Echi di De André: 25 anni ricordando uno dei più grandi poeti italiani
Il 11 gennaio 1999, il mondo perse un poeta unico, un cantautore che si fece portavoce delle voci soffocate, un uomo che, come lui stesso disse, aveva impostato la sua vita per morire con “trecentomila rimorsi e nemmeno un rimpianto”. Oggi, a venticinque anni dalla sua partenza, il ricordo di Fabrizio De André continua a risuonare nelle nostre anime, come un eco lontano di quel mare sardo che tanto amava.
Faber, come era affettuosamente chiamato, non si sarebbe mai seduto inerte a contemplare una parete bianca, ma avrebbe cercato la cruda bellezza della vita attraverso la melodia delle sue canzoni. A 83 anni, avrebbe continuato a sfidare il conformismo, a dar voce agli ultimi e a coloro che non possono parlare.
La sua storia inizia come quella di un bambino biondo, affascinato dal mare e dalle nuvole, un bambino che amava sognare. Fernanda Pivano, sua grande amica, lo ricorda con amore: “Poi, sempre bellissimo ma non più bambino, un’estate ha conosciuto in Sardegna prati e boschi in collina, profumi e fiori nell’aria, delfini e rocce nel mare.” Da quei giorni di meraviglia, i sogni di Faber si trasformarono in canzoni, donando a noi la possibilità di volare con lui, di immergerci nelle profondità delle sue emozioni.
Le sue composizioni erano una tessitura di storie umane, riflessioni profonde e contestazioni sociali, dipinte con la maestria di un poeta visionario. “Smisurata preghiera” sembrava quasi il suo testamento spirituale, un inno alla direzione ostinata e contraria, alla disperazione speciale di chi si muove tra il vomito dei respinti portando una goccia di splendore alla morte.
Se Faber fosse ancora tra noi, oggi avrebbe affrontato il mondo con la sua chitarra, cantando la cruda bellezza nascosta nell’inferno quotidiano. Avrebbe portato la sua voce ai nativi del Brasile, ai bambini in mezzo alle macerie di Palestina e Ucraina, e alle storie strazianti dei migranti nel Mediterraneo. Ma, soprattutto, avrebbe raccontato le lotte delle donne, sfidando gli stereotipi di genere e denunciando la violenza, la fame di potere e la discriminazione che affliggono la società moderna.
Nel suo inconfondibile stile, Fabrizio De André avrebbe intessuto nuove trame poetiche, facendo fiorire splendidi messaggi lungo il cammino della fragilità umana. Oggi, a distanza di anni dalla sua scomparsa, possiamo solo immaginare quale meraviglioso mondo avrebbe creato con le sue canzoni, ma il suo lascito ci continua a ispirare ad abbracciare la bellezza e la verità nella nostra esistenza, proprio come lui avrebbe voluto.
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