Il Colpo di Stato cileno ha avuto un forte impatto in tutti i paesi in cui il socialismo stava prendendo forza.
Quando si parla di 11 Settembre è inevitabile pensare all’attacco alle Torri Gemelle avvenuto nel 2001, negli Stati Uniti. Un evento che ha sconvolto il mondo intero, che lo si ricorda ancora oggi tragicamente, e che sicuramente rappresenta una pagina triste della Storia.
Ancora prima dell’atto terroristico negli USA, un altro fatto storico ha segnato la memoria collettiva e riguarda il Cile; evento che ha condizionato non poco il mondo politico internazionale, Italia compresa.
La Democrazia cilena piegata al potere militare
L’11 settembre del 1973, il Cile conosce l’interruzione della democrazia e il suo percorso verso il Socialismo per mano di militari reazionari capeggiati dal Generale Augusto Pinochet Ugarte e asserviti ai politici esteri statunitensi.
A Santiago del Cile, Pinochet bombarda il Palazzo della Moneda su richiesta della CIA e di Nixon. Azione fortemente caldeggiata anche dallo stesso Kissinger.
Famoso è il commuovente discorso fatto da Allende al Cile e ai cileni, chiuso dentro il Palazzo con l’intenzione di difendersi, imbracciando il mitra regalatogli da Fidel Castro. Mitra che ha avuto diverse mistificazioni in quanto ancora non è chiaro se il Presidente Allende l’abbia usato per togliersi la vita oppure, tesi sostenuta dagli storici, se i soldati di Pinochet lo abbiano usato per uccidere il Presidente cileno. Militari che, una volta morto Allende, gli tappezzano lo studio con riviste pornografiche al fine di infamarne il ricordo.
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Il Cile in mano a un dittatore
Nelle giornate successive, migliaia di cittadini sono rinchiusi nello Stadio Nazionale di Santiago del Cile, diventato per l’occasione un campo di detenzione e di tortura. Si parla di circa 7mila prigionieri politici – 300 stranieri -, simpatizzanti del governo di Unidad Popular di Allende.
Gli anni della dittatura sotto Pinochet hanno rimosso quel giorno. A scuola si insegna poco a riguardo, denotando un’assenza della memoria nelle nuove generazioni.
“Un paese dove i militari, forgiati nella scuola di Pinochet, condizionano pesantemente la “democrazia” cilena, con diritto d’intervento in qualsiasi questione che possa toccare i loro interessi. Quei militari, ovviamente, non rispondono alla loro Patria, ma a quelli di altri, e sappiamo benissimo chi.” (Filippo Bovo)
Il golpe di Stato cileno è un monito inquietante degli Stati Uniti a tutti i Paesi in cui il Socialismo sta prendendo forma, Italia compresa. Famose le parole del segretario di Stato statunitense Henry Kissinger: “Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli“.
Il dittatore Pinochet resta al potere per 17 anni, ma Allende diventa un’icona per il mondo intero e per gli intellettuali.
La fine della democrazia cilena vista dall’estero
Durante la presidenza Clinton, alcuni documenti mostrano il coinvolgimento della CIA e del governo degli Stati Uniti nel rovesciare Allende dopo la sua elezione, avvenuta nel 1970, democraticamente.
La lezione cilena ha un impatto molto forte anche in Italia. Il Segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer, vara la proposta politica del compromesso storico tra centro sinistra. Berlinguer intuisce quindi che la sinistra non potrà mai governare da sola. I fatti che si susseguono sono noti.
Perchè gli Stati Uniti vogliono il Golpe?
Agli inizi degli anni Sessanta, l’Europa occidentale e il Nord America sono in pieno boom economico. Il Cile, invece, c’è la povertà: l’80% delle terre è in mano al 7% dei proprietari.
A metà degli anni Sessanta, il presidente democristiano Eduardo Frei cerca di ridimensionare il controllo degli USA sulla principale risorsa del Cile: il rame. Mira quindi ad attuare una riforma agraria che non trova realizzazione poiché già osteggiata e contrastata.
Con Allende, primo presidente socialista sudamericano, e le forze di sinistra del Paese, nonostante difficoltà e impedimenti, si riesce ad attuare la Riforma Agraria il cui intento è quello di attuare una serie di piani di nazionalizzazioni, dalle banche alle miniere del rame, estromettendo così le aziende americane nel settore minerario.
Le ritorsioni degli Stati Uniti verso il Cile
Gli Stati Uniti boicottano il Cile, facendo crollare il prezzo del rame, e esercitano anche un freno a tutti i paesi latino americani che potrebbero imitare il Cile.
Le conseguenze sono enormi: il Cile non ottiene più prestiti. L’inflazione arriva al 400% e il popolo più povero dimostra il suo malcontento attraverso scioperi e disordini. Famosa è la manifestazione delle massaie con le pentole vuote.
Dopo il Golpe, Pinochet restituisce le miniere agli USA e revoca la riforma agraria, sostenendo finanche la Gran Bretagna nella guerra delle Falkland contro l’Argentina.
Il PIL cileno cresce e tornano gli investimenti, ma il debito estero si triplica. A un referendum del 1988, a sorpresa, più della metà dei cileni vota contro di lui. Ma nonostante ciò Pinochet blinda ancora una volta la democrazia e si impone Capo delle Forze Armate.
Il 10 dicembre 2006, Pinochet muore impunito per gli orrori fatti al popolo cileno. Muore, ironia della sorte, proprio il giorno dedicato ai diritti umani.
Annamaria Gnisci