Il senatore e le ombre della bancarotta: Mario Occhiuto sotto accusa

Mario Occhiuto
Mario Occhiuto

Nel cuore della pittoresca regione della Calabria, il mondo politico si scontra con il giudizio implacabile della giustizia. La figura del sindaco in Calabria è spesso caratterizzata da controversie e intrighi legali, un terreno minato che sfida persino i più esperti leader. Il recente processo a carico del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, per abuso d’ufficio ha messo in luce una realtà che sembra non risparmiare nessuno, nemmeno un senatore della Repubblica.

Mario Occhiuto, architetto di fama e figura politica di spicco, ha assunto la carica di sindaco di Cosenza dal 2011 al 2016 e poi nuovamente dal 2016 al 2021, prima di diventare senatore a partire dal 2022. Tuttavia, né la sua carriera politica né le sue precedenti realizzazioni architettoniche sembrano averlo preservato dall’ombra delle accuse legali.

Già condannato in primo grado per reati simili, Occhiuto si trova ora di fronte a un nuovo processo scatenato dal crollo delle sue società di progettazione, che nel 2020 hanno lasciato dietro di sé un debito di quasi 17 milioni di euro. Due ipotesi di bancarotta fraudolenta, una di sei milioni e l’altra di quasi undici milioni, sono le accuse che Mario Occhiuto dovrà affrontare a partire dal prossimo 5 dicembre.

I fatti in questione riguardano le travagliate vicende delle società “Oltrestudio” e “Mostre e Servizi d’Ingegneria,” di cui Occhiuto era l’amministratore delegato. Nel 2020, il Tribunale di Cosenza ne ha dichiarato il fallimento, ma i guai sono iniziati ancor prima. La Procura ha esaminato i bilanci di entrambe le società e ha rilevato presunte irregolarità, in particolare l’inserimento di crediti inesistenti o non più esigibili nella voce “Entrate.”

Molti di questi crediti erano legati ad altre imprese di Occhiuto, anch’esse fallite, mentre altri lo indicavano direttamente come creditore a titolo personale. Questo stratagemma sembra essere stato utilizzato per nascondere la perdita di capitale sociale e continuare l’attività aziendale a scapito di banche e fornitori. Nel 2009, “Oltrestudio” mostrava su carta un patrimonio positivo di due milioni e mezzo di euro, mentre in realtà aveva una perdita di tre milioni. Questo buco si è ingrandito fino a toccare i dodici milioni dieci anni dopo.

La Procura contesta a Occhiuto anche due aggravanti: il cagionamento di un danno patrimoniale significativo e la commissione di più reati di bancarotta. Questo caso sembra essere un déjà vu rispetto a quello della “Ofin,” che ha coinvolto anche Annunziata Occhiuto, sorella del senatore e amministratore delegato di entrambe le società coinvolte.

Nel caso della “Ofin,” la donna aveva già ricevuto una condanna abbreviata, mentre un terzo imputato, Roberto Chiodo, è stato condannato a un anno e quattro mesi per aver distratto beni mobili e arredi dal patrimonio sociale. Ma a prescindere, Occhiuto resta il principale imputato e dovrà difendersi in tribunale con l’assistenza dell’avvocato Nicola Carratelli.

Il processo, previsto tra due mesi presso il Tribunale di Cosenza, vedrà anche la curatela fallimentare rappresentata dall’avvocato Sante Dodaro come parte civile. L’ombra della bancarotta continua a oscurare il percorso politico di Mario Occhiuto, dimostrando che, anche in Calabria, il potere politico non è mai al riparo dalla lente della giustizia.