Corsi e ricorsi storici a Roma, potremmo dire.
La Piazza di San Giovanni, nella Capitale, si prepara a ospitare la “nuova marcia su Roma” che già il 2 dicembre del 2006 fu il debutto del Popolo della Libertà.
All’epoca, Silvio Berlusconi, dopo la sconfitta elettorale, cercò di far resuscitare il suo partito riempendo la piazza romana con, a suo dire, due milioni di persone che invece erano solo settecento, secondo la Questura di Roma.
Ieri, contro il governo delle tasse di Romano Prodi, oggi un presunto sconfitto Matteo Salvini, contro le tasse del Governo attuale, inneggiando lo slogan “Orgoglio italiano”.
La manifestazione unione delle destre italiane a Roma
Viene naturale, quindi, pensare al parallelismo tra ciò che accadde allora e l’operazione organizzata dal Carroccio e da Fratelli d’Italia per il 19 ottobre 2019. Giornata in cui anche la Leopolda del PD vedrà la sua celebrazione, il che non è affatto casuale.
All’ombra del tricolore italiano, sarà presente anche Silvio Berlusconi e una sua delegazione guidata da Antonio Tajani. Una specie di consegna del testimonio dal vecchio al nuovo, riconoscendo però come “cosa salviniana” la manifestazione e suo il futuro ricompattamento del centro-destra in Italia.
Anche FdI di Giorgia Meloni, che pure sta crescendo i consensi, attribuisce la piazza a Salvini, sacrificando – almeno momentaneamente – le proprie ambizioni, soprattutto su Roma alla quale ha sempre aspirato.
L’ombra oscurante di CasaPound
Una linea incrinata però si è creata circa la presenza di Casapound alla manifestazione. Forza Italia, nella figura di Mara Carfagna, prende le distanze ed esprime le proprie perplessità.
CasaPound sarà presente, senza vessilli propri, ma con l’intenzione di sostenere i propositi di Salvini contro il Sindaco Raggi che minaccia di sfrattarli. Le intese con CasaPound, che nella Capitale vale pur sempre l’1,5 per cento, non sono chiare. Mentre invece lo sono quelle con la Meloni che dovrebbe coprire il ruolo di Zingaretti in Regione, nella nuova coalizione del centro-destra.
Ma la piazza di domani è e resta di Salvini.
“Noi abbiamo aperto la piazza a tutti gli italiani di buona volontà, poi ovviamente la organizza la Lega e sul palco interviene chi decide la Lega. Questo giochino della piazza dei fascisti ormai fa ridere e non ci crede più nessuno” così ha commentato da Terni il leader della Lega.
Dello stesso parere è il Cavaliere: “Se sabato in piazza c’è Casapound? Non lo so e non mi interessa, c’è a rischio la libertà e se c’è questo rischio io vado dappertutto”.
La campagna contro il Sindaco Raggi e il Presidente Zingaretti
Un altro parallelismo riguarda la campagna contro il Sindaco di Roma: all’epoca Sergio Marino, oggi Virginia Raggi.
La campagna il “duo sciagura Raggi-Zingaretti” è contro il Sindaco di Roma, ma anche contro l’equilibrista Nicola Zingaretti, per la regione Lazio.
Forte dei sondaggi che lo vedono come nuova speranza per la Capitale, Salvini lo scorso 4 ottobre si è presentato davanti al Campidoglio e ha proseguito la settimana con altri blitz, con tanto di diretta Facebook, alla “Terra dei fuochi romana” di Fonte Laurentina e al pericolante Stadio Flaminio.
Il futuro del centro-destra parte da Roma
Ovviamente, il Sindaco di Roma sarà oggetto di una petizione in cui si chiedono le sue dimissioni, mozione che partirà il 19 ottobre nella piazza e farà il giro di Roma ogni fine settimana. Saranno blitz improvvisati generati da segnalazioni di cittadini.
Un metodo scientifico in vista delle elezioni comunali che ci saranno fra un anno e mezzo, un tentativo pragmatico della “presa” futura su Roma. Ma anche un ritorno alla prima maniera di fare politica del leader della Lega, di quando – giovane rampante in politica – scendeva in strada per ascoltare “la pancia” dei milanesi in periferia.
E lo stesso accadrà nei prossimi mesi. La campagna contro un Sindaco molto criticato, la quale è come una foglia al vento, non sembra particolarmente difficile.
Si cavalca il malcontento popolare italiano
Il romano medio che è stufo di ritardi e blocchi della metro, che borbotta in file eterne sul raccordo, che sopporta il tanfo della spazzatura per le strade, accoglierebbe a braccia aperte pure Nerone pur di vivere la “nuova” città.
È inutile sottolineare che queste iniziative, l’ascolto del malumore del popolo, saranno effettuate in tutta Italia, a cominciare dall’Umbria e dall’Emilia Romagna, visto le imminenti elezioni.
La piazza romana raccoglierà una massa delusa dalla formazione del neonato Governo-bis Conte e del centrosinistra, improntato su nuove tasse e limitazioni.
Una raccolta di indignazioni varie, volutamente trasversali, in cui anche la Lega stessa metterà a margine il suo simbolo a favore del tricolore.
Ma è un abdicare volutamente ricercato e condiviso in questa coalizione. La finalità è quella della costruzione di una leadership pienamente nazionale, progetto di Salvini che è confortato dai risultati europei e dai sondaggi attuali che lo vedono in rimonta grazie al malcontento verso il centro-sinistra e i 5 Stelle.
La nuova (si fa per dire) campagna per salvare l’Italia partirà quindi al grido di “Basta Raggi” che sottintende il messaggio “non ricandidatevi più”, anche se la vera finezza semantica sta nello slogan “Raggi dimettiti” che significa “andatevene ora” da Roma e dall’Italia.
E non è detto che con le giuste pressioni Brenno o Vercingetorige non rifacciano capolino all’ombra del Colosseo.