On. Venittelli (PD): “Se la NON fiducia a Draghi è stato l’elemento “impeditivo” e “ostativo” del campo largo… come mai si è stretto l’accordo con il cartello radicale Bonelli-Fratoianni, con la delegazione parlamentare di Sinistra Italiana che per ben 52 volte ha negato la fiducia a Draghi?”
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta dell’On. Laura Venittelli indirizzata a Enrico Letta e ai vertici nazionali del Partito Democratico, uscito duramente sconfitto dalle ultime elezioni politiche.
L’On. Laura Venittelli, ex deputata del Partito Democratico e membro dell’assemblea nazionale PD, ha scritto una lettera aperta al segretario Enrico Letta per chiedere che, dopo il passo indietro sul partito, lui e i capicorrente si dimettano anche da parlamentari.
“Per rispetto della sua comunità Lei e tanti Big, candidati ai primi posti del plurinominale, nei posti sicuri, senza affrontare il voto popolare (e se preferisce le faccio l’elenco dei dirigenti che LEI ha posto, assieme a se stesso, nei posti migliorie sicuri) dovreste dimettervi anche dal parlamento . Il Pd ne avrebbe soltanto un grande vantaggio” scrive Venittelli.
Che sottolinea “Il Partito democratico va rifondato, rifondato senza i capi corrente e soprattutto senza più parcellizzazione di potere interno, che hanno contribuito a rendere il Pd un partito privo di anima, un partito che non parla alle classi sociali più deboli, un partito senza idee e senza “visione”.
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA APERTA
“Al segretario nazionale del Partito Democratico
Enrico Letta
Avrei voluto e forse dovuto scrivere questa lettera aperta all’indomani della “rottura del campo largo”, prospettiva politica lungimirante su cui tanti di noi, soprattutto sui territori, hanno lavorato negli ultimi tre anni, pensando che l’apertura del campo riformista potesse dare una speranza all’Italia, a quell’Italia ferita dalle disuguaglianze e dal disagio sociale di cui, purtroppo, soltanto in pochi parlano. Eppure quel campo largo che molti di noi auspicavano si è dissolto con la “non fiducia al Presidente Draghi”.
Quello che avrei voluto chiedere è: se la NON fiducia a Draghi è stato l’elemento “impeditivo” e “ostativo” del campo largo… come mai si è stretto l’accordo con il cartello radicale Bonelli-Fratoianni, con la delegazione parlamentare di Sinistra Italiana che per ben 52 volte ha negato la fiducia a Draghi?
La scelta dell’attuale gruppo dirigente, attento solo al proprio posizionamento o “salvataggio” personale, ha portato l’intero centrosinistra a una debacle storica, senza precedenti e della quale certamente non è solo lei responsabile, ma i tanti “capi corrente”, già ministri, che hanno portato questo partito al peggiore risultato della sua storia politica.
Capi corrente- ministri o ex ministri che hanno trattato e continuano a trattare il partito come un’azienda privata nella quale le decisioni sono assunte di forza dal CdA e imposte agli azionisti (militanti, iscritti e attivisti).
Liste di candidati presentate dai territori e completamente stravolte, falcidie di parlamentari che hanno comunque rappresentato un pezzo di storia di questo partito, imposizioni dei privilegiati solo nei primi posti dell’uninominale per garantire ministri, mogli di ministri, cerchi magici appartenenti alle singole correnti.
Affermazioni che certo non nascono da ambizioni personali, poiché dal 2018 in avanti i miei orizzonti si sono rivolti al sociale, non più nutrendo propositi di candidature personali in parlamento.
Il Partito democratico va rifondato, rifondato senza i capi corrente e soprattutto senza più parcellizzazione di potere interno, che hanno contribuito a rendere il Pd un partito privo di anima, un partito che non parla alle classi sociali più deboli, un partito senza idee e senza “visione”.
Un momento così difficile, vissuto da tutti, a causa delle tensioni internazionali, le incertezze economiche e una povertà che avanza, non può essere affrontato in una campagna elettorale senza idee chiare, proposte e progetti credibili, impostandola solo sull’antifascismo. Era solo uno degli aspetti da considerare, e nemmeno quello più importante.
Inoltre, la lettura sul dato dell’astensionismo va fatta con lungimiranza, siamo certi che se ci fosse stata maggiore partecipazione popolare al voto questa ci avrebbe premiato? Per le ragioni esposte in questa lettera, può darsi sarebbe accaduto esattamente il contrario.
Io la ringrazio Segretario per aver scelto di non ricandidarsi al prossimo congresso, è un piccolo segnale di riconoscimento dei suoi errori ma penso che tanto non sia sufficiente, per rispetto della sua comunità Lei e tanti Big, candidati ai primi posti del plurinominale, nei posti sicuri, senza affrontare il voto popolare (e se preferisce le faccio l’elenco dei dirigenti che LEI ha posto, assieme a se stesso, nei posti migliorie sicuri) dovreste dimettervi anche dal parlamento .
Il Pd ne avrebbe soltanto un grande vantaggio”.