«Se il presidente Spirlì avesse dato retta ai contenuti della mia interrogazione (17 giugno) a proposito dei Festival esclusi dalla graduatoria “Grandi Eventi” e in autotutela avesse provveduto a correggere il tiro, avrebbe risparmiato alla Regione la bocciatura del Tar che infatti ha dato ragione a “Donne in Arte” e “Ama Calabria”. Aspettare che sia sempre un tribunale a rimediare al cortocircuito Esecutivo-società civile acuisce la sfiducia dei cittadini nell’Istituzione regionale e ne mina la già fragile reputazione». Il consigliere regionale Francesco Pitaro commenta così «il giusto esito di una vicenda che altrimenti avrebbe compromesso la stabilità di manifestazioni culturali di successo. Il Tar ha ritenuto sbagliato addurre a motivo di non ammissione al finanziamento l’assenza di attività entro dicembre 2020, considerato che lo svolgimento di ogni spettacolo è stato impedito dalla pandemia».
«Ora però – prosegue Pitaro – non si perseveri. Si presti attenzione alle motivazioni degli altri Festival esclusi e soprattutto al nuovo bando “Grandi Eventi 2021” che per le draconiane condizioni poste mette fuori gioco Festival di sperimentato successo. L’Avviso pubblico ha infatti eliminato il criterio di storicità rivolgendosi a tutti i soggetti interessati e ignorando lo strenuo lavoro di chi negli anni ha costruito realtà culturali oggi consolidate. Le criticità non finiscono qui: sono stati introdotti nuovi campi d’intervento ma è stato ridotto il budget a soli € 1.300.000,00. Inoltre, l’assegnazione del punteggio è a completa discrezione della commissione, senza alcuna possibilità di vedersi riconoscere punti oggettivi».
«Insomma, – commenta ancora il consigliere regionale – un bando che lascia scontenta gran parte dei protagonisti di un settore che, non dimentichiamolo, cammina pari passo con lo sviluppo socio-economico. È assurdo, per esempio, che mentre Vibo Valentia è “Capitale Italiana del Libro 2021” il suo “core business” culturale, ossia il Festival ‘Leggere& scrivere”, sia destinato per i paletti burocratici e finanziari a non proseguire nelle sue eccellenti attività apprezzate non solo in Calabria».
Conclude Pitaro: «Non è temerario asserire che nell’azione messa in campo su questi temi dalla Giunta regionale si riscontra un atteggiamento teso a distruggere Festival senza peraltro rimpiazzarli con innovazioni di cui non c’è traccia. E tutto è aggravato da altrettante scelte discutibili, come nel caso del corto di Muccino costato oltre un milione di euro e su cui ho formalizzato un’interrogazione. Così come tutta l’operazione “Hollywood Lamezia” (come ha titolato l’Espresso del 13 giugno un articolo di Gianfrancesco Turano) dove si vorrebbe impiantare (nell’area ex Sir) un’industria dedicata alla lunga serialità televisiva per cui c’è stata la relativa variazione di bilancio di 20 milioni di euro e che andrebbe perlomeno spiegata in Consiglio regionale. Alla Calabria non servono eventi usa e getta promossi con ingenti risorse per avere l’esibizione di qualche ora di divi dello star system all’insegna del “panem et circenses”, ma una ben impostata politica culturale che valorizzi i talenti e le progettualità dei territori e irrobustisca la filiera delle produzioni che con grande fatica e passione è rinvenibile a occhio nudo in più parti della Calabria».