«Tutto il mondo ha fatto una narrazione di Riace differente da quella che viene fuori dal Tribunale di Locri: per Monsignor Bregantini è stata una visione profetica e per Wim Wenders il luogo in cui ha visto l’utopia, mentre per la procura di Locri e il giudice è stato un disastro penale». Così Mimmo Lucano nelle ultime battute del suo intervento durante l’iniziativa di ieri a Riace. Poi conclude: «Ma oggi posso dire che la solidarietà non è una parola vuota e che avere la consapevolezza che ci sono persone che sono coinvolte, anche emotivamente, mi dà una grande forza per continuare. Per questo voglio ringraziarvi tutti affettuosamente.»
Nella giornata di venerdì, infatti, centinaia di persone sono confluite a Riace per via della mobilitazione chiamata dopo la sentenza: solidali da tutta la Calabria, ma anche da fuori regione, come rappresentanti di Baobab Experience (organizzazione che sostiene i migranti transitanti a Roma), il fratello di Soumaila Sacko e Aboubakar Soumahoro, sindacalista della Lega dei Braccianti, che ha dichiarato: «Noi siamo tutti qui, da lontano, per essere parte di un cammino politico verso l’utopia». Nel corso dello spettacolo “Riace Social Blues”, che ha ripercorso la storia del laboratorio politico di Lucano, si sono alternati gli interventi di chi, anche da lontano, ha voluto mandare un pensiero di solidarietà: da Vauro a Gad Lerner, da Fiorella Mannoia ad Ada Colau.
La giornata del 1° ottobre è stata un’ondata di calore e solidarietà, che ha fatto chiaramente percepire a Mimmo Lucano che non è solo: questa è diventata una battaglia per la giustizia, una battaglia che non si è mai fermata da quando Riace è stata messa sotto inchiesta e che continuerà in nome di quei valori di uguaglianza sociale e riscatto degli ultimi. In chiusura, infatti, tra gli applausi scroscianti, Mimmo Lucano ha così concluso: «Perché ora lo posso dire: questa lotta non finisce qua».