che trasmette. Giovanni Baglioni in effetti queste cose le possiede tutte.
Le cose che Giovanni scrive coinvolgono e non è banale nei contenuti. Racconta di sé, del suo mondo, di ciò che è, catapultato in una dimensione tutta sua, in un contesto che dovrà mediare in qualche modo.
La musica c’è da sempre in quella che sarà per sempre casa sua, ci dovrà fare sempre un po’ i conti, suo malgrado
La vita sceglie per noi al momento della nascita, e siamo impotenti. Poi però ciò che avviene dopo è solo opera nostra e sì, un po’ del destino. Ma l’attimo esatto in cui nasciamo, il posto in cui emettiamo il primo grido, non è di nostra competenza, lo subiamo.
Lui suonerà la chitarra acustica. Lo deciderà non subito, ma crescendo. Le lezioni di chitarra per il doposcuola le fanno tanti bambini e lui sarà uno di quelli che, nei pomeriggi anche piovosi, imparerà a usare le piccole dieci dita sulle corde metalliche. Ma l’amore per questo strumento diventerà sempre più grande, si allargherà e si riempirà come potrebbe fare una fiumara, acquazzone dopo acquazzone, che inonda i terreni circostanti che bevono di quella stessa acqua, come fonte di vita.
Ci sarà un tempo per sperimentare, per provare a capire quale parte del mondo annusare e farla propria. Il Giovanni-adolescente scruterà il futuro con una chitarra in mano. L’idea di estendere la sua passione e il suo amore per la musica lo farà unire ad altri giovani. Sì, è proprio un “chiodo fisso” la sua musica.
All’inizio il Giovanni-giovane-post-adolescenziale seguirà le orme di Tommy Emmanuel e successivamente del visionario Micheal Hedges, percorrerà l’innovazione, la sperimentazione. La rivoluzione. Anche Giovanni-giovane-adulto verrà apprezzato per i suoi aspetti pirotecnici durante le sue esibizioni. Essere uno strumentista a cavallo tra il mondo classico e il pop è come avere a disposizione una tela sulla quale dipingere. Ciò che verrà fuori è solo Arte. L’uso magistrale del tapping e quelli percussivi non inondano solo le orecchie, ma anche la vista. Vedere Giovanni Baglioni durante un concerto sarà uno spettacolo nello spettacolo.
Ci credo. Infatti, riesco a visualizzare un giovane uomo su un palco e la sua chitarra. Di fronte un pubblico al buio in attesa di un suono
Quello che viene definito fingerpicking è una tecnica per virtuosi della chitarra. Giovanni abbraccerà la sua chitarra con il disegno di sé stesso, del suo volto, – quasi un amuleto, un portafortuna – e regalerà suoni e magia.
Ma se il mondo con le sue complessità affascinerà Giovanni solo per la sua essenza e profondità ciò non gli impedirà di registrare quei suoni e i virtuosismi che è capace di produrre.
Così deciderà di fissare la sua musica su un supporto compatto e le darà un nome: “Anima Meccanica”. Il giovane Giovanni Baglioni lo presenterà con orgoglio a un pubblico che ancora non conosce la sua arte e lo sorprenderà.
Il talento è abbastanza evidente e non c’è imbarazzo ad ammetterlo. Il territorio musicale è sempre alquanto complesso perché fare un confronto, nel suo caso, con Hedges e altri mostri sacri è d’obbligo in questi casi. “Anima Meccanica” sarà soprattutto un disco genuino fatto non per stupire, ma per emozionare. Infatti, contiene l’anima. È quasi un biglietto da visita per dire: Eccomi qua. Questo sono io, vi piaccia o no. Sono senza filtri.
Nel suo messaggio inviato a un probabile destinatario, Giovanni racconta l’affetto per la sua creatura e sente la validità di un’opera ben confezionata: è la sua musica e di nessun altro. Gioca con questo biglietto da lanciare nel futuro. È come buttare una pietra in un lago: cerchi concentrici partono da qual punto per arrivare più lontano, non si sa dove, ma non importa, è sempre una partenza e un messaggio.
Sogni, melodie, emozioni: “Anima meccanica” comprende tutto nella sua meravigliosa verginità. Una verginità che non andrebbe mai violata perché l’onestà rende l’uomo libero e un artista non può vivere in una gabbia.
In un altro universo suona Tommy Emmanuel. Giovanni Baglioni incontrerà anche quel mondo che lo ha già ascoltato. Con Emmanuel suonerà insieme, facendo tesoro dei suoi insegnamenti, ma non manterrà a lungo il rapporto con il mito. Anzi, sentirà proprio la necessità di staccarsi da ciò che non riguarda la musica nella sua purezza. Il business intorno alla musica non lo attira. È come se esso inquinasse l’intenzione iniziale, il motivo primordiale del perché si sceglie di fare musica.
Un po’ per le stesse ragioni, Giovanni Baglioni non amerà neanche i festival dei fiori. Almeno non “quel festival” fatto di pettegolezzo, di scenette studiate, di valori svuotati dal loro contenuto vero. La speculazione non può appartenere alla Musica.
Parallelamente, a Giovanni non piacerà molto la televisione, avrà sempre un rapporto conflittuale con essa. Essere parte di un programma significa contare i minuti di una esibizione. Nel tempo, nel suo tempo, la scatola è diventato uno strumento potente di manipolazione di massa banalizzando il contenuto a favore dell’effimero. “La TV è la gomma da masticare degli occhi”, dice F.L. Wright, immaginando un popolo inebetito e inerme plasmato da abili prestigiatori.
Ma cosa succederà dopo “Anima Meccanica” a Giovanni? È sempre stato alla ricerca di uno spessore che invece si assottiglia sempre più, sarà incapace di individuare una strada da percorrere – sua – che non somigli ad un’altra strada già percorsa. Non sarà semplice trovare qualcosa che il suo universo rigetta.
Il futuro incalza. La vita non sempre riserva pagine chiare e dall’inchiostro verde. A volte i fogli sono ruvidi, altre volte le parole sono illeggibili, altre volte ancora l’inchiostro sparisce mentre si scrive.
Sarà così anche per lui? Giovanni si nasconderà spesso dal mondo e nel mondo.
Non c’è più tempo per risolvere i Cubi di Rubik e di giocare a Mario Bros.
La vita è complessa e si complica anche se noi non facciamo niente per caricarci di dubbi, domande. Spesso, la vita si diverte a non farsi capire e improvvisamente si spegne una luce, si interrompe il dialogo e si resta muti.
La pausa
I musicisti sanno quanto le pause e i silenzi siano importanti nelle composizioni musicali.
Lo saprà anche Giovanni. Imparerà a riconoscere quei giorni fatti di non-suono che sembrano non finire mai.
Ma non è esattamente così fuori e intorno a lui. Per gli altri Giovanni sarà visibile e individuabile. Lui preferirà esplorare la virtualità del messaggio attraverso la parola scritta e gli altri lo vedranno, impareranno a conoscere un’altra faccia di Giovanni un po’ slegata dalla musica, ma tanto importante perché sarà sempre lui a creare e a formulare pensieri da lanciare nel mondo virtuale. Proprio lui che ha fatto del suono la sua religione cercherà di comunicare con la parola.
Sarà lui a non riconoscersi più e, in un percorso che dovrà essere necessariamente solitario, dovrà imparare a confessare a sé stesso di avere una nuova pelle.
Viaggerà attraversando anche la Calabria, la più antica: quella grecanica che è aspra e selvaggia.
Man mano capirà che “Anima Meccanica” non può restare un caso isolato che la musica non svanisce nel nulla.
La musica ha i suoi benefici: libera i blocchi emotivi, risuona nel corpo, espande la nostra coscienza. Lo sapeva benissimo anche Mozart e anche i Pink Floyd accordavano a 432 Herz.
“Vorrei bastasse”, scrive, sarà un dialogo con sé stesso tenuto troppo tempo chiuso nel cassetto di un ragazzo che nel tempo è diventato uomo.
Ma il cassetto è sempre stato lì e la musica non lo ha tradito. Anzi, lo ha atteso.
È stata un’attesa per tutti
Per Giovanni sarà una nuova vigilia da questo momento. Ci sono emisferi che si parlano, all’apparenza differenti, ma simili. Un pianoforte e una chitarra possono raccontare la stessa storia. In fondo, le dita usate sono le stesse.
È tempo di uscire fuori da un cono d’ombra. È tempo di far conoscere ciò che è nascosto in quel cassetto.
L’alba di un nuovo giorno. È il 24 marzo 2023. Il risveglio porta con sé una sensazione strana e nuova: tutto ciò che ho vissuto era un sogno o realtà?
Non c’è da attendere a lungo. È un altro giovedi. Il telefono squilla: “Ciao, sono Giovanni Baglioni. Avrei anche io il piacere di parlare con te del mio nuovo lavoro dal titolo ‘Vorrei Bastasse‘.”
“Vorrei Bastasse” è quindi la realtà. Un’altra sorella, l’unica per ora, per “Anima Meccanica”. La copertina bellissima è di Alessandro Dobici e ritrae il viso di Giovanni Baglioni dentro una bottiglia immersa nell’acqua, come un messaggio destinato a chi vuole capire, a chi ha interesse di recuperarlo.
Tra i titoli: “Toro seduto ascendente Leone” ed “Emisferi”. No, allora non è stato un viaggio onirico. Passato e presente si sono ricongiunti in un’unica storia che viaggia verso il futuro. Ci saranno di nuovo concerti, ci sarà di nuovo un giovane uomo sul palco con la sua chitarra e un amuleto stampato sopra. Ci sanno melodie e discorsi per ammaliare il pubblico presente. Il rischio dell’Emozione.
La verità è che Giovanni ha fregato il tempo. Il suo messaggio dentro la bottiglia è riuscito ad arrivare finalmente a noi. Ora bisogna decifrare e capire quel messaggio, accoglierlo, saper leggere tra i suoni.
Ma ciò che conta è che Giovanni ha attraversato il suo mondo e che finalmente ce l’ha fatta. È riuscito a portare la sua musica a noi.
Ben tornato, Giovanni.
Sito ufficiale di Giovanni Baglioni