Referendum Costituzionale e Coronavirus

Marzo sarà sicuramente un mese importante per il futuro dell’intero Paese, infatti si voterà il 29 per tagliare il numero dei parlamentari per mezzo di un Referendum Costituzionale.

L’aria che si respira in Italia non è delle migliori: l’esplosione del Coronavirus sta causando diversi disagi da nord al sud del Bel Paese. Ormai è noto che alcuni Comuni sono stati messi in quarantena per evitare la diffusione della malattia. Grandi manifestazioni, anche sportive, sono state sospese per non concentrare un gran numero di persone in un unico luogo e alimentare il contagio.

Cosa succederà a marzo? I cittadini si potranno recare alle urne per esprimersi liberamente?

Attualmente non possiamo dare una risposta chiara.
Risulta fondamentale sapere che il Referendum sarà valido qualunque numero di votanti esprimerà la preferenza. Quindi non è previsto un quorum. La decisione verrà presa dal corpo elettorale, in relazione a qualsiasi risultato salterà fuori dalle urne. Il Governo ha indicato la data del 29 marzo, abbastanza ravvicinata ma utile per il cambiamento. Il tempo dell’attesa sembrava terminato, ma non possiamo essere sicuri: cosa succederà? Si andrà alle urne? Il contagio da Coronavirus rinvierà l’appuntamento con il Referendum? Chi può dirlo, comunque i pronostici confermano una propensione per il si, quindi per il decurtamento significativo del numero dei parlamentari, attualmente 945.

Eventuale nuova composizione della Camera e del Senato

Alla Camera dei Deputati sono presenti 600 deputati, con la Riforma Costituzionale, se vincesse il si, verrebbero ridotti a 400. Mentre al Senato della Repubblica il numero dei componenti è di 315, in caso di vittoria del si, verrebbero significativamente ridotti a 200.
La decurtazione è importante, come il risparmio per le casse dello Stato.

Il presidente Conte

Il premier Giuseppe Conte non sembra molto preoccupato per il futuro Referendum, ma sicuramente inizia insieme ai membri del Governo a pensarci. Fino a poco tempo fa, prima della diffusione del Coronavirus, immaginava ci sarebbe stata una buona partecipazione popolare. Il suo pensiero propende per decurtazione del numero dei parlamentari.