Secondo la
Fondazione Gimbe, al 17 marzo gli operatori sanitari contagiati in Italia da
COVID-19 sono 2629, pari all’8,3% del totale. Numeri elevati di questa
drammatica emergenza che sta vivendo la nostra penisola. Ad essere esposti al rischio di contagio sono
migliaia di lavoratrici e lavoratori che stanno vivendo una situazione nella
quale è sistematica la carenza, a volte mancanza, di adeguati dispositivi di
protezione per medici, infermieri e OSS impegnati in terapia intensiva, ma
anche di insufficienze tra chi in generale lavora nella sanità, anche se non
impegnato direttamente nella lotta al virus.
Problemi per quanto riguarda le misure di protezione vengono ravvisati anche
tra i Vigili del Fuoco, ai quali si aggiunge una vertenza ormai storica e che
prende ancora più importanza in questo periodo. Come fatto dall’Unione
Sindacale di Base, vorremmo infatti ricordare il personale discontinuo
richiamato per far fronte all’emergenza. Si tratta di 5000 unità precarie, già
formate e in graduatoria, che attendono da anni la stabilizzazione. Le risorse
stanziate per i richiami si sarebbero potute utilizzare, a nostro avviso, per
le assunzioni già previste e di cui ci sarebbe un gran bisogno per dare una
boccata d’ossigeno al comparto, rendere possibile un servizio di soccorso
efficace ed efficiente e porre fine al cerchio del precariato. Condizioni di
precarietà che tra l’altro vengono riprodotte, di nuovo, nella sanità con le
assunzioni proposte nel DPCM del 9 marzo, il quale prevede contratti di massimo
un anno. Non si può, secondo noi, chiamare in causa migliaia di lavoratrici e
lavoratori, ciascuno con alte competenze e professionalità, al momento del
bisogno e, finita l’emergenza, rimandarle a casa, specialmente in settori che
hanno subìto tagli per anni e che vanno rilanciati strutturalmente a livello
pubblico.
Per questo, in una situazione in continua evoluzione, facciamo nostre le
proposte avanzate da diverse organizzazioni sindacali, affinché vengano presi
ulteriori e definitivi provvedimenti per la tutela di chi lavora sia dal punto
di vista igienico-sanitario sia da quello occupazionale.
Pino Scarpelli, Segretario Regionale
Antonio Campanella, Responsabile Regionale Lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea – Calabria