“Sempre positivo bandire dei concorsi pubblici, ci mancherebbe. Si implementa così la pianta organica di un ente, del Comune di Catanzaro nel caso di specie, ma non a condizioni che mortificano i partecipanti e le regole stesse di una prova per ottenere un posto di lavoro”. A esprimersi così in un comunicato stampa è stato il consigliere di Fare per Catanzaro Fabio Celia, che ha stigmatizzato alcuni profili del recente bando pubblicato da Palazzo De Nobili. A riguardo ha spiegato il membro dell’opposizione al civico consesso: “Ci siamo davvero meravigliati che un’occasione imperdibile per valorizzare brillanti risorse umane del territorio e dare una bella boccata d’ossigeno a uffici da tempo privi del numero di unità necessarie a smaltire l’ingente carico di lavoro, sia diventata il solito concorsone riservato ad amici e amici degli amici. E già, perché la grande genialata o meglio furbata, mi scuso per il linguaggio un po’ naif, è stata di sbarrare la strada ai laureati. Una scelta senza senso, soprattutto quando si è arrivati al grottesco punto di escludere de facto i dottori commercialisti dalla possibilità di diventare esperti contabili. Ma non è finita qui, dal momento che un Sergio Abramo prodottosi in campagna elettorale nella citazione ininterrotta dello slogan: l’occupazione per i nostri giovani prima di tutto, salvo puntualizzare subito dopo che un sindaco non può dare lavoro, ha in sostanza dato corso al solito vecchio caro serbatoio clientelare di voti. Un prezioso e cospicuo tesoretto – ha aggiunto Celia – in vista delle sempre più imminenti regionali, che uno scaltro sindaco vuol tenersi da conto proprio adesso. Sì, ora, che serve nella prospettiva dell’eccellente candidatura”. La parte conclusiva delle considerazioni di Celia è dedicata a un’enunciazione di principio che dovrebbe pervadere chiunque abbia responsabilità politico-istituzionali. “Non si può e non si deve considerare una prova selettiva per ottenere una delicata mansione alla stregua di un futuro ‘votificio’ da sfruttare al meglio”.