«Non sappiamo quando la Calabria uscirà dal provincialismo che la condanna a rimanere ancorata a vecchie logiche demagogiche e prive di sostanza. Ahimè una croce da portare, dalla quale però bisognerebbe cercare di non farsi schiacciare. Troviamo di cattivo gusto che gli “alleati politici” (perché la parola amico ha un significato talmente alto da non poter essere inflazionato per qualche lacrima in più pianta a favore di telecamere) del compianto Governatore della Calabria abbiano aperto un dibattito sull’intitolazione del già, per molti calabresi, palazzo degli Itali, sede della Cittadella Regionale, a Jole Santelli». È quanto dichiara Eugenio Riccio, consigliere comunale Catanzaro.
«Perché, con il rispetto dovuto – prosegue Riccio – alla tragedia umana di una donna di 51 anni che muore per un male incurabile, la forzatura ed il balzo in avanti della politica regionale, ha molto di populismo buono per nutrire la pancia della gente e non anche la mente. Ecco perché ci sono una serie di buoni motivi per non intitolare il Palazzo della cittadella regionale a Jole Santelli. E fanno tutti espresso riferimento al rispetto dovuto alla donna, a ciò che ha rappresentato e al suo modo di concepire la tragedia umana che l’ha colpita».
«Nel giorno in cui ci lasciava il presidente – dichiara ancora Riccio – ricorreva l’anniversario di un’altra tragica morte, quella di Franco Fortugno, uomo delle istituzioni ucciso in un seggio elettorale aperto, quindi nel momento di massima espressione della democrazia, per mano della ‘ndrangheta. Nessuno, giustamente a mio avviso, si è posto il problema di cambiare il nome a Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale, dedicandolo a Franco Fortugno a cui, giustamente, è stata intitolata una sala dello stesso immobile».
«Non può valere – dichiara ancora Eugenio Riccio – la scorciatoia del “è stata la prima donna Presidente della Regione Calabria”. Questa è un’offesa alle donne e alla storia personale e politica di Jole Santelli, la quale ha dimostrato, con i fatti, come le donne in politica valgano quanto e a volte più degli uomini, senza bisogno di ricorrere a quote rosa o a riserve particolari e senza aver bisogno di vincere una eterna competizione, che non esalta le diversità ma acuisce le distanze».
«Il breve tempo che è stato concesso dal destino a Jole Santelli – afferma il consigliere comunale di Catanzaro – per governare la Calabria, non le ha permesso di lasciare un segno indelebile per la Regione. L’empatia e la commozione non devono farci dimenticare che ancora nessuna risposta è stata data rispetto alle infrastrutture che era possibile realizzare e non sono state realizzate con i fondi per l’emergenza Covid-19. Non è certo colpa sua, ci si è messa di mezzo una pandemia mondiale, ma di fatto il risultato non cambia. Né si può dimenticare che, per scelte mai esplicitate, il presidente ha fatto rimuovere proprio dalla cittadella la Galleria dei presidenti, che non era altro che un esercizio della memoria, utile a non dimenticare. Esattamente come, giustamente, sono ospitati a Palazzo De Nobili i ritratti dei sindaci, senza che nessuno si sia sognato mai di cambiare il nome al Comune, nonostante almeno un paio di sindaci anche di epoca contemporanea lo meritassero».
«Ultimo, ma non ultimo, – conclude Riccio – quel palazzo sarà abitato da amministratori diversi nel tempo, lo conosceranno e lo identificheranno generazioni future, non si può, oggi compiere una scelta che avrà effetti perpetui sull’onda dell’emotività, condivisa da tutti. Allora, usciamo da questo provincialismo demagogico e andiamo avanti, nel solco di alcune scelte giuste fatte dal Presidente Santelli e provando a correggere il tiro laddove ci sono stati degli errori. Spingiamo più in alto il dibattito. Magari proponendo di dar forma ad un’idea che frullava nella testa del Presidente, che aveva già chiesto ai gruppi di prendere possesso di alcune stanze della Cittadella, riportare il Consiglio Regionale a Catanzaro. Perché i Calabresi abbiano un’unica casa, un unico punto di riferimento fisico, una vicinanza non solo “virtuale” con tutte le istituzioni che governano. Perché la forma, di cui in queste ore si dibatte, diventi sostanza.
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