Erdogan rimane in testa, ma affronta un ballottaggio incerto

Erdogan, Turchia, elezioni presidenziali
Erdogan, Turchia, elezioni presidenziali

Recep Tayyip Erdogan ha concluso il primo round delle elezioni presidenziali in Turchia, ma questa volta non è stato l’ennesimo trionfo della sua carriera politica. Mentre nelle precedenti consultazioni dal 2014 a oggi Erdogan aveva sempre vinto al primo turno, stavolta si è fermato al 49,5% dei voti, un risultato che lo costringerà a cercare la conferma al ballottaggio fissato per il 28 maggio, dove si troverà di fronte Kemal Kilicdaroglu.

Il leader della coalizione di partiti di opposizione ha ottenuto quasi il 45% delle preferenze, un risultato significativo, anche se potrebbe non essere sufficiente per sconfiggere Erdogan nel secondo turno. Infatti, molti ritengono che Erdogan sia favorito nel ballottaggio, poiché potrebbe attrarre la maggioranza dei voti del candidato di estrema destra Sinan Ogan, che ha raccolto poco più del 5% dei voti.

Nel cuore della notte, Erdogan è apparso sul balcone della sede del suo partito AKP ad Ankara, il luogo tradizionale in cui ha sempre festeggiato i suoi successi elettorali. Ha annunciato che rispetterà il verdetto delle urne fra due settimane, sottolineando l’importanza di questo ballottaggio. Anche il suo sfidante si è mostrato sicuro della vittoria, promettendo di lottare fino alla fine per battere Erdogan. In un video diffuso sui social media, Kemal Kilicdaroglu ha dichiarato: “Io sono qui e voi siete qui”.

Il partito di Kilicdaroglu, il laico e socialdemocratico CHP, ha ottenuto un aumento di seggi rispetto alle precedenti elezioni parlamentari. Tuttavia, la maggioranza dell’assemblea rimane ancora sotto il controllo di Erdogan.

Anche se Erdogan ha ottenuto più voti di tutti gli altri partiti, questa vittoria presenta delle ombre. Infatti, il suo partito AKP ha eletto meno parlamentari rispetto alla legislatura precedente. Inoltre, Erdogan si trova a governare grazie al sostegno dei partiti di destra nazionalista MHP e del partito islamista Yeniden Refah Partisi, che fanno parte della coalizione che lo ha sostenuto. Pertanto, Erdogan dovrà rendere conto continuamente a queste due formazioni politiche.

Tuttavia, tra gli aspetti positivi per Erdogan c’è il fatto di aver mantenuto un alto consenso nelle zone del sudest anatolico, colpite da un devastante terremoto che ha causato la morte di oltre 50.000 persone lo scorso febbraio. Anche nelle due province colpite dal terremoto, Hatay ed Adana, dove l’opposizione ha ottenuto più voti, il sostegno a Erdogan è rimasto quasi invariato rispetto a cinque anni fa.

Le congratulazioni sono arrivate da diverse parti. Il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, che in precedenza aveva criticato la politica estera di Kilicdaroglu, ha inviato le sue congratulazioni a Erdogan per la sua vittoria. Anche Ersin Tatar, il presidente dell’autoproclamata Repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta unicamente da Ankara e un sostenitore di lunga data di Erdogan, ha espresso i suoi auguri al presidente turco. Anche il capo di Stato del Kazakhstan, Qasym-Jomart Tokaiev, ha inviato le sue congratulazioni.

Mosca si aspetta che, indipendentemente dal risultato del ballottaggio, la cooperazione con Ankara “continuerà e si approfondirà”. L’Unione Europea, pur avendo preferito un’affermazione di Kilicdaroglu dopo i venti anni al potere di Erdogan, ha apprezzato la grande partecipazione al voto, che ha sfiorato il 90%. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato: “È un’ottima notizia perché dimostra che il popolo vuole esercitare il proprio diritto democratico. Attendiamo il secondo turno e vedremo”. Ha sottolineato anche l’importanza di Ankara come partner per l’UE.

La missione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), presente in Turchia per il monitoraggio elettorale, ha dichiarato di non aver riscontrato manipolazioni nel processo di scrutinio delle schede. Tuttavia, ha evidenziato che durante la campagna elettorale la copertura mediatica ha favorito il partito di governo.