Cosa direste se dopo una giornata stressante voleste andare a mangiare fuori per rilassarvi, ma invece vi tocca sopportare uno o più bambini chiassosi e viziati al tavolo vicino al vostro?
È abbastanza comune, soprattutto nei locali di lusso, la consuetudine a non ammettere bambini all’interno. Parrebbe una vera e propria interdizione al fine di non disturbare chi paga una cena, magari profumatamente. Eppure, ambire al relax di una serata o di una vacanza senza strilli potrebbe essere un problema.
I cosiddetti locali childfree stanno prendendo sempre più piede in Italia facendo emergere disappunto e condivisioni.
Per quanto possa sembrare un controsenso, tanti genitori sono d’accordo con questa regola. Probabilmente anche loro preferiscono uscire a cena e lasciare i bambini a una baby-sitter per una sera. Ma se dovessero subire lo slalom tra i tavoli per recuperare i figli altrui?
Potrebbe sembrare una regola assurda, quasi discriminatoria, ma sono tanti ristoranti che privilegiano la privacy degli ospiti adulti.
Dove finisce il diritto di una famiglia con prole e quello di altri ospiti che vorrebbero godersi una cena senza il frastuono causato da un pianto e dai capricci di un bimbo?
Ovviamente non è colpa del bambino che per sua natura fa quello che farebbe qualsiasi bambino, ma il confine tra i diritti è abbastanza labile.
Fondamentalmente dovrebbero essere penalizzati quei genitori che non riescono a gestire un bambino “maleducato”.
Recentemente ha fatto scalpore il caso di un imprenditore calabrese che a Taormina non è potuto entrare in una struttura a 5 stelle. Il motivo? Perché aveva con sé il nipotino di sei mesi.
Non è mancato il commento di Antonio Marziale. Il Garante per l’infanzia e l’adolescenza in Calabria ha denunciato il fatto definendolo grave per un Paese civile.
Marziale ne ha voluto parlare attraverso i social, pubblicando una nota visibile a tutti, annunciando che a questo proposito verranno presi provvedimenti adeguati.
Comunicato Stampa del Garante Antonio Marziale
A Taormina noto imprenditore reggino invitato a lasciare ristorante perché vietato al nipotino di 6 mesi.
Il Garante Marziale: “Un Paese firmatario della Dichiarazione ONU non può permettere simili divieti”.
8 GEN 2023 – “Un noto imprenditore di Reggio Calabria mi ha segnalato che nel giorno dell’Epifania si è recato per un aperitivo con la famiglia in un centralissimo ristorante-albergo a 5 Stelle di Taormina, dove è stato invitato ad uscire perché al seguito c’era il nipotino di 6 mesi”: è quanto dichiara il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale.
– I motivi del ristoratore di Taormina
“Ho prontamente verificato la segnalazione – spiega il Garante – telefonando al locale e parlando con il direttore, che mi ha confermato gli accadimenti parlandomi di una postilla sul menu del ristorante, adducendo ragioni di privacy dei clienti, di possibile pericolo essendo la balconata della struttura a strapiombo sul mare, di somministrazione di bevande alcoliche e comunque di intralcio della carrozzina. Motivazioni che in un locale pubblico sono scontate, come la sicurezza del luogo e la non somministrazione a minori di alcool. Sull’intralcio della carrozzina penso che anche un cane di grossa taglia sia di impedimento per i camerieri, però agli animali l’ingresso non è vietato come ai bambini”.
– Dichiarazione ONU e i diritti dei bambini
Per Marziale: “Se il divieto esiste, posso immaginare che esistano leggi che lo consentano e che permettano ai gestori di applicarle e se così è non è accettabile che un Paese firmatario della Dichiarazione ONU sui diritti dei fanciulli possa mantenerle in vita. Ci ammantiamo di ricorrenze volte ad affermare i diritti dei bambini quando essi, in realtà, sono sempre più assottigliati, facendo a pugni con il concetto di civiltà emancipata. Si può immaginare un locale only adult, come i motel preposti, dove il buonsenso più che le leggi consiglia di stare alla larga con bambini al seguito, e così avrebbe fatto l’imprenditore che mi ha segnalato gli accadimenti, se non fosse che trattasi di una struttura lussuosa, centrale e priva di cartelli esterni che segnalino il divieto, in una tra le località più belle d’Italia, che dovrebbe essere culla dell’inclusione universale, bambini compresi”.
“Mi batterò – conclude Marziale – affinché queste eventuali disposizioni di legge vengano riviste ed a tal proposito provvedo a segnalare gli accadimenti all’Autorità Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, perché sia motivo di trattazione alla prossima Conferenza nazionale di Garanzia”.
Ristoranti childfree: cosa dice la legge riguardo il divieto di accesso ai bambini?
Non accettare bambini dentro locali, non solo ristoranti, è una tendenza nata negli Stati Uniti che è in continua espansione anche in Europa.
Si tratta di una necessità e di intolleranza o è una vera e propria ingiustizia?
Per quanto riguarda la legge italiana, questa non si esprime direttamente sull’argomento. Se si volesse controbattere questa regola interna dei locali verrebbe in aiuto la legge che regola i divieti che è un Regio Decreto n. 635 dell’anno 1940.
L’art. 187 prevede quanto segue: «Salvo quanto dispongono gli art. 689 e 691 cod. pen. gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chi le domandi e ne paghi il prezzo ».
La legge prevede la possibilità di rifiutare le prestazioni a chi le richiede, pagando il prezzo, solo a fronte di un legittimo motivo.
Per esempio, gli esercenti che somministrano bevande alcoliche possono astenersi dal somministrarle a minori, infermi di mente o persone in stato di ubriachezza.
Il rifiuto ad accettare i bambini non riveste rilevanza penale (a differenza del rifiuto qualificato di discriminazione razziale, etnica o religiosa) ed è incoercibile. Essa costituisce un illecito amministrativo sanzionato dal nostro ordinamento.
La sanzione amministrativa, qualora il fatto venisse accertato, oscilla dai 516 ai 3098 euro.
In conclusione, i ristoranti e i locali pubblici childfree non sono illegali, ma potrebbero essere sanzionati. Gli schiamazzi di un bambino non costituiscono motivo valido per il divieto di accesso.
Riguardo l’episodio di Taormina, il Presidente dell’Associazione Albergatori di Taormina – Gerardo Shuler – si è scusato per l’accaduto a nome di tutta la categoria.