Il nubifragio che ieri ha colpito Reggio Calabria, ha messo in ginocchio i cittadini reggini. 60 mm di pioggia e grandine in poche ore si sono abbattuti sulla città. Il sindaco, Giuseppe Falcomatà, oggi sui social ammette la sua responsabilità e chiede scusa, anche se tiene a precisare che l’allerta meteo prevista dalla Protezione Civile regionale era gialla.
Il sindaco di Reggio Calabria, Falcomatà: “Ci siamo fatti trovare impreparati”
«In un mondo in cui, soprattutto in politica, la colpa è sempre di qualcun altro, sento il bisogno di chiedere scusa quando sbaglio, come nel caso della pioggia di ieri». È quanto dichiara il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà sulla sua pagina ufficiale.
Evento inatteso, l’allerta meteo era gialla
«Certo, era un evento inatteso, la Protezione Civile regionale aveva diramato un’allerta gialla, mentre poi sono caduti 60 mm d’acqua in poche ore e noi ci siamo fatti trovare impreparati».
«Ma questo – prosegue il sindaco reggino – giustamente ai cittadini non interessa, perché io sono il sindaco e la responsabilità di quello che accade in città è comunque mia. Ai cittadini non deve interessare, per un cittadino come è giusto che sia, una strada non si deve allagare e i tombini non devono saltare».
La situazione adesso si sta normalizzando
«Adesso la situazione si sta normalizzando – riferisce il sindaco Falcomatà – grazie al pronto intervento dei nostri ragazzi di Castore, Avr, Idroreghion, all’instancabile Rocco Albanese e ai Vigili del Fuoco».
Ripensare la città, ripensare il sistema
«Noi però – dichiara ancora il sindaco di Reggio Calabria sulla sua pagina ufficiale – dobbiamo ripensare questa città, ripensare a un sistema di smaltimento delle acque meteoriche tra le due fiumare del Sant’Agata e del Calopinace ormai insufficiente e sottodimnesionato. Occorre rivedere la nostra superficie di suolo orami quasi totalmente impermeabile. Occorre lavorare insieme con senso di responsabilità».
«Finché non lo faremo – conclude il sindaco – saremo comunque responsabili, a prescindere».
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