LETTERA APERTA AL SINDACO DI CROTONE:
Caro Sindaco, mi corre l’obbligo di replicare alle tue dichiarazioni riprese dalla stampa nazionale, in cui descrivi Crotone come una terra in cui regna l’illegalità e dove la gente utilizza tutti gli espedienti per non lavorare correttamente e quindi non pagare le tasse.
Voglio ricordarti che la nostra gente ha sempre avuto la cultura del lavoro e ha reso questo lembo di terra calabrese un luogo produttivo che, con le sue fabbriche, ha scritto pagine importanti nella storia economica calabrese e del Mezzogiorno. Un luogo dove la solidarietà diventava fatto concreto e dove la sacralità del lavoro e la dignità dello stipendio rendeva le persone libere e non suddite.
Ma oggi, caro Sindaco da Crotone si scappa oppure si muore, per cui la tua nota stampa sul fatto che qui a Crotone lavorano tutti in nero ci dona l’occasione per aprire un confronto sulle condizioni della città, su come è cambiata negli ultimi anni, sui suoi bisogni, sulle sue emergenze, sul suo futuro.
Da Crotone si scappa. Sono migliaia le ragazze e i ragazzi, i giovani genitori, gli adulti senza lavoro che negli ultimi anni hanno lasciato Crotone per cercare un futuro dignitoso all’estero o in altre parti d’Italia.
Alle valigie di cartone abbiamo sostituito i trolley compatti per i quali non si paga il costo del bagaglio in aereo ma il disastro sociale che vive la città e il meridione nel suo complesso non è diverso da quello di 70 anni fa, con la differenza che giusto in quel lontano periodo, Crotone si avviava a diventare l’anomalia positiva della Calabria.
Nell’immediato dopoguerra quegli Amministratori, che magari non avevano una laurea, riuscivano ad operare uuna saldatura tra il bracciantato agricolo dell’allora Marchesato e gli operai e le maestranze della fabbriche crotonesi, assicurando un benessere e un progresso all’intero comprensorio.
Oggi purtroppo manca la prospettiva, il progetto da proporre ai cittadini e a giustificare l’emigrazione non c’è solo la condizione economica ma anche una progressiva invivibilità della città, l’assenza di servizi.
Crotone senza lavoro, il polo industriale per l’intera regione è ormai una narrazione d’altri tempi e mentre le crisi si susseguono, le condizioni lavorative diventano inaccettabili.
Sono migliaia le cittadine e i cittadini crotonesi che, regolarmente assunti, lavorano senza prendere lo stipendio. Il lavoro nero o tramite voucher è poi la norma per intere generazioni. Bar, ristoranti, asili, discoteche, centri per anziani, magazzini, negozi pagano alla giornata. In un sistema di moderno caporalato, alla piazza dove farsi trovare alle 5 del mattino si è sostituito lo smartphone e un messaggio su whatsapp: “stasera lavori, domani sera no! Vieni tra due ore!” Per i cantieri il meccanismo è lo stesso. Le condizioni sono ai limiti della schiavitù e diventa paradossale che nel desrto lavorativo, nel giro di pochi mesi, sono ben 7 le persone che hanno perso hanno perso la vita in quei pochi nei cantieri
Le morti sul lavoro sono segno di sottosviluppo e inciviltà e, spesso, sono la conseguenza della, mancanza di tutele dei lavoratori e scarsi controlli.
Ecco perché c’è bisogno di un Piano per Il lavoro, caratterizzato da investimenti produttivi in grado di rilanciare l’economia e ridare dignità e non mortificazione ad un popolo che ha già dato tanto e pagato un prezzo altissimo. Altroché reddito di cittadinanza
Il Lavoro in regola non può essere considerato un regalo ma un diritto.
Basta con alla conta dei morti e con le farneticanti allusioni che condannano in maniera a dir poco superficiale un popolo.
Pino Greco
Coordinatore regionale art1MDP (ex operaio Pertusola Crotone)